Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
L'isola dei lebbrosi

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L'isola di Molokai fa parte dell'arcipelago delle Hawai, 50° stato americano e meta turistica tra le più ambite. Colonizzata nel quinto secolo dai polinesiani, riscoperta dal capitano Cook durante le sue esplorazioni nell'800, vide l'opera del missionario fiammingo Damiano de Veuster e del suo lebbrosario.

La lebbra è una malattia infettiva e cronica causata da un batterio che colpisce la pelle. Nota sin dall’antichità ne troviamo già traccia in trattati di medicina indiana 600 anni prima di Cristo; dall’estremo oriente arrivò a diffondersi nel bacino del Mediterraneo a causa degli intensi scambi commerciali, tanto che Ippocrate la chiamava “malattia dei Fenici” ma sicuramente il suo ingresso in Europa lo fece con le truppe di Alessandro Magno.

Nella Bibbia troviamo il termine “tsara’ath” ad indicare una lenta malattia degenerativa della pelle. Nella traduzione dall’ebraico al greco il termine viene tradotto in “lepra” che letteralmente significa “squama” e da qui il termine conosciuto di “lebbra” per indicare una malattia della pelle con presenza di squame.

La lebbra, dagli antichi e dalla Chiesa poi, fu vista come una punizione divina; nell’anno 1179, durante il III Concilio Lateranense, fu stabilito che i lebbrosi dovevano essere separati dal resto della società. Sottoposti ad un macabro cerimoniale, venivano posti in una bara mentre un prete versava della terra sulla loro testa.
In tal modo venivano legalmente considerati morti e i loro beni passavano agli eredi. In questo periodo nascono i primi lebbrosari fuori delle mura cittadine, che per secoli saranno luoghi in cui poveri derelitti saranno lasciati a loro stessi, in sporadici casi assistiti e a volte bruciati vivi.

E sono queste le condizioni in cui il nostro missionario trova il lebbrosario di Kalawao nell’isola di Molokai. Ma andiamo con ordine.

Joseph de Veuster nacque il 3 gennaio del 1840 a Tremeloo in Belgio; ricevette in famiglia una profonda educazione cristiana che lo portò al sacerdozio, prendendo il nome religioso di Damien. Partì, sostituendosi al fratello malato, come missionario nelle Hawai, un territorio che stava affrontando in quel periodo difficoltà dal punto di vista sanitario.
Commercianti stranieri e marinai avevano introdotto nell'arcipelago numerose nuove malattie che la popolazione locale non era in grado di affrontare. Migliaia di persone morivano a causa di mali come l'influenza e la sifilide, ma anche a causa di una grave epidemia di lebbra.

Padre Damiano assunse il suo ruolo di prete e medico dei lebbrosi in un contesto dove i malati venivano abbandonati senza cure in una specie di ospedale, dove i medici erano lebbrosi a loro volta e i morti erano lasciati insepolti. Cercò quindi prima di tutto di ridare dignità ai malati costruendo per loro alloggi confortevoli e degna sepoltura ai morti costruendo bare.
Svolse bene il ruolo di dottore curando ulcere e sotto la sua direzione la comunità si dotò di leggi per regolare la vita comune. Dopo una visita al lebbrosario della principessa Liluokalani, reggente della casa reale hawaiana, venne insignito del cavalierato di Kala’kaua, massima onorificenza del regno. Di contro fu sempre accusato dai colleghi di aver infranto le regole di segregazione e di aver aggirato le leggi per raggiungere i suoi obiettivi.

Quando scopre di aver contratto la lebbra, continua a lavorare attivamente per portare a fine i suoi progetti fino alla morte e rinuncia alla possibilità di curarsi per non abbandonare la sua colonia e il suo lavoro.
Padre Damiano morì di lebbra nel 1889, all'età di 48 anni e fu sepolto in modo semplice tra altre centinaia di tombe. Nel 1936 le sue spoglie, su richiesta del governo belga, furono trasferite nella Chiesa del Sacro Cuore di Louvain. Iniziarono subito dopo le pratiche per la sua beatificazione, fortemente voluta da Madre Teresa di Calcutta e proclamata nel 2009 da papa Benedetto XVI.
Terminiamo con un messaggio di speranza delle Poste Indiane, apposto su intero postale :

La lebbra si può curare