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SAn venceslao
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Santa Pazienza




Benché sia passato alla storia come il "buon re", Venceslao I di Boemia era in realtà un duca, nipote di Borivoj, primo duca storicamente documentato di Boemia, e convertito al cristianesimo da san Cirillo, padre dell'alfabeto cirillico ancor oggi in uso in tanti stati dell'est europeo.

Nei decenni precedenti l'anno 1000 le regioni dell'Europa centrale erano scosse da lotte politiche abbastanza violente, e fu in questo contesto che si affermò il regno di Moravia, della quale il ducato di Boemia era parte integrante. Alle lotte di potere si intrecciavano anche, spesso pretestuosamente, le questioni religiose, e fu così che al cristiano Borivoj succedette il figlio Vratislao, che pur non arrivando a dichiararsi apertamente pagano, prese tuttavia le distanze dai movimenti religiosi e la cui moglie Drahomira, benché battezzata, era tuttavia figlia di nobili pagani e fermamente convinta che chiesa e stato dovessero restare entità separate.

Fu questa convinzione a spingere Drahomira ad osteggiare apertamente Ludmila moglie di Borovoj, nonna di Venceslao e anch'essa santa, accusandola di voler educare il giovane Venceslao come un monaco più che come un regnante. Così, quando nel 921, con la morte di Vratislao, Drahomira divenne reggente in attesa che l'ancora tredicenne Venceslao raggiungesse la maggiore età, la prima cosa di cui si preoccupò fu quella di far eliminare fisicamente la suocera; immediatamente dopo prese provvedimenti atti a limitare l'influenza del clero sulle faccende statali.

Questo non bastò tuttavia a far dimenticare al giovane Venceslao la sua educazione cristiana, e quando cinque anni dopo, raggiunta ormai la maggiore età, divenne a pieno titolo duca di Boemia, esiliò la madre per esercitare cristianamente il suo ruolo di governante.

Dieci anni durò il suo governo, durante i quali prima la madre e poi il fratello minore, Boleslao, tentarono a più riprese di impadronirsi di nuovo del potere. Fino a riuscirci il 28 settembre del 935, quando con la scusa di festeggiare i santi Cosma e Damiano, Boleslao convinse il fratello ad accettare l'invito a una festa nel corso della quale tre sicari pugnalarono a morte il "buon re".

Solo dieci anni durò dunque il "regno" di Venceslao, ma tanto è bastato a fargli guadagnare una imperitura fama di sant'uomo, valoroso guerriero e buon governante. La sua memoria è infatti ancora ben viva nella cultura popolare boema e morava e nella moderna Repubblica Ceca, di cui è il patrono.

E la sua memoria continua ancor oggi ad intrecciarsi con le vicende storiche di quello che fu il suo "regno". Proprio nella piazza a lui intitolata, a Praga, la Cecoslovacchia dichiarò la sua indipendenza dall'impero austro-ungarico nel 1918, e in quell'occasione l'inno "A san Venceslao", un vecchio canto risalente al XII secolo, fu addirittura proposto come inno nazionale del neonato stato.

E sempre in questa piazza, poco più di 50 anni dopo, si diede fuoco Jan Palach, studente universitario di filosofia, in segno di protesta contro l'oppressione sovietica, dando inizio al movimento conosciuto come Primavera di Praga.

IL FRANCOBOLLO



Emesso dalla Repubblica Ceca
il 31 luglio 2013

Yvert 684
Dentellato 11¼ x 11¾
IL SANTINO