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  Noceta, dissequestro di un beneficio ecclesiastico
di Giuseppe Alpini

NOCETA

Noceta è una frazione del comune di Castiglion Fiorentino, in provincia di Arezzo. Si trova nella parte occidentale della Val di Chio.

Il paese viene citato in numerosi processi avvenuti nel XIV secolo; a quell'epoca possedeva un'abbazia dedicata a San Bartolomeo, poi divenuta chiesa parrocchiale. Questa probabilmente esisteva già prima dell'anno Mille e dal XIII secolo appartenne al monastero benedettino-olivetano del Campo regio di Gubbio. In realtà fu un'abbazia più formalmente che materialmente, in quanto il rettore spesso non risiedeva qui, inoltre, data la lontananza, la gestione da parte del monastero eugubino diventava troppo difficile. Così, a partire dal XV secolo, si decise di dare in concessione dapprima i territori limitrofi, dopo l'abbazia stessa per un certo numero di anni a parrocchiani del luogo. Nel 1427 la popolazione congiunta di Senaia e della Noceta ammontava a 13 fuochi. La Visita apostolica del 1583 parlò della chiesa come parrocchiale, chiamata Abbazia di San Bartolomeo, appartenente all'Ordine Benedettino di Monte Oliveto, nella cui canonica viveva un sol monaco. Nel 1636 il rettore, don Giovanni Battista Grassi, rivendicò – inutilmente – i diritti che secondo lui la Noceta aveva sul Santuario del Bagno. La visita pastorale del 1692 riferì che la chiesa era retta dai monaci di San Bernardo di Arezzo. Nel 1745 la villa contava 141 abitanti. Nel 1785 giunse la soppressione granducale; chiesa e canonica furono restaurate in previsione di annettere loro una cura d'anime. L'anno dopo infatti San Bartolomeo fu nominata parrocchia: il primo parroco sarà don Gesualdo Spinoli. Nel 1794 il paese contava 175 persone, che divennero 248 nel 1833 e 260 nel 1845 (Wikipedia - 19-12-2017).

Il R. Subeconomato di Arezzo, dipendente dal Regio Economato Generale dei Benefizi Vacanti con sede a Firenze - ha inviato, in data 10 gennaio 1920, al Parroco della Noceta - S. Bartolomeo, Don Filippo Mancini, la lettera di seguito riportata:


"Le comunico che con Decreto del 14 Dicembre 1919 è stato fatto cessare il sequestro, per misura di repressione, imposto per cotesto Beneficio (*) con Decreto del 18 maggio 1919 ordinandosi che le venga restituita l'amministrazione beneficiaria, salvo per quanto riguarda la rendita maturata nel periodo di sequestro, quanto era stato disposto col detto decreto.
Sono disposto ad eseguire le superiori determinazioni non appena a V.S.R. piacerà, del che però si compiaccia preavvisarmi.
Con osservanza Il R° SubeconomoReale A. Biondi
"

Il Reverendo, dopo aver fatto trascorrere un'intera settimana, alquanto piccato rispose alla comunicazione con la seguente missiva:

"Illmo Sig. Subeconomo dei Benefici Vacanti
Arezzo

Sapevo già del dissequestro dal Subsegretario di Stato e dall'Economo Generale.

Si voglio che mi restituite quanto prima l'amministrazione tutta del Beneficio iniquamente toltami, quando non vi siano ragioni che vi si oppongano.

Gradirei che Ella mi facesse avere una copia del Decreto di Dissequestrazione; Le saranno rifatte le spese per questo.

Col dovuto rispetto mi professo della S.V. Illma

Noceta ai 24 gennaio 1920 Devotissimo FMancini.
"

I loro rapporto non erano certo tra i più cordiali.

Per quanto riguarda invece l'aspetto storico - postale la lettera è partita dalla succursale 3 di Arezzo, la cui sede, si suppone, fosse all'epoca nel Palazzo De Giudici, oggi Palazzo della Provincia, era lì che aveva sede anche la Prefettura, mentre con ogni probabilità il Subeconomato di Arezzo era ospitato nel Palazzo Vescovile, con accesso da Via Ricasoli, dove si trova oggi l'Economato Diocesano.
Il bollo frazionario di quella succursale annullò il francobollo da c. 25, rappresentativo del costo di una lettera semplice per l'interno. La lettera è datata 14 gennaio 1920, un giovedì, e stranamente per raggiungere Castiglion Fiorentino ha mpiegato 3 gg., se si esclude il giorno di partenza, è arrivata di sabato, in quel giorno infatti l'ufficio appose il bollo frazionario d'arrivo.


(*) - Un beneficio ecclesiastico è un istituto giuridico risalente ai tempi del feudalesimo, attribuito alle proprietà fondiarie ed immobiliari che si concedevano ai chierici in usufrutto per compenso dei loro uffici e, alla morte dell'usufruttuario, ritornavano alla Chiesa cattolica. Tali benefici potevano essere semplici o sinecura, altri, con il peso della cura delle anime. Inoltre potevano essere secolari se goduti da chierici secolari oppure regolari se amministrati dai monaci.