Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
Il contagio

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La nozione di contagio infettivo ed epidemico appartiene tanto alla storia dell'umanità quanto alla sua realtà attuale. Già nella Bibbia troviamo il concetto di contagio e di come molti mali possano passare da persona a persona e le epidemie da nazione a nazione.
Iniziarono a farsi avanti le prime teorie per spiegare il fenomeno e una parola le riassumeva : "miasma", termine che in greco antico indicava “un'esalazione tossica conseguente a fenomeni di putrefazione”. Il primo ad avere un approccio scientifico al fenomeno fu Girolamo Fracastoro (1478-1553) che nella sua opera "De Contagione" ipotizzò la presenza di germi che si trasmettono per contatto fisico.

La presenza del contagio portò le autorità sanitarie a prendere precise misure precauzionali. Durante il verificarsi di grandi epidemie molti sospetti caddero sulla corrispondenza postale e a partire dal XVI secolo la disinfezione delle lettere provenienti da particolari aree a rischio contagio o già contagiate da una epidemia, diventò prassi comune.

I metodi di disinfezione postale erano sia fisici che chimici.
Ricordiamo l'utilizzo del calore associato all'uso di profumi quali zolfo, incenso, canfora, assenzio, etc. Si pensava infatti che la roba infetta o sospetta perdesse qualunque spirito velenoso al loro contatto. Per rendere più efficace la pratica si iniziò a praticare tagli sulle stesse lettere arrivando anche ad aprirle completamente, la qualcosa generò problemi di “privacy”, forse infondati data la scarsa alfabetizzazione degli operatori sanitari dell'epoca.
Nello studio postale di questi oggetti la posizione, lunghezza e numero dei tagli può rendere esplicito il luogo in cui la disinfezione stessa era stata effettuata, anche in assenza di opportuno bollo della località.



Questo unitamente alla foggia dei timbri che venivano impressi per attestare l'avvenuta disinfezione e che recitavano “ NETTA DI FUORI E DI DENTRO “ nel caso di missive aperte e poi suggellate con ceralacca o “ NETTA DI FUORI E SPORCA DI DENTRO “ nel caso di missive operate solo esteriormente.
Nel 1377 le navi che approdavano nel porto di Ragusa, l'attuale Dubrovnik, provenienti da zone di contagio, insieme con l'equipaggio venivano mantenute in rada per trenta giorni. Successivamente il periodo da trascorrere in isolamento fu portato a quaranta giorni facendo nascere il termine di "quarantena". Anche per questa ragione ritroviamo spesso gli uffici sanitari ubicati all'entrata dei porti.
Nel 1790 il luogo di quarantena per le navi che arrivavano a NewYork era presso l'isola di Bedloe, diventata in seguito un luogo simbolo grazie al posizionamento della Statua della Libertà. Successivamente, nel periodo delle grandi immigrazioni, luogo di quarantena divenne Staten Island e da lì le persone contagiate venivano poi trasferite in due locali ospedali. Questa la pratica, ma la teoria ?

Nell'antichità Aristotele (384-322 BC) formulò la teoria che gli organismi potessero nascere spontaneamente da materia inorganica e questi concetti rimasero validi sino al XVII secolo. Nel 1651 William Harvey (1578-1657) asserrì che il principio della vita era nell'uovo. In seguito da molti fu creduto che questi organismi si potessero sviluppare spontaneamente dagli alimenti cucinati; poi nel 1768 Lazzaro Spallanzani (1729-1799) dimostrò che conservandoli in contenitori ermetici si preveniva la comparsa dei germi; ci volle tempo perchè questa teoria fosse universalmente riconosciuta.
Theodor Schwann (1810-1882), osservando del lievito in liquido alcoolico concluse che ciò fosse la causa della fermentazione, mentre per Jons Jakob Berzelius (1779-1848) e Justus von Liebig la fermentazione è un semplice processo chimico.

Pierre Fidele Bretonneau (1778-1862), studiando difteria e febbre tifoidea stabilì che ogni malattia era causata da uno specifico germe. Agostino Bassi (1773-1856), nonostante fosse proprietario terriero e laureato in legge, frequentando da autodidatta le lezioni di medicina presso l'Università di Pavia, anticipò con le sue idee i futuri studi di Pasteur e Koch. Dimostrò come l'epidemia sia causata dall'esposizione della popolazione ad un agente nocivo comune ma mancò l'idea di coltivare il germe in un mezzo di cultura.

Poi entra in scena Louis Pasteur (1822-1895) che riprendendo gli studi dei suoi predecessori e applicando metodi quantitativi mostrò che i lieviti erano gli agenti attivi della fermentazione.
Nel 1877 Pasteur iniziò i suoi studi sulle malattie infettive e scoprendo metodi di attenuazione dell'azione virulenta dei microorganismi, li usò per sviluppare i primi vaccini. Successivamente si dedicò alla cura di pazienti contagiati dalla rabbia e la scoperta del vaccino correlato portò alla nascita dell'Istituto Pasteur che fu inaugurato il 14 novembre 1888. Dobbiamo anche alla diffusione in tutto il mondo di tale struttura la scoperta dei principali vaccini contro le più comuni e mortali malattie e la quasi scomparsa delle terribili epidemie del passato.