Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
PerchÉ il medico non ascolta piÙ il malato ?

torna all'indice

Oggigiorno, grazie anche ai progressi tecnologici che la strumentazione ha raggiunto, il medico piuttosto che ascoltare il malato, preferisce dare ascolto alle macchine. E’ facile che il paziente, prima di ottenere un responso, venga sottoposto a una serie di esami, a volte invasivi e del tutto inutili, con conseguenti perdite di tempo e di danaro. Il titolo, forse un po’ provocatorio, vuole però solo introdurre il tema della “auscultazione”, tecnica utilizzata per la diagnosi di diverse patologie tra cui quelle respiratorie. Nonostante la riconosciuta attendibilità delle radiografie toraciche e degli esami ematici che hanno svilito le tecniche diagnostiche fisiche di base, l’ascolto e la percussione del torace rappresentano ancora procedure di grande valore diagnostico per il clinico esperto.

Andando alle origini ascoltiamo ciò che ci dice Ippocrate (Coo, 460 a.C. ca – Larissa, 377 a.C.): “ … mentre ascoltavo i polmoni di un paziente con il mio orecchio contro il suo torace, all’improvviso egli tossì, producendo uno strano tonfo. Registrai anche un altro suono , come uno strofinio di cuoio su cuoio, udibile superficialmente lungo la parete toracica, come pure rumori simili a quelli provocati dall’aceto in ebollizione.

Saltiamo a piè pari nel XVIII secolo e ascoltiamo invece ciò che ci dice Joseph Leopold Auenbrugger ( Graz, 19 novembre 1722 – Vienna, 18 maggio 1809 ), medico austriaco, allievo di Gerhard van Swieten presso l’Università di Vienna, e considerato il padre della semeiotica :
… scoprii che colpendo il torace con la punta delle dita, tenute affiancate, tese e flesse in avanti, mentre il paziente trattiene il respiro, un suono come di un tamburo ricoperto da un panno è indice di torace sano, mentre un suono attutito o di tono più alto del solito, è indice di una condizione morbosa. “ Lo aiutò sicuramente l’aver visto il padre oste percuotere le botti al fine di determinare il livello del vino all’interno e il suo orecchio musicale che allenò in gioventù nello studio del violino.

La sua tecnica al tempo fu tenuta in scarsa considerazione e solo nel 1808 fu riproposta da Jean-Nicolas Corvisart des Marets (Dricourt, 15 febbraio 1755 – Parigi, 18 settembre 1821), del quale abbiamo già parlato in un precedente articolo. Il medico francese riconobbe i meriti del collega dichiarando : “ Vorrei far tornare in vita Auenbrugger , e la sua meravigliosa invenzione che di diritto appartiene a lui.

Allievo di Corvisart fu René-Théophile-Marie-Hyacinthe Laennec (Quimper, 17 febbraio 1781 – Kerlouarnec, 13 agosto 1826) a cui va il merito di aver costruito il primo stetoscopio, strumento che, nella sua concezione moderna, potete facilmente vedere al collo o nelle tasche del camice di qualsiasi medico in corsia. Come spesso avviene per tutte le grandi scoperte, anche questa è corredata da un aneddoto, che ci facciamo raccontare dallo stesso Laennec :
Mentre passeggiavo nel Bois de Boulogne, la mia attenzione fu catturata da due bambini che giocavano con un tronco d’albero; uno premeva l’orecchio contro una estremità del tronco, e sorrideva quando udiva l’amico che sfregava contro l’altra estremità lontana oltre sei metri. Intui che il legno trasmetteva chiaramente il suono all’orecchio del bambino. Immediatamente arrotolai un mazzo di fogli che avevo in mano formando una specie di cilindro, applicai un estremo sulla regione del cuore e l’altro al mio orecchio, e trovai che potevo percepire l’attività cardiaca in modo molto più chiaro e distinto di quanto non fossi mai riuscito a fare con la semplice applicazione diretta dell’orecchio.

La sua tecnica e il suo strumento, abbinati alle tecniche “percussive” di Auenbrugger, portarono tangibili progressi nella diagnosi delle malattie polmonari. La descrizione inizialmente empirica dei suoni prodotti, che inizialmente causava gran confusione tra i medici, ebbe in seguito una accurata classificazione sino ai moderni campionamenti attraverso registrazioni elettroniche.
Concludiamo con le parole del premio Nobel Dickinson Richards che, auspicando per il medico il mantenimento dell’uso dei cinque sensi, ebbe a dire :
Si potrebbe giustamente considerare lo stetoscopio come il simbolo di un’altra classe di clinici capaci, che sta rapidamente scomparendo dalla nostra scena medica. Esso rappresenta l’impiego dei nostri cinque sensi, l’uso della semplice percezione od osservazione.