Posta e telecomunicazioni:

esperienze e ricerche a confronto

L’Archivio di stato di Prato ha ospitato, oggi, il VI Colloquio di storia postale organizzato dall’Istituto di studi storici postali. La sintesi della giornata e delle relazioni

 

Prato (28 febbraio 2009) – “Sei incontri che hanno messo in scena le varie anime della storia postale, aprendosi il più possibile al pubblico con ricerche originali, che poi verranno anche pubblicate dal nostro notiziario”. Il direttore dell’Istituto di studi storici postali, Andrea Giuntini, ha sintetizzato così l’esito del Colloquio di storia postale svoltosi oggi, sulla traccia “Figure attori protagonisti della scena postale nazionale”.

“L’Istituto –ha aggiunto- fa da locomotore per incanalare le forze della storia postale, opera un po’ da traino e razionalizza i molti filoni che la storia postale esprime”.

“Ed ora cominciamo a lavorare per il prossimo appuntamento di questo genere”, che si svolgerà alla fine del febbraio 2010 con un tema differente: “Fonti per la storia postale. Archivi, musei, cultura materiale e collezionismo per studiare le vicende postali”.

L’incontro si è tenuto presso l’Archivio di stato di Prato; gli interventi sono stati introdotti dal vicedirettore dell’Issp, Bruno Crevato-Selvaggi.

 

Il ricordo di Nello Bagni

In apertura dei lavori, Andrea Giuntini ha ricordato Nello Bagni, il consigliere scomparso l’8 ottobre 2008. Accantonando, però, il suo denso curriculum scientifico. “In questa sede –ha detto- lo voglio rammentare con grande simpatia, sul filo dell’amicizia, del rapporto personale. Era sempre appassionato, entusiasta, modesto; le cose che ha fatto resteranno”.

Giampiero Bagni –presente anche la madre, Donatella Serafini Bagni- ha aggiunto, parlando del genitore: “Non abbiamo mai colto fino in fondo le implicazioni della sua passione primaria, quella per la storia postale”. Che superava pure gli interessi professionali, concentrati sulla botanica. “Stiamo lavorando al suo materiale”, parte del quale verrà proposto al Museo del Risorgimento di Bologna in autunno. “Il suo sogno era inserire la storia postale tra le discipline di insegnamento”. Gli archivisti sanno leggere il documento ma non i segni sui plichi: “è quindi necessaria la loro formazione”.

 

Gli interventi del Colloquio in sintesi

“Memorie di un postelegrafonico”

Enrico Veschi, con “Memorie di un postelegrafonico”, ha ricordato le figure dei direttori generali succedutisi al ministero. Carica che lui stesso ha ricoperto, a coronamento di 42 anni di servizio. Raccontare dei dirigenti vuol dire raccontare le scelte che hanno compiuto. Così, Romolo Caterini ha inserito come dipendenti quanti lavoravano nelle ricevitorie, garantendo loro maggiore sicurezza. Al tempo stesso, ha impostato la meccanizzazione postale (la storica mostra europea è del 1956), perché tutte le procedure erano svolte ancora a mano.

Il successore, Aurelio Ponsiglione, è stato il primo a provenire dal ministero, non dalla politica o dal mondo esterno. “Io sono un pacchista”, diceva. Ebbe l’idea delle cassette sui tram e della busta preaffrancata, che però non fece strada. Tra i risultati, la rete aeropostale notturna, il codice di avviamento, i contratti di meccanizzazione con l’Elsag, il via ai lavori per la nuova sede all’Eur. Nel frattempo, le ore di lavoro settimanali scesero da 48 a 42, e nel 1967 le distribuzioni giornaliere dimezzarono da due a una.

“Era –ha aggiunto Enrico Veschi- la mentalità dello Stato imprenditore: i servizi pacchi e di svuotatura delle cassette erano ancora in appalto a costi contenuti, ma vennero assorbiti”.

“Ottavio Codogno e la sua opera”

Della vita di Ottavio Codogno –ha spiegato Adriano Cattani- “non si sa nulla, ma ha scritto un libretto molto importante che raccoglie la sua opera”.

