Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
Gli artropodi: utili invertebrati

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A molti di voi questi insetti, che devono il nome al fatto di possedere “piedi articolati”, un po’ ribrezzo fanno e non possiamo certo darvi torto. Ma del regno animale sono il gruppo più ricco di specie e possono vivere sulla terra ferma ma quelli che la natura ha dotato di branchie anche in acqua. Alcuni con rudimentali ali possono anche alzarsi da terra. Contrariamente a quanto siamo abituati il loro scheletro è esterno e rigido; ciò comporta che il suo accrescimento avviene per mutazione.

Ma pensereste mai ad un loro ampio utilizzo nella pratica medica sin dai tempi antichi, come ritroviamo descritto nel famoso papiro di Ebers ?
Nell’antichità si pensava che malattia e mortalità fossero generate da spiriti maligni e quindi si ricorreva per le cure all’applicazione di amuleti, di foggia e materiali tra i più vari.
Tra i più efficaci era ritenuto lo scarabeo, sacro nella civiltà egizia; la rapida moltiplicazione degli esemplari fece ritenere divina e spontanea la sua generazione.
Veniva in lingua egiziana chiamato “kheper” da cui “Kephri” il dio che lo personifica, la cui anima era legata a quella di Ra, il dio del sole, e di conseguenza si riteneva potesse guarire dalle malattie e ridare la vita. Riproduzioni sono state ritrovate su gemme, monete, sarcofagi, obelischi e altre opere d’arte, accompagnate spesso da frasi propiziatorie.
Plinio il Vecchio (23-79) scrive che la vista di chi osservava a lungo uno scarabeo si rafforzava, mentre Thomas Mouffet (1550-1599), naturalista inglese molto attivo nello studio degli insetti e del loro utilizzo in campo medico, asseriva che uno scarabeo di smeraldo poteva ben servire alla cura delle emicranie.
Per curare la malaria veniva invece spesso utilizzato un ragno rinchiuso all’interno di una noce, inserita in una collana e appesa poi al collo.
Che dire poi se per suturare profonde ferite venivano utilizzate le mandibole di questi “nostri amici”. Abucasis (936-1013), chirurgo arabo nato a Cordova, raccomandava mandibole di formica “gigante” per fermare le emorragie, rimedio caldeggiato anche dal nostro Gabriele Fallopio (1523-1562) e utilizzato sino ai primi anni del secolo scorso.
Alcune specie, fornite di opportune ghiandole interne, attraverso due aperture situate ai lati della bocca, estrudono un liquido che a contatto dell’aria solidifica. Nel caso della larva della Bombix mori, il prodotto è particolarmente pregiato e da secoli ha dato vita alla fabbricazione dei tessuti in seta. Ma la seta è anche da secoli largamente utilizzata come materiale di sutura; ne parla già intorno al XII secolo il medico Gilbertus Anglicus (1170-1230) che ne fece uso per ricucire vasi sanguigni e creare sofisticati bendaggi.
Tutti i fluidi che entrano nel nostro organismo per via parenterale devono presentare assenza di sostanze pirogene, che causerebbero l’innalzamento della temperatura. Utilizzati come cavie per i test fino a poco tempo “i poveri conigli”, ultimamente si è passati all’uso dell’emolinfa di “ignari” granchi, in pratica del loro sangue, che in presenza di sostanze pirogene coagula. Una volta catturato, l’animale viene portato in laboratorio, il liquido viene estratto e il granchio viene rimesso in libertà, per essere poi in seguito sfruttato nuovamente.
La malattia di Chagas, dal nome del medico, Carlos Chagas (1879-1934), che ne isolò l’agente eziologico, veniva diagnosticata, con gran difficoltà, attraverso il ritrovamento dell’organismo nel sangue del paziente. Causando invece volontariamente la puntura da parte di un insetto trasmettitore, nel caso in cui il paziente ne è affetto, l’agente eziologico viene facilmente ritrovato nell’insetto stesso dopo un opportuno periodo di incubazione.
Nei casi di epilessia fu invece osservato, già da Ippocrate ma poi confermato successivamente, che i sintomi scomparivano dopo che il paziente aveva subito un attacco di malaria. Per la cura si pensò quindi di causare volontariamente la puntura da parte della “portatrice”, la zanzara del genere Anopheles.
Julius von Wagner-Juaregg (1857-19409, premio Nobel nel 1927, dimostrò ulteriormente che attacchi di malaria potevano aiutare nella cura di diverse malattie psichiche.
In chiusura facciamo un accenno breve ad altri rimedi che vedono protagonisti questi animali: ragnatele utilizzate al fine di fermare le emorragie : dopo l’estrazione di un dente si riempiva la cavità con questo materiale conservato sott’olio, lo scarafaggio della specie Blaps Mortisaga, veniva raccomandato per neutralizzare le punture di scorpione come rimedio al reumatismo formiche sottospirito le corna dello scarabeo Lucanus Cervus contro le convulsioni e il morso del grillo contro le verruche.
Accenniamo in ultimo brevemente, avendone già parlato in un precedente articolo, alle “dolci” api, le cui azioni sono conosciute fin dall’antichità come dimostrano i graffiti ritrovati nelle grotte di Arana presso Valencia e risalenti a circa 8000 anni fa. Il disegno di un uomo appeso a delle liane mentre cerca di prelevare il miele da alcuni alveari posti su rocce scoscese, ne è la prova tangibile.