Posta Aerea

 

 



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nel 60° anniversario del raid artico Lualdi

di Alfredo BESSONE(A.I.D.A. flash n. 140)

Non è certo un nome nuovo quello di Maner Lualdi, sia per l’appassionato di storia dell’aviazione italiana che per quello di aerofilatelia. Tre i grandi raid che attraggono gli studiosi di entrambe le discipline: 1) il primo volo transatlantico con aereo da turismo “Angelo dei Bimbi” (co-pilota Leonardo Bonzi, da Milano 27 dicembre 1948 a Buenos Aires 14 febbraio ’49); 2) il “Raid Artico” del 1953; 3) il raid “Italiani nel mondo” (co-pilota Ruggero Ruggeri, agosto – dicembre 1957, anzi concluso con ritorno alla base solo l’11 febbraio 1958).
Del raid “Italiani nel mondo” ho già detto sul n° 126 di questa rivista (settembre 2009); ora voglio rivisitare il “Raid Artico” con l’aiuto di quanto raccontato dallo stesso Lualdi nel libro “Silenzio bianco (Cronache dell’Artico)” pubblicato in quello stesso anno presso l’editore Dall’Oglio.
Prima di iniziare mi sembra bello presentare una fotografia tratta dall’archivio dell’United Press (la Società che aveva acquisito l’esclusiva della distribuzione dei servizi giornalistici e fotografici per tutto il mondo), che compendia in modo perfetto pilota, mezzo aereo e percorso (v. fig. 1 e fig. 2).


fig. 1

fig. 2

Lo scopo

Scopo della spedizione giornalistica e cinematografica era quello di ricordare il 25° anniversario del sacrificio di Roald Amundsen, scomparso a 56 anni con altri valorosi nel Mare di Barents nell’opera di soccorso ai naufraghi del dirigibile “Italia” al Polo Nord, accomunando nel ricordo tutti gli esploratori non solo italiani che avevano tentato la via del Polo, dai marinai dell’ “Erebus e Terror” (1845 – 1848) all’equipaggio del “Polaris” (1871), dall’aeronauta svedese Andrée ed il suo pallone “L’Aquila” (1897) alla “Stella Polare” del Duca degli Abruzzi e di Umberto Cagni (1899 – 1900) fino agli italiani scomparsi sulla banchisa.

I mezzi

Facevano parte della spedizione un aeroplano ed una camionetta. L’aereo (di cui era secondo pilota Max Peroli e motorista Pretti) era il “Girfalco” marca I-LUAD, monomotore biposto da turismo costruito da Angelo Ambrosini, del peso di 800 Kg, “… felice, necessario compromesso tra l’aviazione romantica (e, non occorre dirlo, dei poveri) e la tecnica moderna …”, con un minuscolo motore Alfa Romeo a quattro cilindri da 158 HP, con a bordo radiotelefono, radiogoniometro, tenda per due persone, medicinali e viveri. L’aereo era affiancato da una camionetta Alfa Romeo “Matta” con rimorchio (per trasporto di sacchi a pelo, tenda grande, tute di volo artiche, viveri, medicinali, pezzi di ricambio, macchina da scrivere, attrezzatura cinematografica, ecc.). A questi si aggiungevano, al di là del Circolo Polare Artico, altri quattro mezzi a disposizione dei componenti la spedizione: un veicolo cingolato “Smobil” e tre mezzi marittimi che con felice neologismo il Lualdi chiama “fochiere” (solide, piccole navi per la caccia alle foche, “autentiche fabbriche del mal di mare”). La partenza della “Matta” anticipava quella del “Girfalco” in modo da arrivare nei vari scali quasi contemporaneamente.

Le tappe

Il percorso, nella cartina del libro citato, parte da Roma ed in effetti lì, all’Aeroporto dell’Urbe, Lualdi aveva presentato il “Girfalco” ed aveva salutato Autorità e familiari per poi proseguire per Milano con la “Matta”. Il volo prende il via da Milano Linate con prima destinazione Parigi (piccolo aeroporto di Toussus le Noble, raggiunto dopo un erroneo e proibito atterraggio all’aeroporto militare di Brétigny-sur-Orge), poi a Bruxelles (aeroporto di Grimbergen), ad Amsterdam, a Copenaghen (aeroporto Kastrup, 9 aprile), ad Oslo (aeroporto di Fornebu) con incontro con il generale Larsen (che era stato pilota di Roald Amundsen), a Trondheim, alla base di Bardufoss, quindi a Tromsø. Il progetto per il volo del Girfalco prevedeva, verso il 20 – 30 maggio, un volo unico con traversata del Mare di Barents e, via Isola degli Orsi, passaggio sulle Svalbard con puntata verso il Polo Nord, e ritorno sulla stessa rotta.
Il 19 giugno, dopo uno sfortunato e drammatico tentativo del 5 giugno, con un volo di circa 3.000 Km in condizioni atmosferiche proibitive, il “Girfalco” partito dalla base di Bardufoss, raggiungeva il punto, sul Mare di Barents, in cui Roald Amundsen si era sacrificato: lì vennero lanciati pochi fiori appesi ad un piccolo paracadute azzurro. Il lancio si ripeteva verso l’82° parallelo sulla banchisa nel punto in cui si pensava precipitata l’“Italia”.

