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il musicalista
il personaggio del mese: NOVEMBRE 2007
VINCENZO BELLINI

IL PERSONAGGIO

Salvatore Carmelo Francesco Vincenzo Bellini nacque al primo piano del Palazzo Gravina-Cruyllas di Catania il 3 novembre 1801, da Rosario e Agata Ferlito e sin da piccolo dimostrò spiccata predisposizione per la musica, trasmessagli dal vecchio don Vincenzo Tobia, suo nonno paterno (originario dell'Abruzzo), che a Catania, nella seconda metà del Settecento, fu maestro di cappella del principe di Biscari e poi dal padre, pure lui apprezzato insegnante di musica, maestro di cappella, organista e compositore: musicista, ma sempre in bolletta.

Studiò musica, prima nella sua città natale poi, nel 1819, grazie ad una borsa di studio offerta dal comune, si trasferì a Napoli per perfezionarsi al locale Conservatorio. Qui tra i suoi maestri ebbe Nicola Antonio Zingarelli, che lo indirizzò verso lo studio dei classici e il gusto per la melodia piana ed espressiva, senza artifici e abbellimenti, secondo i dettami della scuola musicale napoletana. In questo periodo Bellini compose musica sacra, alcune sinfonie d'opera e arie per voce e orchestra, tra cui la celebre Dolente immagine.

Nel 1825 presentò al teatrino del Conservatorio la sua prima opera, Adelson e Salvini, come lavoro finale del corso di composizione. L'anno dopo colse il primo grande successo con Bianca e Fernando, andata in scena al Teatro San Carlo di Napoli col titolo ritoccato in Bianca e Gernando per non mancare di rispetto al principe Ferdinando di Borbone.

L'anno seguente l'impresario Domenico Barbaja gli commissionò un'opera da rappresentare al Teatro alla Scala di Milano. Partendo da Napoli il giovane compositore si lasciò alle spalle l'infelice passione per Maddalena Fumaroli, la ragazza che non aveva potuto sposare per l'opposizione del padre di lei, contrario al matrimonio con un musicista.

Sia Il pirata (1827) che La straniera (1829) ottennero alla Scala un clamoroso successo, mentre la Zaira, rappresentata nel 1829 a Parma, ebbe minor fortuna.
Delle opere successive, le più riuscite sono La sonnambula e Norma, entrambe andate in scena nel 1831, scritte per il pubblico di Milano, mentre le due opere composte per La Fenice di Venezia (I Capuleti e i Montecchi -1830, per i quali adattò parte della musica scritta per Zaira, e Beatrice di Tenda -1833) non ebbero altrettanta fortuna.

Un altro successo fu I Puritani (Parigi, 1835) che segnò la svolta decisiva nella carriera di Bellini. Nella capitale francese Bellini entrò in contatto con alcuni dei più grandi compositori d'Europa, tra cui Chopin, e il suo linguaggio musicale si arricchì di colori e soluzioni nuove, pur conservando intatta l'ispirazione melodica di sempre. Oltre ai Puritani, scritti in italiano per il Théâtre-Italien, Bellini compose numerose romanze, alcune delle quali in francese, dimostrandosi pronto a comporre opere per il Teatro dell'Opera di Parigi.

Nel 1835 Heinrich Heine, il bizzarro poeta tedesco, nel salotto parigino di Cristina Trivulzio principessa di Belgioioso, predisse a Vincenzo Bellini che sarebbe morto giovane, non immaginando certo che quella frase, detta forse soltanto per far dispetto a quel musicista che arrivava dall'estremo sud e che gli era in quel momento piuttosto antipatico perché si muoveva con garbo, con civetteria ed era sempre elegante fino all'affettazione, di lì a qualche anno gli avrebbe procurato la patente di menagramo.

Vincenzo Bellini morì nella villa di Samuele Lewis a Puteaux, sobborgo di Parigi, il 23 settembre 1835, a seguito un'infezione intestinale probabilmente contratta all'inizio del 1830. Venne sepolto nel cimitero Père Lachaise dove, per oltre 40 anni, rimase vicino a Chopin e a Cherubini. Nel 1876 la salma fu traslata nel Duomo di Catania.

LA MELODIA

La stampa e il pubblico milanesi riconoscevano in Bellini l'unico operista italiano in grado di contrapporre a Gioachino Rossini uno stile personale, basato su una maggiore aderenza della musica al dramma e sul primato del canto espressivo rispetto a quello fiorito.

Questa predilezione fu sancita dal clamoroso successo che, nel 1831, ottenne a Milano la Norma, dalla quale abbiamo selezionato la proposta di ascolto di questo mese.

Si tratta della celebre cavatina Casta diva, la preghiera che la sacerdotessa gallica Norma eleva alla luna nel primo atto dell'opera.

IL FRANCOBOLLO



Emesso dall'Italia
il 28 gennaio 1952

Dentellato 14
Yvert 620