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Le bollatrici del dopoguerra
(terza parte)

di Alcide SORTINO
(Sintesi di articoli n° 126, 134, 150, 165, 167, 193 de L’Annullo)

Le Klüssendorf
La ricerca di bollatrici di alta potenzialità portò a sperimentare una macchina del tipo con impronta continua, prodotta dalla ditta tedesca Heinrich Klüssendorf. Fu in uso all’ufficio della Fiera di Milano durante la manifestazione del 1954 e poi passata all’ufficio ferrovia dove, dopo l’arrivo dalla Germania delle nuove corone, riprese a timbrare nel 1956.



All’inizio degli anni sessanta se ne aggiunsero altre due, una ancora a Milano e l’altra a Roma ferrovia. Mentre quella di Roma finì presto accantonata, quelle di Milano, ben accette dal personale, arrivarono alla soglia degli anni ottanta, benché le impronte risultassero col passare degli anni di cattiva qualità per la mancanza di pezzi di ricambio. Venivano usate soprattutto per obliterare gli scarti delle SEL (descritte più avanti) perché, grazie all’impronta continua, “catturavano” più facilmente le affrancature non disposte sulla destra. Una delle “milanesi” montò anche i blocchetti a linee rette, anziché ondulate. La corona di tipo normalizzato (con il corno postale) non venne mai utilizzata, probabilmente mai fornita, perché occorreva richiederla alla casa costruttrice.
Per questo tipo di bollatrice furono anche approntate alcune targhette pubblicitarie.

 

Le SEL
Lo sviluppo del traffico postale richiedeva per le grandi città procedimenti di bollatura più avanzati, sulla falsariga di quanto si stava attuando negli altri paesi, con l’adozione di macchinari che l’industria nazionale (che poi in questo campo si limitava alla OMT di Taranto) non offriva. Pertanto nel 1962-63 entrarono in servizio dei complessi bollatrice-raddrizzatrice prodotti dalla tedesca Standard Elektrik Lorenz (SEL), analoghi a quelli da anni in uso nella Germania Ovest. Si trattava di un mastodonte alto quasi tre metri e lungo quindici, dotato di una tramoggia in cui venivano vuotati direttamente i sacchi postali. Un sistema di cellule fotoelettriche, raddrizzava gli oggetti verso il lato della bollatura e scartava quelli fuori misura o con spessore e quanto lavorabile veniva avviato mediante un vorticoso sistema di nastri trasportatori ai due blocchi bollanti (la macchina aveva una doppia bollatrice). Dopo il primo impianto, installato a Napoli ferrovia nel 1962, seguirono l’anno dopo gli altri otto, negli analoghi uffici di Torino, Milano, Genova, Bologna, Firenze, Roma (a Milano e Roma 2 impianti). Data la loro complessità, erano gestiti direttamente da personale F.A.C.E. Standard (la consociata italiana della SEL, che allora aveva un grande stabilimento nella periferia nord di Milano). La potenzialità era di 40.000 Lc/h e venivano fatte funzionare solo qualche ora al giorno, anche per non causare ingorghi a valle di esse, data la mancanza a quel tempo di impianti di smistamento meccanici. A Milano e Roma, una delle macchine, lavorava anche la posta di città, previo cambio delle corone, ove “ferr.” era sostituito da “A.D.” La SEL aveva inizialmente una corona di disegno tedesco, ad un cerchio e una stella a 6 punte, mentre il blocchetto aveva 6 linee ondulate.

 

Con gli anni settanta le SEL furono fornite anche ai ”ferrovia” di Trento, Verona ed Ancona, in preparazione dei futuri CMP e le relative corone erano misteriosamente a doppio cerchio.
Nel 1976 per alcune SEL furono ordinate nuove corone per sostituire quelle usurate: vi fu introdotto il logo PT usato per breve tempo in quel periodo, ma inspiegabilmente quelle di Milano ferrovia furono realizzate secondo la nuova grafica tedesca, con la differenza del logo al posto del numero di avviamento.


La prima targhetta pubblicitaria fu usata nel 1971 a Firenze, ma non ne seguirono molte, sia perché essendo la corona in genere a sinistra, l’impronta risultava poco leggibile, cadendo sull’affrancatura, sia perché l’inchiostrazione di queste macchina era sempre un po’ pallida.


A questo punto bisogna parlare di “tipo SEL”, perché la bollatrice vera e propria, per passaggi societari o licenze di fabbricazione, venne di volta in volta fornita sotto svariate etichette, come F.A.C.E. Standard, Alcatel, Elsag, AEG, ecc. Con il 1979 fu fornita ai CMP (chiamati allora Centri di meccanizzazione primaria), man mano che venivano allestiti. La novità fu nella corona, con il gabbiano stilizzato e il logo PT di turno. Dapprima il tutto era in negativo, causando deturpanti macchie d’inchiostro, poi si passò al positivo.

 


Nella seconda metà degli anni ottanta le “tipo SEL” furono distribuite ai principali CPO (probabilmente inserite in impianti di minor potenzialità rispetto ai CMP), ma hanno avuto vita breve, dato il successivo progressivo concentramento della lavorazione della corrispondenza nei CMP.



continua >>>

 

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