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il musicalista
il personaggio del mese: NOVEMBRE 2009
GIANBATTISTA LULLI

IL PERSONAGGIO

Giovanni Battista, figlio del mugnaio Lorenzo di Maldo Lulli e di Caterina del Sera, nacque a Firenze il 28 novembre 1632 e fu battezzato nel battistero di piazza del Duomo.

Ecco come Lulli arrivò alla corte di Francia: Anne Marie Louise d’Orleans, duchessa de Montpensier, detta Grande Mademoiselle, aveva pregato il chevalier Roger de Lorraine, duca di Guise, che si recava in Italia, di portarle, come souvenir, un petit italien "se n’avesse incontrato qualcuno grazioso" al fine di poter conversare in italiano, che lei stava allora studiando.

Senza dubbio il giovane era piaciuto al duca per la gaiezza e la vivacità, giacché in bellezza certamente non brillava. Infatti, quando la nobile signora lo vide non trovò posto migliore per lui che relegarlo nelle cucine tra i garçon. Certamente il chevalier ignorava il talento che possedeva quel ragazzo.

Gianbattista, infatti, aveva ricevuto lezioni di musica da un monaco francescano e sapeva suonare la chitarra, strumento per il quale conservò sempre una speciale predisposizione, e ricordava con riconoscenza il religioso che gli fu insegnante di quello strumento.

Non aveva più di dodici anni quando arrivò in Francia ma si narra che, appena giunto nelle cucine, fu visto raccattare le casseruole d’ogni forma e grandezza, disporle in scale musicali e poi, servendosi di un mestolo, eseguire bizzarre armonie, da carillon, con la strana e improvvisata orchestra.

Riuscì a procurarsi un violino di seconda mano, strumento allora molto in uso, impiegato per accompagnare le danze. Il conte di Nogent, nel far visita a mademoiselle, passò per caso accanto alle cucine e decise di informare la regale principessa che aveva notato un giovane con molto talento. Di conseguenza la nobile signora lo accolse nei suoi appartamenti, da dove lo aveva in un primo tempo fatto allontanare.

Durante i sei anni in cui Lulli rimase in quella casa fece dei progressi straordinari.
Studiò clavicembalo e composizione con Métru, Gigault e Roberday, organisti allora molto celebri a Parigi. Apprese quindi i segreti del mestiere e si mise a comporre le sue “arie”, ben presto apprezzate dai nobili cortigiani.

Una particolare circostanza, poco onorevole in verità per lui, aumentò la sua reputazione di compositore. L’aver messo in musica una satira contro la sua protettrice gli procurò il bando dalla casa in cui aveva vissuto. Cercò allora di procurarsi un'occupazione come garzone presso l’orchestra di corte, anche se gia autore d’alcune sinfonie bene accettate da tutti quelli che le avevano ascoltate.

Luigi XIV un giorno lo volle sentire ed egli suonò in sua presenza. Il sire, compiaciuto, decise per nuova banda di sedici musicanti che fu formata, messa sotto la sua guida e denominata dei petits violons.

Essi non tardarono a superare i grands violons ed è proprio grazie al loro direttore che si deve il perfezionamento della musica strumentale in Francia, tanto sotto il rapporto della composizione, quanto in quello dell'esecuzione. Tutti i violinisti che si fecero notare in quell’epoca ed anche nella successiva uscirono dall'orchestra di Lulli.

Cercava di trovare dei protettori facendosi sentire nelle riunioni dei personaggi della corte e componendo per loro dei brevi brani che egli stesso cantava. Successo? Assicurato… era piaciuto a sua maestà…

Nominato sovrintendente delle musiche, smise di suonare per dedicarsi alla composizione. Scrisse numerosi “pezzi” che si cantavano soprattutto al momento in cui Luigi XIV si addormentava. La benevolenza del Re Sole lo rese popolare per tutta una serie d’eventi nei quali egli riuscì a districarsi con estrema abilità.

Le opere, eseguite a corte dai cantanti che il cardinale Mazarino fece venire da Venezia, erano poco apprezzate, sicuramente perché molti non comprendevano la lingua. Altri pensavano che sarebbe stato impossibile applicare alla poesia francese una melodia simile a quella italiana.

Lulli stesso, per anni, ebbe a ripetere che la lingua francese non poteva prestarsi alle esigenze dell'opera italiana ma Pierre Perrin l'aveva smentito scrivendo le parole di una pastorale che egli aveva chiamato première comedie française en musique a cui fece seguito l'opera intitolata “Pomone” (1671), musicate ambedue da Robert Cambert. Perrin aveva ottenuto un privilegio per la rappresentazione delle opere in Francia, ma con lui sorsero dissidi.

La pretesa d’essere figlio di un gentiluomo (quando Luigi XIV gli accordò delle lettere di naturalizzazione con l’autorizzazione a definirsi Lully) non è fondata. Forte della protezione della corte, fece costruire un nuovo teatro in rue de Vaugirard e seppe ottenere dal re una lettera in cui si ordinava la chiusura di quello di Guischard.

Lulli svolgeva mansioni di compositore, direttore, regista, maestro concertatore, di ballo e capo macchinista. Era in factotum della vita del teatro e nessun ostacolo avversò la sua scalata al successo.

Dopo è storia che tutti gli appassionati alla musica ben conoscono e quindi è inutile dilungarsi.

La morte di Lulli fu causata da un incidente che potrebbe sembrare ridicolo se non avesse generato tragiche conseguenze.

Verso la fine del 1686, mentre era alle prove per il Te deum per la convalescenza del sovrano, battendo il tempo col suo bastone, si ferì l'estremità di un piede. Dopo qualche tempo il medico precisò che la natura della ferita esigeva subito di recidere un dito ed ebbe un deciso “No!”. Lo stesso dottore, più tardi, gli disse che era necessario amputare il piede: un nuovo rifiuto e la ferità peggiorò.

Gli fu precisato che poteva scegliere tra il perdere la gamba o la vita. A questo punto, il testardo musicista pareva, forse, deciso a subire l'operazione, ma, per sua sfortuna, conobbe un ciarlatano che promise di guarirlo salvandogli la gamba. Ebbe dapprima un effimero miglioramento, temporaneo. La setticemia, invece, fece rapidi progressi.

Bisognava rassegnarsi a morire, cosa che fece con la sua abituale dignità. Si confessò e cantò una melodia di sua composizione: Il faut mourir, pécheur. Il faut mourir (Morir bisogna, peccatore. Morir bisogna).

Era segretario del re e spirò, a Parigi, il 22 marzo 1687.

LA MELODIA

Le divinità della terra e delle acque cantano per celebrare la bellezza della pace e implorare Venere di scendere tra di loro.

E' il Choeur des divinités de la terre et des eaux, prologo di Psyché, sesta opera lirica di Lulli, mesa in scena nel 1678.

IL FRANCOBOLLO



Emesso dalla Francia
il 10 novembre 1956

Dentellato 13
Yvert 1083