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SAnta petka
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Santa Pazienza




Venerata come santa dalla Chiesa Ortodossa sotto diversi nomi, Petka nacque, probabilmente nella primo metà dell’XI secolo, nella città di Epibatos, situata lungo le coste del mar di Marmara, una cinquantina di chilometri a est di Costantinopoli, in quella che oggi è la parte europea della Turchia all’epoca abitata prevalentemente da popolazioni elleniche.

I suoi genitori, che erano ricchi proprietari terrieri e cristiani devoti, allevarono la bimba e il fratello Eutimio (che in seguito fu monaco anacoreta e poi vescovo di Mydios) nell’agiatezza, e con una solida educazione cristiana. Una leggenda narra che appena adolescente e già orfana del padre, mentre ascoltava il sermone in chiesa, Petka fu illuminata dalle parole di Cristo “Se uno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Marco 8, 34); cominciò allora a donare sempre più spesso i suoi abiti ad altre bimbe meno agiate di lei.

Alla morte della madre, regalati tutti i suoi averi ai poveri, si spostò prima a Costantinopoli, poi sulla sponda asiatica del mar di Marmara, a Calcedonia, e infine in Bitinia, sulle sponde meridionali del mar Nero, e più precisamente a Heraclea, dove visse nella chiesa della Santissima Madre di Dio conducendo una vita di grande austerità, arricchita dalla meditazione, la preghiera e le ripetute visioni della Vergine.

Desiderosa di conoscere i luoghi dove aveva vissuto il Signore si trasferì in seguito a Gerusalemme, e intenzionata a trascorrere in quei luoghi il resto della sua vita si stabilì in un convento situato lungo il fiume Giordano, in una zona desertica. Qui riprese la sua vita ascetica fino a che, quando aveva 25 anni, le apparve un angelo che le ordinò di tornare in patria.

Tornò così a Costantinopoli e visse nella chiesa dei santi Apostoli nel villaggio di Kallikrateia, a pochi chilometri dalla natia Epibatos per pochi anni: morì infatti in giovane età, forse provata dalle continue privazioni e dai lunghi digiuni cui si sottoponeva.

Il suo culto è diffuso specialmente Grecia e in buona parte della penisola balcanica, e in particolar modo in Bulgaria, Serbia, Moldavia e Romania, dove sorge, nella città di Iasi, il principale santuario intitolato al suo nome. Curiosamente, proprio in Romania, è venerata con il nome di Cuvioasa Parascheva (Pia Parasceva), e questa denominazione ritorna anche in molte altre tradizioni.

È infatti nota anche sotto i nomi di Paraskeva dei Balcani, Petka di Serbia, Parasceve la giovane (forse per distinguerla da una santa Parasceva vissuta a Roma nel II secolo) e diverse altre varianti e attribuzioni di questi due nomi che solo apparentemente sono diversi: sono infatti riconducibili all’antico slavo petko e al greco παρασκευ?, che significano “venerdì”.

Gli studiosi ritengono ipotizzabile che il nome di Parasceva le sia stato attribuito forse in relazione ai riti del Venerdì Santo, o alla sua nascita (o battesimo) proprio in quel giorno, e che tale nome sia stato in seguito tradotto in Petka con la diffusione del suo culto nella penisola balcanica, il che spiegherebbe anche perché le vengano riconosciuti i patronati delle ricamatrici, delle sarte e dei tessitori, in origine attribuiti ad una antica deità slava il cui culto si celebrava principalmente di venerdì.

È anche considerata patrona della Moldavia rumena e della Bulgaria. La chiesa ortodossa celebra la sua memoria il 14 o il 27 di ottobre, a seconda del calendario (giuliano o gregoriano) adottato dai singoli culti nazionali.

 

IL FRANCOBOLLO



Emesso dalla Jugoslavia
il 15 dicembre 1992

Yvert 2442
Dentellato 13 ¾

IL SANTINO*



* Nelle zone della penisola balcanica, dove Petka è principalmente venerata, la tradizione dei "santini" è sostituita da quella delle "icone", piccole immagini di santi dipinte o smaltate su supporto ligneo.