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ANDORRA

Il principato d'Andorra, un tempo poco popolato, è restato per molti anni isolato dal mondo a causa delle confusioni postali esistenti prima del XX° secolo.

Tutta la corrispondenza della Valle con destinazione Francia e Europa era, da sempre, portata ad Aix-les-Thermes oppure a Puymorens. Quella per la Spagna e le altre località era, invece, recata ad Urgel.

Verso la fine dell’ottocento il ciabattino Tomas Rossell y Moles (detto Tomasset) divenne il procaccia ufficiale della repubblica-principato.

Il secondo lavoro gli permetteva di arrotondare (33 franchi mensili) le sue magre risorse. La corrispondenza, all’epoca, era molto scarsa: soltanto una media di 10 lettere e tre giornali il giorno.

L’amministrazione postale francese gli affidò, nel 1881, un timbro recante la dicitura "Andorre - val d'Andorre". Questo obliteratore aveva lo scopo essenziale di attribuire, a “monsieur Tomasset” il suo status poiché egli non aveva il diritto di segnare manualmente le missive. Il regolamento delle poste era formale: solo l'ufficio di partenza poteva porre un annullo sui plichi diretti al più vicino distretto postale.

Dopo qualche tempo, il calzolaio-postino fu aiutato dal señor Manuel Barò e più tardi, dopo la scomparsa di Rossel (1897), l’impegno passò al figlio Tomàs Rossell y Duran, coadiuvato, a sua volta, da monsieur Bridé con mansioni di natura amministrativa.

LA LEGGENDA


Prima degli eventi citati vi fu, nel 1875, da parte delle autorità della Spagna del Nord, il tentativo di emettere 12 francobolli con valori vari (da 10 centimos a 10 pesetas) illustrati con stemmi andorriani.

Dentellati 14, con gomma bianca, furono stampati da una tipografia privata su carta filigranata con le lettere R.A. (Republica Andorra). Essi erano stati ufficialmente richiesti dalle autorità Carliste ma, dopo la loro disfatta e una disputa con la Francia, i progettati francobolli furono ripudiati e il lavoro del tipografo non venne mai pagato. L’artigiano, per rientrare almeno in parte delle spese, mise in commercio tutto quanto aveva stampato.

Fogli non ancora perforati, privi di colla e tutti gli scarti di lavorazione compresi i mal centrati, che si trovano normalmente, finirono sul mercato filatelico alla fine dell‘ottocento. Qualche foglio del 75 centimos, stampato erroneamente in lilla (il normale è violetto), finì in vendita, unitamente a quello da cinque pesetas che si trova pure in bruno (normale castagno chiaro). Abbiamo,quindi, una serie di 12 valori composta, paradossalmente, da 14 francobolli, oppure siamo di fronte a due varietà?

Il rarissimo, e preciso, catalogo Galvez non segnala l’esistenza dei cinque pesetas bruni!

Mi domando: se non sono emessi, possiamo definirli varietà? Volendo si possono considerare come precursori oppure dei non emessi. Anche se molto discussi essi sono quotati dai cataloghi spagnoli.

LA VERITA'... forse...

Pare che, dopo la scomparsa del regno delle due Sicilie, un certo Plácido Ramón de Torres uno stampatore catalano, residente a Napoli, si sia trasferito in Spagna, ove sino al 1877 fu titolare d’un “negocio” di filatelia
.
Più tardi si recò in Germania, unitamente all’amico Miguel Rodriguez, per commerciare dei falsi francobolli di Spagna. Si dice che ebbe a subire, per questa sua illecita attività, ben tre arresti in diverse località tedesche e che a Brema, nel 1886, riuscì a fuggire portandosi appresso 4000 valori postali contraffatti: i bolli che abbiamo presentato sarebbero, per alcuni autori, opera sua.

Alcuni cronisti scrissero che il raggiro riuscì facilmente in quanto il de Torres si era procurata, tempo prima, una notevole quantità di fogli filigranati con le lettere R.A. Queste risme di carta dovevano servire - secondo un suo progetto - per riprodurre i rari francobolli argentini detti “Rivadavia”.

I FATTI

Andorra ha emesso ufficialmente i suoi francobolli solamente nel 1928 per l’invio verso la Spagna e nel 1931 per quello diretto verso la Francia, ed è il solo paese dell'Europa, unitamente alla Groenlandia, ove la corrispondenza ordinaria (per l’interno), è distribuita gratuitamente.