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Le favole d’oggi e quelle di ieri

diciottesima riflessione di un novantenne


di Giorgio LANDMANS

 

Su vieni qui che ti racconto una favola. Sul tipo di quelle che senti alla televisione ogni giorno, ogni ora, ogni minuto ormai da tutti i canali. Noi tutti oggi viviamo avvolti da quelle mille favole.
Tu compera e così quelli continuano a raccontarti le favole di molte multinazionali.

Qualcosa di simile è successo in filatelia.
Le favole e i Gronchi e chi se no?
Ora io desidero esprimere il mio parere sul collezionismo di francobolli, cosa che in fondo è sempre stato quello. O come io vedrei il piacere di collezionare francobolli. Non sono corso nel tempo dietro a facili sottane, a facili guadagni indicando, suggerendo, bisbigliando e in fondo talvolta urlando che questo era un rifugio di proprio avere.
Ho assistito al getto di più voci al facile rifugio e di mille favole di futuri facili guadagni, ho vissuto tra gente che urlava e giornalisti che posavano su sedie le loro stanche menti e che inneggiavano a fortuna nascosta. E per di più, allora, a vendere per la strada non si pagavano le tasse. Faceva parte del colore locale dicevano. E alcuni sostenevano di aver promesso di votare per Aniasi alla carica di Sindaco di Milano. Molte, troppe cose sono passate: poi il padre ad Auschwitz, la casa distrutta dai bombardamenti, un obbligo militare e …. mi avevano piegato.
Si doveva subire e lo si doveva fare in silenzio.
Ma ora perché dovrei tacere? Questi governi che si sono succeduti non mi hanno dato alcun vantaggio, e forse neppure lo volli, ma …

Nel tempo avevo tentato di fare un po’ di pulizia su una rivistina che dirigevo, almeno ritenevo così. Una pausa nella tua giornata era il mio slogan.
Poi scrivendo anche certi articoli sul “Il Giornale” il nuovo quotidiano di allora, del Montanelli.
E un amico di Bologna mi aveva telefonato.
Così sin dal suo primo numero del primo mercoledì sul quotidiano uscì una mia rubrica di filatelia. Raccontavo di filatelia, ma la filatelia per me era un altro personaggio, un gioco forse arcano per altri ma che io ritenevo potesse avvantaggiare un individuo (e non le sue tasche).
La pentola bolliva perciò quegli articoli erano molto seguiti.
Consigliavo e insegnavo a come sviluppare i primi passi in filatelia, volevo indicare le reali possibilità e i vantaggi che si potevano ottenere da quel gioco.
Che ne sai della guerra che non hai vissuto?
Che ne sai di come si deve raccogliere i francobolli, che ne sai di come si deve togliere da una busta i francobolli applicati?
E che vuol dire…. E come devono essere, e presentarsi, e quali supporti scegliere per mantenerli? E … e…. poi perché raccogliere e basta. Cerca di comprenderne il soggetto ogni volta che ti capitano in mano, prendi un Dizionario, una Enciclopedia, un Atlante …. E se non basta vai in biblioteca e ….svela le cose che quel quadratino di carta vuol dire e forse vi sono altre cose nascoste……
E perché la società ha deciso che i giovani debbono studiare? Ed in quel modo e solo quei tali argomenti? Capriccio di Duca?
Ma la società non insegna ad avere curiosità. Qualche persona è curiosa di natura, si dice.
Ma a mio parere la curiosità si apprende sin da bambini, anzi forse da infanti. E sovente sono gli stessi genitori che ne sanno alimentare lo stimolo.
E' bene che un oggetto desti curiosità. Io ne vorrei sapere sempre di più. E così potrei immagazzinare in me tutto lo scibile del sapere che, facile gioco di parole, ma ne saprò sempre qualcosa in più. Forse tu credi che questo sapere, questo particolare conoscere non ti servirà più in tutta la tua vita, ma … se non avrai curiosità nulla ti si aprirà nel tuo domani. Ogni volta e per ogni cosa dovrai ricominciare daccapo.
Ma la bandiera dei soldoni s’ era fatta sotto.
E così il quotidiano mi diede il ben servito in timore di perdere una potenziale serie di promesse, di larghe e costose future prossime pubblicità…..
Perché non parli delle nuove emissioni? Dissero, le maestranze lavorano per sviluppare francobolli, faticano e tu te le scordi e non ne parli mi scrisse...
Già è vero. Ma quante belle Madama Doré e ancora c’ è chi parla e poi …