Tascabile, registra nove edizioni tra il 1608 e il 1676.

Offre notizie fondamentali su come fare un viaggio, puntando a tre aspetti: l’organizzazione postale, il servizio (le stazioni, il trasporto, le strade, le distanze europee espresse in “poste”) e come fare per spedire le missive in tempi brevi risparmiando.

“Il pedone rurale sul Vesuvio”

Marco Occhipinti ha promesso che cercherà di dare un nome e un volto al pedone rurale che operava sul Vesuvio.

Il primo insediamento turistico sul vulcano venne aperto nel 1880; dal 1903 i visitatori arrivavano in ferrovia, ma tre anni dopo le eruzioni distrussero tutto. Gli impianti rifatti nel 1909 durarono trent’anni, prima che la montagna demolisse, ancora una volta, le strutture.

Dal 1880 funzionava un ufficio postale di terza classe, ed il servizio rimase attivo almeno fino al 1899, per riprendere nel 1906. Si riscontra però un timbro strano, privo di millesimo e apposto anche su documenti nuovi. Le conclusioni sono che potrebbe essere quello, non di origine postale, utilizzato appunto dal pedone per caratterizzare e vendere le cartoline.

“Vittorio Camillo Massimo tra fedeltà pontificia e Unità nazionale”

Come il padre –ha raccontato Armando Serra- anche Vittorio Camillo Massimo è stato sovrintendente alle Poste pontificie. Una carica che ha mantenuto per trent’anni tra il 1840 ed il 1870, assistendo all’ingresso dei bersaglieri da porta Pia e, soprattutto, alle conseguenze politiche ed amministrative.

“Gli autori di francobolli”

Franco Filanci ha partecipato all’incontro come autore di francobolli. Le cartevalori –ha detto- non sono servite soltanto per affrancare le missive ma, secondo le circostanze, anche per indicare chi comanda, fare propaganda politica o pubblicità, raccogliere fondi, permettere lo scambio di favori fra politici, promuovere le stesse poste (ma non in Italia)… Nonostante Federico Zeri abbia considerato le produzioni repubblicane non interessanti, per l’esperto sarebbe l’ora di puntarvi la lente.

Chi crea il francobollo, comunque, “non può comunicare tutto”, e deve fare i conti con le interferenze politiche, i soggetti difficili, le commissioni “composte da vecchi funzionari che non si intendono di comunicazione e dove l’autore non è presente”. Manca, insomma, il confronto; non si ricorre a creativi o a specialisti nella comunicazione, preferendo grafici ed illustratori, magari bravi nel loro settore, ma che non necessariamente hanno idee.

“Prima di fare un francobollo, mi pongo due domande: cosa si aspettano da me e cosa posso fare per sorprenderli”.

“I primi responsabili del servizio telegrafico”

Ernesto D’Amico –ha spiegato Simone Fari- era un manager dei telegrafi in Sicilia. Poi, è passato all’amministrazione italiana, dove ha lavorato per due decenni. Ha promosso lo sviluppo del personale e tecnologico, assicurando incentivi economici a chi trattava più telegrammi. Tra i meriti vi è l’avere puntato ad omogeneizzare strumenti e reti.

Si è occupato pure di tariffe: l’Italia, ad esempio, è stato il primo Paese a introdurre il costo per parola. Ha previsto gli uffici di terza classe, che potevano essere gestiti da privati o enti locali. Suo è pure l’impiego della donna nel settore, come le ricerche –riservate, per evitare problemi- sulle malattie professionali.

“Luigi Franzoso in Ossola tra ’43-‘45”

Riccardo Ajolfi ha intervistato Luigi Franzoso, oscuro messaggere postale. Nonostante all’epoca dell’incontro contasse 96 anni, aveva ancora ricordi nitidi per lasciare la propria testimonianza.

Nella Seconda guerra mondiale lavorava su due linee postali, quelle per Milano e per Novara. Al contrario di quanto sostengono gli esperti, durante la Repubblica dell’Ossola il servizio funzionava. Il funzionario aveva due lasciapassare per superare i controlli, e nonostante le difficoltà e i pericoli, non fuggì nemmeno nei momenti più drammatici.

