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SAn martino di braga
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Santa Pazienza




"A Braga in Portogallo, san Martino, vescovo, che, originario della Pannonia, ebbe dapprima la sede di Dume e poi quella di Braga; per il suo zelo e la sua predicazione gli Svevi, abbandonata l’eresia ariana, abbracciarono la fede cattolica". Così il Martirologio Romano, mentre nei luoghi in cui il suo culto è nato, in Galizia, lo chiamano (vedi il francobollo) Martinho de Dume.

Per i suoi contemporanei, tra i quali Gregorio di Tours che nella sua Historia Francorum lo descrive come “istruito a tal punto nelle lettere da venire considerato secondo a nessuno nel proprio tempo” era semplicemente Martinus Bracarensis oppure Martinus Dumiensis.

In effetti le città di Dumio e Braga furono quelle dove il suo pontificato si svolse e dalle quali, con le sue numerose opere, diffuse i suoi insegnamenti, ma Martino veniva da lontano, dalla Pannonia (oggi Ungheria) dove era nato intorno al 520, e dove trascorse una giovinezza della quale non conosciamo nulla, anche se dobbiamo per forza arguire che crebbe in un ambiente cristiano e ricevette una discreta educazione di base.

Non si spiegherebbe altrimenti il lungo pellegrinaggio che in giovane età, probabilmente non ancora ventenne, lo spinse in Palestina, dove fu affascinato dal monachesimo orientale, tanto da farsi monaco, e dei filosofi greci e latini, ai quali dedicò lunghi anni di studio.

In Galizia arrivò quasi per caso, nel 550, dopo essersi aggregato ad un gruppo di monaci iberici, reduci come lui da un lungo pellegrinaggio in Terra Santa. Forte dello spirito apostolico ispiratogli dai padri del deserto, Martino si dedicò alla predicazione tra le popolazioni sveve che da poco più di un secolo occupavano le regioni nordoccidentali della penisola iberica e che erano sì cristiane, ma praticavano ampiamente l’eresia ariana.

Centro della sua predicazione, fu il monastero di Dumio, da lui stesso fondato in collaborazione con alcuni dei suoi compagni di viaggio, e grazie all’amicizia e alla stima che gli accordò Carriarico, re dei Suebi (così erano chiamati gli Svevi di Spagna), il quale gli concesse l’autorizzazione a occupare i terreni circostanti una preesistente chiesa.

La sua solida preparazione filosofica e le sua capacità dialettiche fecero il resto, e ben presto la fama della sua sapienza e delle sue numerose opere si sparse in tutta l’Iberia. Fu infatti autore fecondo e famosi sono, anche ai giorni nostri i 64 canoni conciliari da lui raccolti nei cosiddetti Capitula Martini, così come i trattati De Ira e De Paupertate e il famosissimo (già nel Medio Evo tradotto in diverse lingue) Formula vitae honestae, nel quale l’influenza della filosofia latina sul suo pensiero è tanto evidente da causarne, da parte di alcuni studiosi, l’attribuzione addirittura a Seneca.

Completata l’opera di rievangelizzazione degli Svevi sotto il regno di Teodemaro, successore di Carriarico, fu nominato nel 561 arcivescovo di Braga, che della Galizia era la capitale, e dove trascorse il resto della sua vita, fino alla morte avvenuta il 20 settembre del 579.

Il culto nei suoi confronti era nato spontaneo fin dagli ultimi anni della sua vita, quando cominciarono ad essergli attribuiti dei miracoli, e già pochi anni dopo la sua morte il popolo della galizia lo venerava come santo. Le sue spoglie mortali, dopo varie peregrinazioni a causa di guerre e invasioni, si trovano ora nella cattedrale di Braga.

 

 

IL FRANCOBOLLO



Emesso dal Portogallo
il 22 ottobre 2018

Yvert 4437
Dentellatura 12 x 12¼

IL SANTINO