| Chiusure | 
         
         
          |  Integrazione della scheda di Chiusure - I parte 
            (pag. 133) | 
         
         
          Chiusure è un piccolo borgo 
            agricolo, frazione del comune di Asciano, che alla fine dell'Ottocento 
            faceva circa seicento abitanti, saliti a 1092 nel 1928.    
            Nel 1897 vi fu istituita una collettoria postale di 1a 
            classe. In precedenza era il Comune a farsi carico del servizio postale, 
            come risulta da una delibera del 28 Aprile 1881 con la quale il Consiglio 
            Comunale incarica il Sindaco di "...far domanda all'On. Direzione 
            Provinciale delle Poste in Siena perché il servizio postale 
            per la frazione di Chiusure oggi eseguito a spese e cura di questo 
            Comune nei giorni di Martedì, Giovedì e Sabato di ciascuna 
            settimana, passi alla dipendenza dell'Amministrazione delle Poste 
            istituendolo giornaliero come ebbe a farsi per la frazione di Torre 
            a Castello, con la dichiarazione che questo Comune, qualora venga 
            accolta tale domanda, continuerà fino a nuova determinazione 
            a concorrere nella spesa relativa con £ 150 annue che oggi 
            contribuisce al pedone comunale."1  
             
            In seguito il Comune, "avendo riguardo alla maggior comodità 
            pel pubblico", ottenne anche di installare una cassetta 
            postale nell'Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, che sorge a breve 
            distanza da Chiusure, ma questo non piacque all'Abate, padre Gaetano 
            Maria Di Negro, il quale aveva evidentemente i suoi buoni motivi per 
            non andare d'accordo col portalettere.   
            Infatti, quando, il 2 Luglio 1884, il sindaco di Asciano gli scrisse 
            pregandolo "...a compiacersi indicare il punto preciso ove 
            Ella desidera sia murata la cassetta postale", l'Abate protestò 
            immediatamente col Prefetto di Siena, dichiarando che:  "1° 
            che questa Fabbrica è affatto isolata; 
            2° che fino dal 1870 la Provinciale Commissione Conservatrice 
            di Belle Arti vi stabiliva un Ospizio per gli artisti ed amatori di 
            Belle Arti; 
            3° che l'anno scorso impiantato in via di prova Uffizio Postale 
            nel piccolo castello di Chiusure da noi distante circa un chilometro, 
            ebbimo a dichiarare per il Postiere di Asciano alla locale Direzione 
            delle R.Poste che per buone ragioni non credevamo di valercene e mai 
            ce ne valemmo di fatto; 
            4° che di quelle ragioni erano notissime l'ammirazione degli ospiti 
            di vedere ivi l'Uffizio postale in una bettola, il sentire che le 
            Cartoline erano rese pubbliche prima che giungessero al destinatario 
            e la certezza che le nostre corrispondenze sarebbero passate per le 
            mani di un nostro dichiarato nemico; 
            5° che con soddisfazione nostra e degli ospiti seguitammo a valerci 
            dell'Uffizio di Asciano; 
            6° che di corto vantandosi l'Uffizio di Chiusure di esser riuscito 
            a far qui fissare una Cassetta Postale, noi e gli ospiti pregammo 
            il Postiere di Asciano di rimetterci le nostre corrispondenze al più 
            prossimo e conveniente Uffizio di S.Giovanni d'Asso, laddove ogni 
            mattina ce le ritira persona di nostra fiducia regolarmente autorizzata; 
            7° che perciò si rende del tutto inutile la Cassetta Postale, 
            che qui si vorrebbe fissare a vantato nostro dispetto e contro il 
            nostro diritto; 
            8° che il pedone dell'Uffizio di Chiusure ha l'onere di servire 
            diverse altre assai distanti località e che anco per questo 
            lato non è a contare sull'esattezza e puntualità del 
            suo servizio; 
            9° finalmente che nel piccolo villaggio di Chiusure composto di 
            braccianti, manca Medico fisso, Farmacia e cisterna pubblica, occorrenze 
            di prima necessità, e che, a dir poco, è del tutto ridicolo 
            il volervi aggiungere a superflua spesa di lampioni, spazzini, stato 
            civile ecc. un Uffizio Postale". 
            Considerando questi "giusti motivi" per non servirsi 
            "dell'Uffizio precario di Chiusure", chiede che 
            non venga collocata a Monte Oliveto la cassetta postale, o almeno 
            "...a non consentire che affissa venga alla Chiesa, dove 
            stamane mostrava di volerla fissare il locale Ingegnere Sig. Luigi 
            Francini."   
            La sua protesta non ebbe esito e il 9 Luglio l'Abate scrive di nuovo 
