Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
Andar per funghi

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Ora non è stagione come ci insegnano, ma in primavera teniamoci pronti con i nostri cestini per trascorrere nuovamente belle giornate nei boschi e gustare poi in tavola questo cibo tra i più prelibati.


Grande attenzione dovremo avere nel saper separare le specie commestibili da quelle fatalmente tossiche, ma l’esperienza, unita ai consigli dei nostri padri e nonni, ci permetterà di non incorrere in spiacevoli “incidenti gastronomici”.


Ma l’ignoranza in materia può essere facilmente colmata attraverso la lettura di testi scientifici che nei secoli, anche illustri scienziati, ci hanno lasciato a testimonianza di quanto il fungo sia stato sempre presente sulle nostre tavole.

Nella sua “Historia naturalis”, una specie di Enciclopedia delle Scienze, Plinio il vecchio (23-79 DC) tratta di zoologia, botanica, mineralogia, medicina, etc. Ai funghi sono dedicati alcuni capitoli nel libro XXII in cui l’autore descrive la natura, lo sviluppo e le caratteristiche morfologiche dei Boleti, specie nota ai Romani col nome di “amanita caesarea”, dei Suilli e delle Poliporacee. Separatamente tratta i tartufi nel libro XIX. Non mancano nell’opera nozioni di tossicologia con alcuni ingenui consigli per evitare gli avvelenamenti.

La sua città natale fu Como che lo ricorda nel primo annullo. Poi a Roma sotto Vespasiano e Tito svolse una brillante carriera amministrativo-militare. La sua curiosità per i fenomeni scientifici lo portò a Pompei nei giorni dell’eruzione del 79; respirare i vapori di zolfo gli fu fatale causandogli la morte come ricorda il secondo annullo.

 

Fu per lunghi anni professore di medicina all’Università di Bologna e poi Archiatra Pontificio a Roma, la sua fama dovuta agli studi in Anatomia.
Marcello Malpighi (1628-1694) entrò nel regno dei funghi in maniera approfondita ed ampia, toccando anche aspetti di estrema difficoltà come la fitopatologia. Nel suo trattato “Anatome Plantarum” troviamo descrizioni piuttosto esatte di alcune muffe che si sviluppano sui cibi avariati, uno studio sui diversi materiali usati per culture di microfunghi e una approfondita descrizione del micelio, l'apparato vegetativo dei funghi.




Un altro italiano, forse uno dei più grandi botanici, può essere considerato il vero fondatore della Micologia: il fiorentino Pier Antonio Micheli (1679-1737). Manifestò sin da ragazzo un particolare interesse per lo studio delle piante tanto che a soli 27 anni fu nominato botanico presso la corte di Cosimo III de Medici.

Intorno al 1710 iniziò ad occuparsi seriamente dei funghi e, convinto che non esiste alcuna pianta priva di fiori e di semi, capì che nella polvere sporale era il segreto della riproduzione dei funghi. La sua esistenza fu alquanto strapazzata e piena di privazioni; visse povero dedicando ogni sua sostanza alla scienza, ogni suo avere in libri ed attrezature scientifiche..

Solo grazie all’aiuto economico di amici ed ammiratori potè dare alle stampe la sua opera “Nova plantarum genera” dedicata per metà alla descrizione di più di mille specie di funghi.


Sulla scia del Micheli continuò gli studi sulla polvera sporale Lazzaro Spallanzani (1729-1799), ma secondo una prassi da lui introdotta l’indagine fu sperimentale.

Nato a Scandiano, provincia di reggio Emilia, Fu lui infatti il primo ad introdurre in campo biologico il metodo di indagine sperimentale.
Sconosciuto ai più, questo semplice prete di campagna, che visse immerso nella natura del Trentino, è invece considerato dagli addetti ai lavori l’esponente più alto che la scienza micologica abbia potuto esprimere.

Parliamo di Giacomo Bresadola (1847-1929) che conciliò i suoi doveri ecclesiastici con le ardue sfide che la scienza gli poneva dinanzi. Autodidatta, si servì nelle sue innate doti artistiche nel disegno, per illustrare splendidamente la sua opera in ben 25 volumi “Iconographia mycologica”. Metodo scientifico ed accurata analisi microscopica gli consentì una risistemazione della classificazione in campo micologico, eliminando specie inconsistenti ma creandone più di mille nuove.

La lettura non ci ha fatto certamente diventare degli esperti, ma forse ora sappiamo che la nostra penisola oltre ad essere così ricca di funghi, saporiti e gustosi, è anche ricca di scienziati che hanno dedicato un po' dei loro studi a questa specie edule.

Sergio De Benedictis
http://www.esculapiofilatelico.it/
15-02-2021