Il postalista            

 

Il barone di broglio

I

Questo sonetto politicamente
unn’è tanto corretto, ma mi sia
permesso di parla’ liberamente:
siamo o non siamo in democrazia ?

A me piace pensa’ co’ la mi’ mente
senza fammi incanta’ da chicchessia,
e te lo dico, un me ne importa niente
se un sei d’accordo coll’idea mia.

Un voglio dire che il Risorgimento
unn’abbia imprese belle ed onorate,
tanti italiani corsero al cimento

per vincere o morire, non scordate !
Ma i Mille, è noto, senza il tradimento,
dal Borbone n’avrebbero buscate.

II

So’ centocinquant’anni e un m’è passata
la rabbia d’ave’ perso la Toscana
col plebiscito, quella buffonata,
quando fu confermata la mattana

d’andà co’ piemontesi, e consegnata
in loro mani una Nazione sana
che la Maremma, colla Val di Chiana,
da la morte a la vita avea portata.

Il gangheretto lo fece Bettino
che tradì la fiducia di Leopoldo,
insieme al Boncompagni, ch’era al soldo

dello straniero. O un gli bastava ‘l vino
e ‘l su’ castello, a questo manigoldo?
Ma te vatti a fida’ d’un fiorentino !

Beppe
 

 

Il postalista