L’ importanza è far soldi questo ti trasmettono. E poi ci si lamenta della mafia, ma già quelli badano solo ai soldi mentre noi … ed il discorso finisce per sottintendere chissà quali altre cose …

Questo è forse l’ ultimo mio scritto. Ma voglio dire, voglio parlare.
La filatelia dovrebbe essere un gioco diverso dagli altri? No è un gioco che anche tu potresti fare raccogliendo germogli, rametti di piante varie, forse anche fiori, che poi raccoglieresti (e qui il termine di raccogliere sarebbe corretto) e vederne intime, magari modeste differenze e… e…
Così io vedo il gioco filatelico in mano ad un bambino. Gli insegnerei ad usare attentamente le sue piccole dita, le sue piccole mani, gli insegnerei a ricercare d’ogni cosa un’origine, una storia.
Lo lascerei parlare di quel suo vicino o lontano ricordo e poi …..
Di quel gioco di colori, dai quali lui estrae certe immagini, forse un disegno e ne nascerebbe la sua personale spiegazione.
Una raccolta di francobolli o di storia postale può destare quel mordente interiore che poi si sviluppa in una domanda o in mille domande e da lì ne dovranno nascere mille spiegazioni. Queste rimarranno impresse in noi ben più di quel che avrebbe potuto fare ….
E allora come giocare? Ti hanno obbligato ad alcuni schemi fissi – raccogli solo francobolli di xx (e qui il nome di un Paese o di un tema … e mi raccomando che siano solo francobolli nuovi perfetti e mai linguellati, perché solo quelli hanno “valore “ anche in un domani …).
Piccoli analfabeti possono parlare così perché non sanno vedere altro che il loro avere. La loro idea di un potenziale prossimo possedere.

La raccolta di francobolli nacque in Gran Bretagna. E poiché molti inglesi lavoravano sparsi per il mondo e scrivevano, scrivevano ai loro cari affrancando le lettere con strani francobolli. Nacque così la moda del raccogliere i francobolli. Non costava null’altro che un po’ di attenzione e un po’ di affannosa ricerca presso gli amici che avevano dei parenti lontani.
Poi, forse vicino ad un atlante, bisognava cercare di capire da dove venivano quei piccoli pezzetti di carta colorata ed il perché di qualche simbolo di un disegno, e quei diversi caratteri parlavano con voce lontana. Avveniva di certo il desiderio di riuscire ad averli tutti o almeno averne tanti. La passione filatelica nacque così. Un po’ alla buona.
Allora, in quei tempi, venivano ammessi solo francobolli usati cioè quelli che riportavano un loro timbro d’annullamento di valore e di chiarificazione del luogo e del giorno di partenza...
Certi paesi erano meno frequentati e così le richieste eccedevano le possibilità di rifornimento e quindi il poter far fronte a tanta richiesta divenne un problema per certi commercianti che avevano raggruppato ai loro usuali commerci anche il corredo di francobolli pensarono di scrivere ed inviare soldi direttamente agli Stati stranieri per così poter ricevere quel materiale tanto richiesto al momento. Tutti i quotidiani del tempo ne riportavano richieste sugli annunci commerciali.
Fu così che allora i commercianti pensarono di rifornirsi direttamente dai vari servizi postali. … Scrissero e si videro rispondere che potevano ordinare contro valuta e che sarebbero stati accontentati (forse con qualche “abituale nonostante” …) ma che potevano ottenere solo francobolli alla stato di nuovi giustificando la cosa in vari modi.
Nacque questa spinta e la moda cambiò. Francobolli nuovi ? Ma certo il costo del facciale ha da essere rispettato …e ……poi le spese di spedizione e … e…
E venne una guerra. E poi, dopo , una ancor più feroce guerra dove nessuna regola umana veniva rispettata.
Ancora qualcuno collezionava francobolli usati o faceva collezione di ciò che gli capitava. Francobolli nuovi, usati, collezione diciamo “mista”. Restava immutato il piacere di espatriare seduti ad un tavolino sotto una luce fioca o violenta, ma si poteva fare almeno con la fantasia, e venivano sistemati su un semplice quadernetto quei francobolli che capitava di trovare o di farsi regalare da amici o che addirittura si era andati a comperare.
Mille francobolli e dietro a questi mille curiosità.
Oggi la vita filatelica pare ben più serena, almeno in apparenza. Anzi ho udito un giorno una domanda rivolta ad un commerciante filatelico:
“Mi farebbe un piacere: oltre all’ abbonamento alle nuove emissioni di .. (e qui veniva citato un paese) , se le pago anche i fogli dell’ album XY, me li potrebbe sistemare lei ? Le pagherei il disturbo …“

