Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
Ars longa , vita brevis

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Cosa vuol dirci con questa massima Ippocrate (460-370) nel suo libro degli aforismi ?

Il padre della medicina condensa il concetto che l'arte della medicina è lunga ma che la vita è breve. Ed è così che secoli addietro veniva chiamata la stessa medicina, “l'Arte Lunga”, come si ritrova anche in una antica iscrizione posta al di sopra di un quadrante solare rinvenuto nella trecentesca abbazia di Saint Benoit nella regione della Loira, dove tra l'altro si conservano le spoglie di San Benedetto, salvate quando Montecassino fu depredata dai Longobardi.

Quindi già più di 2500 anni fa la medicina non era considerata una Scienza, come spesso oggi erroneamente si crede, ma un'Arte, l'arte della cura; piuttosto una pratica basata su altre scienze, una tecnica intesa come mestiere, il mestiere del medico.

E a partire dal Rinascimento, contemporaneamente agli studi condotti da Andrea Vesalio (1514-1564), la nostra Arte si evolve arricchita da varie scienze di base.

Prima fra tutte la Fisica non fosse altro che per la stretta attinenza di alcuni termini :

fisico che designa il corpo umano
physikoi come venivano chiamati i medici nell'antica Grecia
physician come viene designato il medico nei paesi anglosassoni

GalileoE se dall'antica Grecia sino a Galileo Galilei (1564-1642) la pratica medica è intrisa di concetti matematici più che fisici, con William Harvey (1578-1657) la cinematica porta a spiegare il moto del cuore e del sangue, come descritto in questo precedente articolo.

Per Cartesio (1596-1650) il corpo umano era una macchina costituita da materia in movimento mentre per il filosofo britannico Thomas Hobbes la vita non era altro che movimento di membra.

BagliviE le analogie continuano se Giorgio Baglivi (1668-1707), professore alla Sapienza, descrive il cuore come una “molla”, le mascelle “tenaglie”, le vene e le arterie “tubi idraulici”, i polmoni “mantici” e i muscoli “corde”.

Poi la cinematica fa posto alla dinamica, allorquando si fanno le prime esperienze di misurazione della pressione arteriosa e nasce l'emodinamica; il torinese Angelo Mosso (1846-1910) si appassiona ai metodi di registrazione grafica dei fenomeni vitali e tra le altre apparecchiature costruisce il primo sfigmomanometro, perfezionato in seguito dal suo allievo Scipione Riva-Rocci (1863-1937).

Mosso

Dieci anni dopo l'olandese Willem Einthoven (1860-1927), combinando un galvanometro a corda, una sorgente luminosa, un microscopio, un segnatempo, una macchina fotografica e alcuni cavi conduttori, riuscì a rilevare eventuali segnali irregolari del cuore ( aritmie ). Come potete vedere in figura era nato il primo elettrocardiografo.

Einthoven

Ma il periodo fu indubbiamente proficuo se agli inizi del 1896 fu data comunicazione da parte di Wilhelm Conrad Rontgen (1845-1923), professore di fisica sperimentale, della scoperta di una nuova specie di raggi, che per distinguerli chiamerà X.

Wilhelm Conrad Rontgen

Era nata la radiologia, che si evolverà senza soluzione di continuità in neuroradiologia, radiologia vascolare e medicina nucleare, senza dimenticare un importante strumento, ancor oggi in prima fila in una diagnosi real time, come l'ecografo.

E siamo ormai ai giorni nostri quando acronimi come T.A.C. ( tomografia assiale computerizzata ), R.M. ( risonanza magnetica ), P.E.T. ( tomografia a emissione positronica ) sono ormai noti ai più; permettendo queste metodiche diagnosi in tempi brevissimi, hanno portato i medici a parlare di un “tagliando” per il paziente, come fosse la nostra auto.

 

Parafrasando la nota serie televisiva di fantascienza “Star Trek” possiamo concludere dicendo che :

“ Ingegneria genetica : ultima frontiera “