Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
Genio e follia

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Non esiste genio senza una vena di follia !


diceva Seneca (4 a.C-69 d.C.) mentre Aristotele (384-322) attribuiva l'eccellenza in campo artistico ad un eccesso di bile nera che rendeva lo stesso artista di umore malinconico.

 

 

 

Per l'estroverso Salvator Dalì (1904-1989) invece l’unica differenza tra lui e un matto era che lui non era matto.


Uno studio del Karolinska Institutet di Stoccolma, centro di eccellenza per la formazione medica e che ogni anno designa il relativo premio Nobel, ci dimostra uno stretto legame tra creatività e malattia mentale. Il cervello dell’artista, in assenza di un filtro con la realtà riconosce come importante qualsiasi stimolo, permettendo connessioni originali e sorprendenti.

Sembra quindi scontato che la malattia mentale sia un prezzo da pagare in cambio di una grande originalità di pensiero. Visitiamo insieme questo piccolo museo virtuale incentrato sulle opere di artisti che nel corso della propria esistenza hanno avuto problemi di salute mentale.
Nei dipinti dell’olandese Hieronymus Bosch (1450-1516) riscontriamo una alterazione anatomica di molti personaggi. I critici hanno interpretato tutto ciò con la volontà dell’autore di ironizzare sulle debolezze dell’umanità, ma certamente questa visione alterata della realtà deriva da un suo profondo e allucinatorio stato psichico.

La depressione di cui soffriva, Michelangelo ( 1475-1564) la rappresentò nelle sue opere. Basta guardare alcuni volti delle innumerevoli figure che popolano la sua Cappella Sistina; una per tutte il profeta Geremia, considerato un suo autoritratto.

Francisco Goya (1746-1828) a causa di una intossicazione da piombo, elemento presente nei pigmenti dei colori, soffrì di encefalopatia. La malattia gli procurò sordità, alterazione della personalità e profonda depressione.

Edgard Allan Poe (1809-1849) sosteneva che la follia era il grado più elevato dell’intelletto. Visse una esistenza contrassegnata da forti squilibri e disagi mentali, dovuti ad alcool, delusioni d’amore ed infine la morte della moglie.

... mostri generati dal sonno della ragione ... " popolano le opere di Baudelaire (1821-1867) il “poeta maledetto”, principale attore del contesto bohemienne parigino, morì a soli 46 anni, consumato dall’alcool e dalle droghe. Affetto da gravi disturbi mentali, tentò più volte il suicidio.

Vincent Van Gogh (1853-1890) è il pittore "malato" per eccellenza; soggetto a crisi caratterizzate da allucinazioni e attacchi epilettici, faceva largo uso di assenzio, bevanda alcolica altamente tossica. Durante una di queste situazioni estreme si recise un orecchio, riproducendo poi in un quadro la sua menomazione. Nella sua ultima opera "Campo di grano con corvi" rappresenta il luogo che vedrà di lì a poco il suo suicidio.

Nota è l'anormale percezione delle facce che hanno i pazienti schizofrenici. Ritroviamo ciò nelle tele di James Ensor (1860-1949), artista belga. Facce deformate, volti ansiosi, espressioni ossessive si rincorrono nelle sue pennellate.

Chi non conosce il dipinto “L’urlo” del norvegese Edvard Munch (1863-1944). Affetto da sindrome schizoide, tutta la sua opera ci trasmette un messaggio di morte, precarietà della vita, angoscia e disagio esistenziale. Osserviamo l’uso di colori cupi e drammatici; le sue pennellate vogliono far intendere un lento disfacimento del soggetto raffigurato.

La scultrice francese Camille Claudel (1864-1943) fu lasciata dalla famiglia per 30 anni in manicomio fino alla sua morte. In realtà si sarebbe potuto curare il suo esaurimento nervoso, dovuto al burrascoso rapporto d'amore con il suo maestro Auguste Rodin (1840-1917).




La grande scrittrice inglese Virginia Woolf (1882-1941) morì suicida il 28 marzo 1941. In lei riscontriamo forti sbalzi d’umore, crisi depressive e profondi esaurimenti nervosi, dovuti forse ad un disturbo bipolare.


Dalle opere del pittore russo Chaim Soutine (1893-1943) traspare tutta la sua instabilità mentale che lo portò a distruggere anche molte delle sue opere. Una profonda angoscia pervade i suoi dipinti, che raffigurano spesso soggetti drammatici e cupi, come le sue famose carcasse di animali squartati.

Il suicidio in un hotel di Parigi del suo compagno George Dyer, fu la causa scatenante per il pittore Francis Bacon (1909-1992) di uno stato psicologico sempre più precario. L’artista, che aveva condotto con Dyer una relazione contrassegnata da masochismo e crudeltà, si sentì in seguito.colpevole di questa morte.

Con la sua “action paintingJackson Pollock (1912-1956) riuscì a diventare uno degli artisti americani più noti. Ma la sua breve vita è segnata da eventi drammatici; si sottopone a sedute psicanalitiche e scopre le dimensioni dell'inconscio e della irrazionalità.



Insofferente verso l'establishment newyorchese che non riconosceva il suo talento, morì suicida Mark Rothko (1903-1970), dopo una lunga lotta contro la depressione.

 

 

In diverse opere liriche la follia è al centro della scena ricoprendo un ruolo importante: Lucia di Lammermoor, Nabucco, Semiramide; Mentre in letteratura resta memorabile la figura di Don Chisciotte della Mancia, geniale schizofrenico dell'opera del Cervantes.