Già naturalmente valori non linguellati, ossigenatura nascosta che si danno certe signore alle gambe per nascondere villosi peli.

Ho chiacchierato troppo, e lei, signor lettore, si sta annoiando e allora io vado…
Allora facciamo così. Che gioco le consiglio? Lei vuole imparare per conoscere?
Vi sono emissioni particolari e i francobolli degli Antichi Stati sono particolarmente indicati per sviluppare certi studi specifici poiché i mezzi di stampa in quei periodi erano altamente incerti e si dovevano stampare francobolli in base alle richieste. I sistemi di stampa non erano perfetti e quasi esclusivamente in tipografia. Gli ordini passati erano molto schematici: per il rosso si intendeva un colore che poteva variare da un rosa a un carminio vivo. Oggi si va a numeri e non più a colori di tinta base per cui quel colore ha basi omogenee e raramente incostanti. Così nelle passate antiche emissioni di francobolli esistono molteplici varianti dei colori base. Per cui si successero diverse tirature e talvolta di un certo interesse e pregio. Un esempio particolare avvenne con i francobolli degli antichi Stati Sardi che ebbero la ventura presumibilmente imprevista di essere stati emessi dapprima per il solo territorio del Piemonte, della Liguria e della Sardegna. Poi, in seguito all'aggregazione di ex-ducati italiani, ne venne ampliato l’uso nei territori man mano che questi venivano liberati o occupati (secondo il punto di vista di chi legge). Esistono delle tinte particolari usate esclusivamente in ogni ex-ducato ma questi francobolli ben raramente vennero usati in altro territorio. Per quanto ne so, uno studio specifico in merito non ne venne mai fatto E sarebbe senz’altro studio di gran successo che potrebbe essere sviluppato con relativo impegno finanziario se studiato e sviluppato raccogliendo e studiando su valori di II scelta.
Spesso un colore redatto in un catalogo di francobolli è un presso a poco di … Si possono trovare ottime II scelta con spesa minima e conoscenza futura massima.
Gli occhi acquisterebbero sapere e se qualcuno vi si applicherà attivamente ne potrà ottenere grandi vantaggi anche finanziari. I cataloghi citano colori da nomi talvolta a cura d’orecchio dandone nomi di colori anche talvolta linguisticamente imprecisi. Per quanto ne so è questa una strada aperta: non mi pare che qualche persona se ne sia interessato, salvo qualcuno che ne ha studiato l’uso di tinte di un certo limitato territorio mai però esteso ad altri ex territori ducali.

Ma certo per un bambino si chiederebbe troppo. Un bambino, secondo me, dovrebbe poter avere altri consigli e, se un giorno ne avrò il tempo e la testa sgombra, forse ne parlerò.

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