            al Prefetto: "...Questa mattina due manovali qua spediti 
            dal sig. Sindaco di Asciano hanno affisso a questo Fabbricato la consaputa 
            Cassetta Postale ...Alla presenza di testimoni ho protestato contro 
            l'atto arbitrario..."   
            La cassetta in realtà non fu murata alla parete della chiesa, 
            ma ad un fabbricato ad essa adiacente, dove negli anni sessanta fu 
            sostituita da uno di quegli orrendi scatoloni rossi che deturpano 
            le nostre contrade.  
            Il Direttore Provinciale delle Poste di Siena, Silvestri, interpellato 
            dal Prefetto, prese le parti del portalettere e gli rispose che il 
            reclamo "...conferma l'antico rancore personale che il Sig. 
            Abate Di Negro custode del Cenobio di Monteoliveto Maggiore, mantiene 
            verso il Sig. Giovanni Pecchioli, accollatario del servizio di posta 
            rurale di Chiusure, in quanto che detto rapporto non contiene nessuna 
            verità. Infatti è veramente insussistente che in Chiusure 
            fosse stato impiantato l'anno scorso uno Uffizio Postale, in linea 
            di prova, mentre il servizio viene eseguito da detta epoca con un 
            semplice portalettere rurale. 
            E' oltremodo riprovevole la asserzione fatta dal Sig. Di Negro, cioè 
            che il servizio stesso si faccia in una bettola e sieno fatte leggere 
            e pubblicare le cartoline postali dirette alle persone di Chiusure, 
            mentre ciò non può essere, non solo per la natura del 
            servizio di portalettere, la quale esige che le cartoline e le lettere 
            vengono subito recapitate, ma ancora per la provata onestà 
            e riservatezza del Sig. Pecchioli, il quale per le informazioni avute 
            più volte dal Sig. Sindaco di Asciano, resulta riscuotere la 
            piena fiducia del pubblico, come accollatario del servizio di posta 
            e come Ufiziale dello Stato Civile."   
            Ritiene del tutto immotivati i rilievi fatti dall'abate, che secondo 
            lui dipendono "...da una aperta opposizione non solo verso 
            il Sig. Pecchioli, ma ancora per la istituzione del servizio di posta, 
            vantaggiosissimo ai molti stranieri, che si recano a visitare e si 
            trattengono del tempo in quel Cenobio, per prendere copia delle rarità 
            artistiche ivi esistenti, ed era mestieri togliere l'inconveniente 
            di esporre i detti stranieri a doversi valere di necessità 
            di persone addette a quel Convento e spendere non poco per farsi giornalmente 
            impostare e ritirare dall'Ufizio di posta in Asciano la corrispondenza, 
            cosa non troppo decorosa trattandosi di un Monumento artistico di 
            proprietà del R° Governo e sotto la tutela di un Custode 
            stipendiato dallo stesso Governo. 
            Per le ragioni sopra esposte prego la cortesia della S.V. Ill.ma a 
            voler disporre che il più volte ricordato Sig. Abate Di Negro, 
            non frapponga nuovi ostacoli alla istituzione del servizio postale 
            in Monteoliveto Maggiore e smetta di perseguitare l'accollatario Sig. 
            Giovanni Pecchioli bastantemente capace ed onesto per eseguire il 
            servizio stesso."2   
            Per meglio comprendere il senso di questi scambi epistolari, bisogna 
            tener presente che dopo l'unità d'Italia anche la congregazione 
            benedettina degli olivetani (già soppressa da Napoleone nel 
            periodo 1810-1815) fu vittima della persecuzione anti-cattolica messa 
            in atto dai vari governi liberal-massonici e socialisti del Regno 
            e nel 1869 i monaci furono costretti ad abbandonare l'Abbazia. Nel 
            1870 lo Stato ne incamerò il fabbricato, dichiarato monumento 
            nazionale, con tutta la proprietà, lasciandovi solo l'abate 
            e due frati come custodi, con regolare stipendio.    
            Abbiamo saputo casualmente che al padre Gaetano Maria Di Negro fu 
            dedicata una lapide nell'Abbazia di Monte Oliveto, per iniziativa 
            di un "comitato" fiorentino: infatti ci è capitato 
            di vedere una vecchia cartolina con stampato l'invito alla cerimonia 
            per lo scoprimento, il 26 Giugno 1899, che ha stimolato la nostra 
            curiosità su questo personaggio, così siamo andati all'Abbazia, 
            dove i monaci ci hanno accolto con grande cortesia e disponibilità 
            e ci hanno mostrato la lapide, murata sopra la porta di una saletta 
            di accoglienza.3     
               
