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Santa Pazienza




Con il nome di Tecla i vari martirologi orientali ed occidentali venerano ben 13 sante, e tutte hanno un tratto in comune: sono martiri dei primi secoli della cristianità. E' dunque lecito pensare che ci si trovi in presenza di un fenomeno che molti secoli più tardi l'antropologo francese Claude Lévi-Strauss sintetizzerà con la formula: "il mito è l'insieme delle sue varianti". All'origine del mito della donna giovane, intelligente, colta e battagliera, disposta a rinunciare alla sua stessa vita in nome della fede ci deve però essere, come sempre accade per i miti, un minimo di verità storica.

E questa verità storica è probabilmente da ricercarsi nella consuetudine, da parte di molte donne di famiglie importanti, di mettere a disposizione le loro case per il raduno dei fedeli e per le celebrazioni eucaristiche del nascente culto cristiano. E' in questo contesto che si inserisce infatti il più antico dei racconti a Tecla intitolati, quello narrato già prima del 200 d.C. nella scrittura apocrifa attribuita ad un religioso dell'Asia Minore, e conosciuto sotto il nome di Acta Pauli et Theclae.

Secondo questo testo, in seguito sconfessato dalla Chiesa ufficiale, Tecla sarebbe stata una giovanetta bella, intelligente, spregiudicata e ricca della città di Iconio, una città importante posta sulla via militare che collegava Nicea ad Antiochia che fu tra le prime ad essere visitata da Paolo per diffondere il vangelo. Affascinata dalla sua predicazione, Tecla volle seguire l'apostolo, e per far ciò non esitò ad abbandonare il suo promesso sposo e a travestirsi da uomo, perché non bisogna dimenticare che all'epoca era ancora in discussione la possibilità che le donne potessero avere un'anima.

Tecla invece predicava e convertiva esattamente come Paolo, e passava indenne attraverso le torture alle quali veniva sottoposta: nella sua Iconio sopravvisse alle fiamme di un rogo al quale era stata condannata dopo che sua madre e il fidanzato abbandonato l'avevano denunciata; ad Antiochia, dove si era rifugiata in compagnia di Paolo, fu gettata in pasto alle fiere dal governatore Alessandro, furioso per essere stato da lei respinto, ma si salvò grazie all'intervento di una leonessa che la protesse dalle altre belve a costo della sua stessa vita; gettata in una vasca colma di squali, venne soccorsa addirittura dalla folgore divina che annientò le povere bestie.

Una figura dunque leggendaria, di cui addirittura si narra che impartisse il battesimo; una sorta di prototipo di diaconessa, a un passo da una possibile ordinazione sacerdotale che la Chiesa, rigorosamente maschilista, ovviamente avversava. Non è un caso, e questo spiega tra l'altro la condanna come apocrifi degli Atti di Paolo e Tecla, che a cavallo del 300 d.C. Tertulliano abbia usato del suo De Baptismo proprio l'esempio di Tecla per denunciare i pericoli della legittimazione delle donne a predicare il Vangelo e ad impartire i sacramenti.

A dispetto di tutte le censure, gli Atti di Paolo e Tecla continuarono però ad avere una grande diffusione soprattutto nella Chiesa orientale, e il culto di Tecla è da sempre stato vivissimo in Anatolia, e in particolare a Seleucia, dove si dice che sia scomparsa dopo che, per sottrarsi all'ennesima persecuzione, era sprofondata in un crepaccio aperto nella roccia per intervento divino. Sul luogo della sua sparizione sorse un santuario, descritto dalla pellegrina Egeria nel diario del suo viaggio in Terrasanta sul finire del IV secolo.

Pare sia stata proprio Egeria, di origine iberica, a diffondere il culto di Tecla prima a Milano e poi in Spagna, anche se altre versioni del mito tendono ad accreditare l'ipotesi che Tecla avesse seguito l'apostolo Paolo nella sua predicazione in varie parti del mondo (tra le quali, appunto, la penisola iberica), e che il suo corpo fosse stato finalmente sepolto a Roma, nelle catacombe che portano il suo nome.

Comunque sia, il suo culto è ancor oggi molto vivo in Spagna, dove una chiesa a lei intitolata nella cittadina di Cervera de la Cañada è stata recentemente dichiarata Patrimonio dell'Umanità: a Tecla è dedicato il bellissimo rosone che appare in effigie al francobollo che accompagna questo articolo.

Il Martirologio romano fissa la sua festa al 23 settembre, mentre la Chiesa greca la celebra il 24 settembre con il titolo di "protomartire tra le donne e uguale agli Apostoli".


IL FRANCOBOLLO




Emesso dalla Spagna
l'8 novembre 2002

Yvert 3508
Dentellatura 14 x 13¾

IL SANTINO