Il messaggio che il messaggere Franzoso ha lasciato valorizza le funzioni statali, poiché “la posta era al di sopra delle parti”.

“Imprenditori «schumpeteriani» nella telegrafia sottomarina italiana”

Imprenditori “schumpeteriani” in quanto –ha voluto precisare nel suo intervento Andrea Giuntini- “hanno saputo innovare”, associando la conoscenza teorica all’imprenditoria.

Il momento, gli anni Sessanta del XIX secolo, per la telegrafia è magico; nel 1866 viene posato con successo il cavo tra Usa e Regno Unito; lo strumento è considerato l’ottava meraviglia del mondo. In Italia si gioca una partita importante, perché si trova in una posizione strategica, sulla strada tra Londra e le Indie. Nel 1869 l’apertura del canale di Suez modifica profondamente i rapporti.

“Il pilota dell’ornitottero

Fabio Vaccarezza ha richiamato Zoroastro da Peretola, l’assistente di Leonardo da Vinci incaricato di provare sul campo le invenzioni del maestro. Per l’ornitottero, un mezzo in grado, almeno in teoria, di librarsi nell’aria, nel 1482 pare si ruppe una gamba.

Il mezzo viene riscoperto da cinque ingegneri britannici, che il 2 ottobre 1971 organizzano un lancio. Il pilota è Bert Hansell; per pochi secondi riesce a volare, poi cade nel fiume. Tra gli sponsor dell’iniziativa c’è pure un commerciante di francobolli che progetta un inconsueto trasporto di lettere, protette, ma non troppo, da un contenitore ermetico.

All the telephone’s men. Politici, imprenditori, tecnici nella storia della telefonia italiana

La telefonia delle origini e i rapporti tra politici, tecnici ed imprese è il tema scelto da Gabriele Balbi. Fin dagli inizi (attorno al 1870), il dibattito in Italia divide quanti sostengono la necessità di un intervento pubblico e quanti preferiscono lasciare il campo ai privati. Le norme variano in funzione del partito preponderante in quel momento.

Tra i punti sottolineati, la presenza di operatori stranieri, il costante intreccio tra politica ed aziende, il ruolo dei tecnici anche come imprenditori. Le reti erano soprattutto urbane, quindi non occorrevano grandi capitali.

“Umberto Klinger, primo presidente dell’Ala littoria”

La Sam –sostiene Flavio Riccitelli- era una società di trasporti aerei che operava in Albania. Viene assorbita dall’Italia per bloccare le mire tedesche. Presieduta all’inizio da Francesco De Pinedo, ai vertici vi transitano Alberto Garelli e poi Umberto Klinger. È soprattutto quest’ultimo che la sviluppa estendendo le tratte al basso Mediterraneo, poi all’Italia del nord.

Gradualmente vengono acquisiti altri operatori con l’obiettivo di creare una flotta nazionale. Il nome definitivo è Ala littoria, ma il vecchio simbolo, la rondine stilizzata, rimane. La nuova società nel 1937 gestisce 42 linee, soprattutto nel Mediterraneo e in Africa Orientale.

“Donne in posta”

Donne postine, e soprattutto ausiliarie telegrafiste, ricordate pure dalla scrittrice Matilde Serao. Mario Coglitore, avendo lavorato sui fascicoli personali, è in grado di offrire dei dati. Sono soprattutto signorine, che alternano i sacrifici quotidiani all’impegno lavorativo. Il loro inserimento nei servizi pubblici, alla fine dell’Ottocento, è una scelta vincente, anche perché, a parità di lavoro, vengono pagate di meno. Svolgono gli incarichi bassi e bassissimi.

Le eccezioni sono soprattutto fra le imprenditrici che, fino al 1953, si aggiudicano gli appalti esterni. La dipendente tipo assicura “molta capacità, è diligente, precisa, puntuale, accomodante, a volte persino sottomessa. È la sintesi di una cultura”.

Le cose cambieranno alla fine degli anni Sessanta del XX secolo.

servizio stampa e comunicazione: Fabio Bonacina, telefono 335.66.72.973, mail fabio.bonacina@libero.it

 

 


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