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Santa Pazienza




San Giuda apostolo, fratello di Giacomo, e detto Taddeo, non va confuso con l'omonimo, Giuda Iscariota, il " figlio della perdizione "

Secondo la tradizione nacque in Galilea, da Alfeo, fratello di san Giuseppe e da Maria di Cleofe, una delle pie donne che accompagnarono Gesù al Calvario e a cui gli angeli annunziarono la Resurrezione il lunedì di Pasqua.

Giuda, soprannominato Taddeo "Thad" che significa "amabile, dolce, misericordioso e generoso", era della stirpe regale di Davide e cugino di Gesù. Quasi suo coetaneo, trascorse con Lui la sua infanzia, e fu uno dei primi a ricevere la chiamata ad essergli Apostolo; seguendolo per tutta la vita senza tentennamenti.

Il nome Giuda, prima che l'infelice traditore lo rendesse odioso, era uno dei più belli nella storia ebrea. Era stato portato da uno dei figli di Giacobbe, o Israele, ed a lui è intitolata una delle dodici Tribù, quella dalla quale sarebbe nato, in Betlemme, terra di Giuda, il Messia.

Maccabeo, eroe della rivolta giudaica contro Antioco IV, e Giuda detto il Santo, maestro per eccellenza, avevano reso onore a quel nome, come fece l'Apostolo, che possiamo immaginare alla mensa dei Redentore, proprio accanto all'omonimo Iscariota.

Egli domanda a Gesù: " Signore, che cosa è avvenuto, che tu debba manifestarti a noi e non al mondo? ". Ed il Messia gli risponde: " Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio l'amerà e verremo a lui, e saremo una cosa sola ".

E' la lezione dell'amore mistico, che Giuda Taddeo provoca con la sua domanda. L'amore di Dio unisce, mentre l'amore di se stessi divide. Per questo, ci lasciò una breve lettera, nella quale rimprovera i fomentatori di discordie, che li definisce" nuvole senza acqua, portate qua e là dai venti; alberi d'autunno, senza frutto, onde furiose del mare, che spumano le proprie turpitudini, astri erranti, ai quali sono serbate in eterno le tenebre più profonde".

" Costoro -egli dice- sono mormoratori queruli che vivono secondo i loro appetiti, e la loro bocca parla di cose superbe, e se lodano qualcuno, lo fanno per fini interessati ". Questa epistola, che fu giudicata " piena della forza e della grazia dei cielo ", ci fa intravedere la figura del santo un come maestro fermo e sapiente, che esercitò con zelo e con amore quella missione affidata da Gesù ai suoi Apostoli, prima di lasciare la terra per il cielo.

Secondo le antiche cronache egli, dopo l'Ascensione, viaggiò molto portando nel mondo la Buona Novella e che fu in Mesopotamia, in Libia ed in Persia, dove sembra sia sepolto, dopo aver subito anch'egli il martirio.

IL FRANCOBOLLO



Emesso dal Principato di Monaco
il 3 aprile 2000

Yvert 2236
Dentellato 13 1/2
IL SANTINO