Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
La Signora con la lampada

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In Waterloo Place a Londra sorge il Crimean War Memorial a ricordo di coloro che contribuirono alla vittoria finale nel conflitto che vide le forze alleate di Francia, Gran Bretagna, Impero Ottomano e Regno di Sardegna opposte a quello che allora era l’Impero Russo.

Eretto nel 1861, fu rimaneggiato e spostato come ricorda una targa, nel 1915 per far posto ad un nuovo gruppo statuario. Tra questi eroi vi è anche una figura femminile, una infermiera la cui statua e alcuni bassorilievi la raffigurano in alcuni momenti della sua vita.

Alla nostra vista appare austera e fiera ma il suo sguardo si posa dolce su di noi; con la mano sinistra regge un lembo della sua gonna mentre nella destra ha una lampada ad olio e ci sembra quasi che la fiamma stia tremolando al vento che spazza la piazza.

Non considerando i monumenti eretti a figure femminili appartenenti alla famiglia reale inglese, questo è il primo monumento pubblico dedicato ad una donna nella città di Londra.

E’ Florence Nightingale, da sempre considerata la capostipite della professione infermieristica.

L’assistenza verso i malati era sempre stata una occupazione in cui le donne si erano distinte, ma con la nostra Florence diventa una professione dignitosa e qualificata al pari di quella di un medico; a suo merito anche quello di aver stabilito per prima dei validi criteri di selezione e addestramento del corpo infermieristico.

Il suo impegno nacque dall’osservazione della situazione in cui versava l’assistenza ai malati negli allora ospedali inglesi; è un periodo caratterizzato da una estrema pudicizia nei rapporti sociali e pertanto alla congregazione delle “Sister of Mercy”, che pur avevano tra i loro compiti quello di servire negli ospedali, era precluso nella pratica ogni intervento e tutto era lasciato in mano a donne di bassa estrazione, dai modi volgari e spesso alcolizzate.

Pertanto la situazione si presentava squallida; nessuno, neanche tra i medici, si preoccupava di mantenere un livello di pulizia adeguato e le stesse “assistenti” avevano un comportamento nei modi e nel vestire quanto più lontano si possa pensare da uno standard di qualità.

Pensate quindi come si sia sentita, una volta proiettata in quei luoghi, una giovine nata e cresciuta in un ambiente ben educato come quello in cui era vissuta sino allora la nostra eroina.

Florence Nightingale è sempre stata descritta come una donna delicata, dedita al sacrificio, che aveva abbandonato una vita di piacere preferendo quella dedita all’aiuto di chi soffre; certo era tutto questo ma non sempre è stato riportato che aveva anche un carattere forte e determinato e dotata di caustico sarcasmo.

Ebbe come unico interesse per tutta la vita quello di rendere la donna indipendente, in un periodo che iniziava a permettere anche al “sesso debole” di raggiungere più alti gradi di istruzione ma che lo lasciava dopo comunque relegato in un ambito familiare, senza alcuna possibilità di esprimersi.

Alle sue rimostranze rispetto ad una condizione di vita “noiosa”, i genitori le proposero di dedicarsi a visitare i malati nelle loro case e portar loro conforto; di contro la sua proposta fu quella di entrare in ospedale e imparare la professione di infermiera. Inorridito, conoscendo le condizioni descritte pocanzi, il padre le propose un viaggio nel continente insieme con la madre e la sorella.

Forse sperava così di dissuadere la sua Florence da quanto progettato, ma lei di contro, dopo qualche giorno passato in una amena stazione termale, molla i familiari e si reca a Parigi dove il gruppo delle Vincenziane teneva brevi corsi di addestramento.

Da lì passa a Kaiserswerth, una cittadina nelle vicinanze di Diisseldorf, dove un pastore luterano, con l’obiettivo di trovare una occupazione ad ex detenute, ha organizzato una scuola infermieristica e messo su un piccolo ospedale. L’esperienza sarà illuminante e rientrata a Londra, la Nightingale organizzerà, tra mille difficoltà e scarse adesioni, corsi per aspiranti infermiere.

Un giorno le capita di leggere sulle pagine del Times il resoconto dal fronte sulla Guerra di Crimea:

…… ci ritroviamo impreparati ad affrontare l’emergenza. I soldati possono solo aiutarsi reciprocamente; i feriti danno soccorso ad altri feriti, i morti ad altri morti.

Parole dure che non lasciano indifferente l’opinione pubblica che a gran voce invoca l’intervento di infermiere volontarie. Moltissime donne rispondono all’appello ma tutte carenti di addestramento ed è qui che entra sulla scena la giovane Florence che riesce a radunare 38 infermiere, di cui 10 suore, 38 infermiere per l’intera armata dell’Impero Britannico!

La situazione che trovano al loro arrivo presso l’ospedale turco di Scutari è tragica : più che di un ospedale trattasi di una baracca, costruita per ospitare mille uomini, ma arrivata a contenere più di quattromila feriti, lasciati in condizioni disumane, sporchi e laceri; chi non muore per le ferite riportate muore per mano di una epidemia di colera scoppiata nel frattempo. Non c’erano mobili ad eccezione di lettighe montate su cavalletti; le finestre erano tenute chiuse e lungo il pavimento era stato scavato un canale per servire da fogna.
Non c’erano medicine; di asciugamani, lavandini e posate neanche l’ombra e niente che potesse essere assimilato ad una lavanderia.

Di contro nel cortile numerose casse piene di vettovaglie rimanevano chiuse in mancanza di ordini formali che permettessero il loro utilizzo. Ma la Nightingale non è certo il tipo che aspetta ordini; apre le casse e distribuisce viveri e vestiario; ripulisce l’ospedale e costruisce una lavanderia; in seguito fa costruisce addirittura nuove baracche per ospitare tutti in maniera dignitosa.

Donna fragile e timida diventa per i soldati feriti un angelo della carità; di notte, con la sua lampada, girava tra le corsie e al suo passaggio sospiri di gratitudine dagli infermi, che baciavano la sua ombra.

Ma certamente come figura di angelo non era vista dalle autorità militari del posto, anzi ai loro occhi appariva come un demonio furioso; ma lei, saltando le gerarchie militari, parlava direttamente con le autorità a Londra; chiedeva aiuti che otteneva subito e questo rafforzava il suo potere.

Nel 1856 il conflitto ebbe termine e Florence Nightingale fece rientro a Londra non prima di aver chiuso l’ultima baracca. In patria inevitabilmente trovò tutte le porte aperte e il massimo aiuto da parte delle autorità ma soprattutto da parte di tutte quelle donne, madri e mogli, che vedevano in lei colei che aveva salvato le vite dei loro congiunti.

Una nuova era nell’assistere il malato era incominciata e scuole professionali si iniziarono ad aprire presso ogni ospedale.

Ma il fragile fisico di Florence era stato duramente provato durante il periodo bellico; in un certo qual modo aveva donato anche la sua salute alla causa. Rimase infatti per il resto dei suoi anni gravemente paralizzata e l’iconografia la ritrae spesso seduta attorniata dalle sue allieve, come possiamo ammirare anche in uno dei bassorilievi del suo monumento.