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Beato alberto marvelli
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Santa Pazienza




Secondo di sette figli, Alberto Marvelli nacque il 21 marzo del 1918 a Ferrara da Luigi, funzionario di banca, e Maria Mayr. Il lavoro del padre consentiva alla famiglia una vita agiata, ma la madre Maria Mayr educò i suoi figli alla carità e all’attenzione verso i poveri e i diseredati, che spesso invitava a casa per condividere un pasto.

Quando la famiglia nel 1930 si trasferì a Rimini, Alberto era ormai un adolescente riservato e altruista con una spiccata passione per le attività sportive, in particolare il ciclismo, e una propensione per gli studi classici che spinse la famiglia ad iscriverlo al Ginnasio Giulio Cesare, dove ebbe modo di stringere amicizia con Federico Fellini, di poco più giovane di lui.

In quegli anni Alberto cominciò anche a frequentare l’Oratorio dei Salesiani, per entrare poi a far parte dell’Azione Cattolica. Era quello un periodo tempestoso per il nascente associazionismo cattolico, inviso al fascismo che individuava nell’Azione Cattolica e nella Federazione Universitaria Cattolica Italiana (all’epoca diretta dal futuro papa Paolo VI) due pericolosi antagonisti dell’Opera Nazionale Balilla e dei Gruppi Universitari Fascisti.

Lo scontro fu molto aspro, tra violenze e sopraffazioni squadriste che culminarono con la chiusura delle sedi delle due associazioni, il decreto di scioglimento, e finalmente con un accordo che consentiva, pur con grosse limitazioni, il proseguimento delle attività di AC e FUCI.

Tra tante difficoltà, il giovane Alberto, che nel frattempo era rimasto orfano di padre, continuò la sua militanza nell’Azione Cattolica, fino a diventarne presidente nazionale nel 1936, quando all’età di 18 anni si trasferì a Bologna per iscriversi alla facoltà di Ingegneria.

Laureatosi nel 1941, evitò il servizio militare perché due dei suoi fratelli erano già arruolati, e trovò lavoro alla FIAT di Torino, dove ebbe modo di continuare a portare avanti il suo impegno religioso e sociale in collaborazione con la Conferenza di San Vincenzo. Tuttavia nel 1943 con l’inasprirsi delle vicende belliche fu nuovamente richiamato per pochi mesi, rientrando a Rimini dopo l’8 settembre.

Nei mesi seguenti, nella città non ancora liberata, si adoperò per salvare molti giovani dalla deportazione, procurando documenti falsi e lasciapassare, e giungendo anche ad aprire vagoni già piombati in partenza dalla stazione di Santarcangelo. Un anno difficile, segnato dai bombardamenti della città, e dai soccorsi affannosi a feriti e sfollati che lo videro sempre in prima linea, anche a rischio della sua propria vita.

E quando nel settembre del 1944 Rimini fu finalmente liberata, nell'ora della ricostruzione post bellica, l’ingegner Alberto Marvelli entrò nella prima giunta costituita dal Comitato Nazionale di Liberazione come assessore ai Lavori Pubblici, e venne messo a capo della sezione locale del Genio Civile, nonché presidente del Consorzio Idraulico.

Due anni di attività professionale, sociale e religiosa frenetica che ebbero come sfogo quasi naturale quello di dedicarsi anche all’attività politica ispirata ai principi cristiani e sociali, rispondendo alla chiamata di Benigno Zaccagnini a candidarsi nella lista della Democrazia Cristiana per le prime elezioni amministrative del dopoguerra.

Decisione che doveva rivelarsi fatale perché il 5 ottobre del 1946, mentre sulla sua amata bicicletta si recava a tenere un comizio elettorale, fu investito da un autoveicolo militare alleato, morendo poche ore dopo a soli 28 anni.

Precursore del Concilio Vaticano II per quello che riguarda il ruolo della Chiesa nella società e l’importanza dell’apostolato dei laici, fu ripetutamente additato da Giovanni Paolo II come un modello per la gioventù cattolica. E fu lo stesso papa Wojtyla a beatificarlo il 5 settembre 2004, durante l'incontro nazionale dell'Azione Cattolica a Loreto, dopo un processo iniziato nel 1968, durante il pontificato di Paolo VI.

 

IL FRANCOBOLLO



Emesso da San Marino
il 28 febbraio 2005

Yvert 1983
Dentellato 13½ × 13
IL SANTINO