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Lettere affidate ai viaggiatori

Thomas Mathà (AIEP)
Le "divise uniformi" degli impiegati
delle Poste Granducali - 1835

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Fig. 1: Lettera da Torino a Firenze 22.10.1846


La mancanza di convenzioni postali, di regole e tariffe uniformi, la suddivisione in molti stati, con monete diverse e necessità di far pagare anche diritti di transito per il recapito della posta straniera rendevano difficile, lungo e costoso spedire una lettera all’estero. In più, molte volte si voleva anche evitare lo spionaggio politico ed economico, che le autorità statali organizzavano per scoprire ciò che i mittenti comunicavano con le loro lettere.

Una delle possibilità era semplicemente affidare una lettera ad un amico o conoscente in viaggio, che aveva poi l’onere di trasportala al destinatario.

Un’impresa delicata, dato che la maggioranza degli ordinamenti prevedeva la “privativa postale”, ovvero il diritto assoluto per le amministrazioni postali statali ad organizzare il servizio postale. Questo comportava per il cittadino il divieto di servirsi di altri terzi per il trasporto e recapito delle lettere; chi veniva controllato (allora i controlli dei viaggiatori era frequente) e trovato che trasportava una missiva di un’altra persona veniva pesantemente multato.

Fig. 2: Dall’interno della lettera

Fig. 3: La Via San Gallo a Firenze nella pianta del Bonsignori (da wikipedia)


Spesso troviamo tali lettere private, ma raramente risulta dal testo chi era l’incaricato del trasporto (poteva diventare una prova pericolosa qualora scoperto). Qui voglio presentare un esempio per una lettera di questo tipo. Scritta a Torino il 22 ottobre 1846 da Giuseppe Canavassi e diretta alla Marchesa Anna Pucci, vedova Bossi, abitante a Firenze in via San Gallo. In quei tempi quasi nessuna lettera inviata con la posta ufficiale recava un recapito di abitazione, in quanto la posta veniva ritirata presso l’ufficio postale (con eccezione delle grandi città come Milano, Parigi, Londra ecc. che avevano già all’epoca servizi di portalettere a domicilio).

Si legge nella lettera che “Approfitto della circostanza che il Sig.r Gasparini (in verità si chiamava Gasperini), Professore di pittura a Firenze, parte per darle notizie di suoi affari i quali vanno sempre in perfetta regola…

Sull’affidabilità del mittente si legge più avanti, “Professore Tommaso Gasparini, persona degna di tutta la stima sotto ogni rapporto.” E notiamo un’altra interessante informazione, che svela le condizioni generali del trasporto di lettere e valori. “Non avrei osato pregarlo d’incaricarsi di qualche somma, mentre le strade non essendo affatto sicure, lui stesso depose danaro ad un banchiere a Torino per non portarlo con lui.

Non ho trovato molto di questo Prof. Gasperini, sembra nato a Pistoia e attivo come scultore a Firenze, allievo del Prof. Lorenzo Bartolini di Firenze.

Un'altra lettera, inviata sempre dallo stesso mittente alla medesima destinataria, inviata nel 1843 mostra quanto si erano risparmiati scrivente e ricevente: il primo 12 soldi fino al confine toscano (60 centesimi), la seconda 6 crazie per diritti toscani interni. La lettera è stata recapitata 3 giorni dopo l’impostazione, mentre dall’altra non abbiamo nessuna indicazione in merito ai tempi della consegna.

Fig. 4: Lettera da Torino a Firenze del 1843, trasportata ufficialmente dalla Posta.


Thomas Mathà
AIEP
28-11-2021


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