Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
La mamma del nucleare

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Il termine nucleare in tutti noi è legato indissolubilmente alla grande tragedia di Hiroshima e Nagasaki e quindi suona stonata l’associazione con il termine mamma che non può che evocare dolcezza e amore.

Ma sicuramente tutti gli scienziati che con i lori studi e le loro ricerche hanno contribuito allo sviluppo dell’energia nucleare erano ben lontani dall’immaginare una applicazione bellica della loro scoperta e questo vale ancor più per Marie Curie che dimostrò nel corso di tutta la sua vita di ricercatrice una grande professionalità e amore per il prossimo, tanto da sacrificare la propria vita per il bene della scienza.

Icona della scena scientifica di quel “secolo nuovo” che fu il ‘900, Maria Skłodowska nacque il 7 novembre 1867 nella Polonia zarista, sesta ed ultima figlia di una coppia di insegnanti.
Dimostra fin da piccola una spiccata intelligenza ma nulla faceva presagire che quel viso morbido contornato da una bionda capigliatura sarebbe stata la più celebre della famiglia, che annovera, caso unico e solo, ben cinque nobel al suo interno, di cui due suoi.

Nel 1891 si trasferisce nella Parigi della Bella Epoque, ma nonostante il clima entusiastico e fiducioso verso il futuro, alimentato da nuove scoperte ed invenzioni, la Francia è un paese agitato da correnti nazionaliste, razziste e antifemministe.

Immaginatevi quindi la nostra povera Maria nella sua condizione di donna, straniera, con un cognome che ricordava una probabile origine ebraica e con l’obiettivo di farsi largo in un mondo accademico dominato dal sesso maschile.

Ma con tenacia e perseveranza, a piccoli passi e consapevole del suo valore e della sua forza, raggiunge poco alla volta tutti gli obiettivi che si era proposta. Ripercorriamoli velocemente.
Nel 1891 fu ammessa alla Sorbona dove in seguito si laureò in Fisica (1893) e Matematica (1894).

Il 26 luglio 1895 sposa Pierre Curie, allora professore di Fisica nella stessa Università, e successivamente suo compagno di vita e di laboratorio.
Mette al mondo due figlie: nel 1897 Irene, futuro Nobel, e nel 1904 Eve.
La scoperta nel 1898 dei nuovi elementi: il polonio, così chiamato a ricordo della sua amata patria, e il radio, le cui radiazioni si coloravano attraversando il vetro delle provette; inconsci i due coniugi della loro pericolosità.

Questi studi formeranno la base della sua tesi di dottorato sulla riadoattività che conseguì nel 1902
.
Arriva il primo riconoscimento nel 1903: insieme col marito e con Antoine Henri Becquerel riceve il Nobel in Fisica motivato “dai servizi straordinari resi nella ricerca sui fenomeni radioattivi”.

Nell’aprile del 1906 Pierre perde la vita travolto da un carro mentre attraversava la strada per recarsi a lezione. La sua cattedra, prima volta in assoluto alla Sorbona, viene assegnata ad una donna; potete immaginare a chi!
Le fu assegnato in chimica il secondo Nobel, nel 1911 “in riconoscimento dei suoi servizi all'avanzamento della chimica tramite la scoperta del radio e del polonio, dall'isolamento del radio e dallo studio della natura e dei componenti di questo notevole elemento”.

Unica donna a ricevere due volte l’ambito riconoscimento e in due campi differenti, come riuscì al solo Pauling, anche se a questi il secondo fu per la Pace.
Il suo prestigio, se pur ancora ce ne fosse bisogno, crebbe enormemente e le consentì di fondare prima a Parigi e poi anche a Varsavia l’Institut du Radium, successivamente ribattezzati Istituto Curie.

Una foto d’epoca la ritrae mentre discuta alla pari con due giganti della Fisica quali Max Planck e Hendrik Antoon Lorentz; in piedi, defilato, un giovane Einstein. Non era certo una questione di cortesia.

Senza rendersi conto che furono le sue ricerche a porre fine ai suoi giorni, si spense nel sanatorio di Passy in Alta Savoia nel 1934 a causa di una forma di anemia aplastica.
Come altri scienziati preferì non brevettare la sue scoperte per lasciarle in eredità all’intera umanità.
La vogliamo ricordare con queste sue parole: “La vita non è facile per nessuno, e allora? Bisogna perseverare e avere fiducia in se stessi. Dobbiamo credere di essere portati per qualcosa e che questo qualcosa vada raggiunto ad ogni costo