                   
                    AL PADRE ABATE GAETANO DI NEGRO 
                  DEL TESORO  
                  DI MONTE OLIVETO MAGGIORE CONSERVATORE  
                  SAPIENTE CHE VISSE LA VITA DEL MONUMENTO  
                  A LUI AFFIDATO ESERCITANDOVI L'ANTICA  
                  OSPITALITA' LIBERALE, ALCUNI AMICI D'ITALIA 
                  PELLEGRINI DELL'ARTE QUI DOVE L'IMAGINE 
                  DEL MONACO GENTILUOMO GRANDEGGIA  
                  NEGLI AFFETTUOSI RICORDI Q. M. P. MDCCCXCIX  | 
               
             
             
            Dal testo si capisce che il comitato promotore era composto da stranieri 
            "amici d'Italia", quasi di certo inglesi, che allora risiedevano 
            numerosi a Firenze (anche a Siena), ed evidentemente avevano avuto 
            modo di apprezzare l'ospitalità dell'Abbazia.4  
             
            Come abbiamo detto, nel 1870 l'Abbazia fu espropriata e dichiarata 
            monumento nazionale, affidandone la custodia all'abate Gaetano Maria 
            Di Negro, coadiuvato da due monaci; ad essi era vietato indossare 
            l'abito bianco degli olivetani, potevano però portare la tonaca 
            nera come semplici sacerdoti. Il convento divenne una specie di pensionato 
            che accoglieva studiosi d'arte, scrittori ecc.   
            Altre informazioni che abbiamo ricevuto dai padri di Monte Oliveto 
            confermano quanto è detto nelle lettere sopra riportate. Una 
            volta infatti la posta del convento, sia dei frati, sia degli ospiti 
            e dei visitatori occasionali, non era impostata nella cassetta delle 
            lettere, ma veniva ritirata dall'abate, il quale la spediva all'ufficio 
            postale di S.Giovan d'Asso, chiusa in una apposita bolgetta di legno 
            affidata a una persona di fiducia, probabilmente il fattore del convento: 
            una chiave della bolgetta la teneva lui e l'altra il ricevitore postale. 
               
            Non si sa quanto durò questo sistema dopo la morte dell'abate 
            Di Negro, avvenuta nel 1896, ma è certo che delle tantissime 
            cartoline illustrate del periodo fine Ottocento-primo Novecento che 
            abbiamo avuto modo di esaminare, la più parte hanno il bollo 
            postale di S.Giovan d'Asso, e anche di Asciano e Buonconvento, poche 
            quello di Chiusure; segno che nella cassetta postale, svuotata dal 
            postino che andava a Chiusure, ce ne finivano poche. Niente invece 
            siamo riusciti a trovare, all'infuori delle cartoline, di altra corrispondenza 
            del periodo.     
               
                  
                  Cartolina illustrata di Momte Oliveto bollata dall'ufficio postale 
                  di Chiusure il 4 Ottobre 1916. 
                  Bollo d'arrivo tondo-riquadrato di Fonterutoli. | 
               
             
             
            La congregazione olivetana poté rientrare all'abbazia e riprendere 
            tutte le sue funzioni nel 1921.       
            Nel dopoguerra (1948 ?) a Monte Oliveto fu aperto un recapito postale 
            munito di regolare bollo per la corrispondenza, affidato, pare, a 
            un frate, abilitato anche al servizio telegrafico. Durò, forse, 
            fino agli anni sessanta.          
            1) ASS - Prefettura 1696, cat. 8 
            2) ASS, Prefettura 1798, cat. 8  
            3) La cartolina è firmata da Helen Zimmern (Amburgo 1846-Firenze 
            1934), una scrittrice nata in Germania, naturalizzata inglese, molto 
            conosciuta nel mondo letterario dell'epoca soprattutto per le sue 
            traduzioni e per il suo amore verso l'arte italiana. Risiedette a 
            lungo a Firenze, dove morì, nel Palazzo Acciaiuoli. 
            4) All'Abate Di Negro dedicarono il loro libro, An Italian Pilgrimage 
            - Londra 1887, John ed Elizabeth Pennel; nell'opera, tradotta in italiano 
            col titolo L'Italia in velocipede, la figura dell'Abate è ricordata 
            con grande apprezzamento. Un suo grande estimatore fu anche lo scrittore 
            e accademico francese Paul Bourget, che gli dedicò un intero 
            capitolo del suo libro Sensations d'Italie. 
             | 
         
        |