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beata rosa da viterbo
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Santa Pazienza




Sarà forse il pontificato di Francesco a portare finalmente a compimento la canonizzazione di Rosa da Viterbo, da tutti venerata come santa, anche se in realtà è ufficialmente "solo" beata.

Nata nel 1233 nei dintorni di Viterbo da una umile famiglia di contadini, Rosa manifestò fin da fanciulla la vocazione a seguire la vita religiosa. Intenzionata a entrare nell'ordine delle Clarisse, fu però respinta a causa delle sue malferme condizioni di salute. Intorno ai 16 anni ottenne di essere ammessa nell'Ordine Terziario Francescano, seguendo così la regola di san Francesco pur rimanendo in condizione laicale e continuando a vivere in famiglia.

Nella Viterbo di quel periodo, occupata dall'imperatore Federico II e per questo al centro del conflitto tra guelfi e ghibellini, la giovane Rosa sfidava la sua salute precaria e le ire delle autorità predicando in città la fedeltà verso la Chiesa e il papato, tanto che per un periodo lei e la sua famiglia furono allontanati dalla città e inviati al domicilio coatto prima a Soriano nel Cimino e poi a Vitorchiano.

L'esilio ebbe termine nei primi giorni del 1251, quando dopo la morte di Federico II (che a quanto si tramanda Rosa aveva previsto nei minimi particolari) il podestà riammise in città Rosa e la sua famiglia. Il ritorno a Viterbo non coincise però con la ripresa della sua predicazione, perché le sue condizioni di salute erano nel frattempo drasticamente peggiorate, tanto che il 6 marzo di quello stesso anno anche Rosa morì.

Nel 1252 papa Innocenzo IV ordinò un processo canonico del quale però non abbiamo gli atti, e che forse non cominciò mai. Intanto la sua fama di santità continuava a crescere, e nel 1457 Callisto III ordinò un nuovo processo che, a differenza del primo, venne regolarmente svolto; prima della sua conclusione tuttavia Callisto morì , ed il suo successore Pio II non celebrò mai il rito solenne che avrebbe ufficialmente proclamato la santità di Rosa.

Nonostante questo i fedeli continuarono a venerarla come santa, e il Martirologio Romano, che di lei fa menzione per la prima volta nel 1583, fissa la sua festa al 6 marzo, in linea con la tradizione cattolica per cui i santi vengono ricordati nel giorno della morte, che nell'ottica del credente rappresenta in realtà la nascita alla vita eterna.

A Viterbo, città di cui è patrona, viene però festeggiata il 4 settembre, anniversario della traslazione del suo corpo nell'attuale santuario a lei dedicato, avvenuto nel 1258 per volere di papa Alessandro IV. Momento culminante dei festeggiamenti è il trasporto per le vie cittadine della "macchina di santa Rosa", una sorta di torre in legno e tela alta oltre 30 metri e pesante più di mezza tonnellata, portata a spalle da un centinaio di "facchini" lungo le strette vie cittadine dalla chiesa di San Sisto fino al santuario.

Nel 1922 Benedetto XV ha proclamato Rosa patrona della Gioventù Femminile di Azione Cattolica.

IL FRANCOBOLLO



Emesso dall'Italia
il 9 marzo 1984

Yvert 1627
Dentellatura 13¼  x 14¼
IL SANTINO