La documentazione filatelica

Penso obbligatorio incominciare dal corriere postale “ufficiale”, cioè con le buste (500? 1.000?) predisposte per l’occasione dal Gruppo aerofilatelico dell’Unione Filatelica Lombarda di Milano con dicitura a stampa riguardante il raid, immagine dell’aereo e bandiere italiana e norvegese (v. fig. 3).


fig. 3

Il timbro di partenza, di “Milano Ferrovia Posta Aerea”, reca data del 4 marzo 1953, quello di arrivo di Tromsø del 2 maggio. Su tutte le buste, numerate e recanti la firma di Maner Lualdi, è impresso lo speciale cachet illustrato, rosso, con l’immagine di un piccolo aereo che collega idealmente il Duomo di Milano con la banchisa polare. Ugualmente abbastanza note le buste (una ventina secondo il catalogo Pellegrini della posta aerea italiana 1941-1991) spedite dall’Austria (v. fig. 4): recano timbro di partenza di Vienna del 6 marzo, timbri di Tromsø rispettivamente del 20 marzo e del 2 maggio, timbro di censura ad un cerchio (Alliierte Zensurstelle – Z. 1 – 119) e di ritorno al mittente di Vienna del 12 maggio, oltre ad una vistosa etichetta arancione con dicitura per l’inoltro via Milano con il volo speciale di Lualdi. Su tutte il caratteristico cachet speciale rosso del volo.


fig. 4

fig. 5


Da ora in poi penso che ci siano, almeno per qualche aerofilatelista, alcune sorprese. Esse riguardano, innanzitutto, posta privata dai Paesi Italiani (Italia, Vaticano, San Marino, Trieste Zona A), tutte riconducibili al collezionista ing. Rovati di Milano. Gli aerogrammi dall’Italia portano date del 4 o del 12 marzo; quelli dal Vaticano (v. fig. 5) del 5 marzo; quelli da San Marino (v. fig. 6) del 9 marzo; quelli da Trieste zona A (v. fig. 7) dell’8 marzo.


fig. 6

fig. 7

 

Tutti questi documenti recano lo speciale cachet rosso del volo, oltre ai timbri di Tromsø del 20 marzo e del 2 maggio, come quelli dall’Austria. Ciò significa che questo limitatissimo corriere speciale privato (solo le buste da Trieste superano appena la decina, mentre quelle da San Marino e dal Vaticano sono pochissime unità) venne inoltrato (forse dopo una prima tappa aerea che giustificherebbe lo speciale cachet) precedendo l’arrivo di Lualdi. Il corriere venne poi trattenuto a Tromsø fino all’arrivo della spedizione: reca infatti anche la data del 2 maggio, arrivo in quella località del corriere “ufficiale”. (Un breve inciso: chi ricorda quanto avevo detto a proposito del corriere postale “privato” del raid “Italiani nel mondo” che aveva preceduto l’arrivo dell’aereo, vedrà che la situazione sarebbe stata la stessa: le Poste Italiane non potevano affidare un corriere “privato” ad un vettore che l’avrebbe consegnato dopo mesi). Ulteriore motivo di interesse è un documento molto particolare (v. fig. 8), trasportato nel raid. Reca immagine a stampa dell’aereo in volo su una cartina indicante le tappe del raid e dicitura su tre righe “RAID POLARE LUALDI / RAID DELLA “MATTA” / (ALFA ROMEO 1900)”. È affrancato e timbrato in alcune delle tappe del raid: Roma, aeroporto di Ciampino, 18 marzo; Parigi, 1 aprile; Bruxelles, 4 aprile; Amsterdam 7 aprile; Copenaghen 10 aprile; Strömstad (Svezia) 11 aprile; Trondheim (Norvegia) 20 aprile. (Ancora una volta mi richiamo a quanto esposto a proposito del raid “Italiani nel mondo”: anche per esso si sarebbe approntato un corriere trasportato nel raid, affrancato e timbrato in alcune sedi di tappa). Resta un piccolo problema, per adesso insoluto: è volato con il “Girfalco” o è viaggiato sulla “Matta” o un po’ sull’uno un po’ sull’altra? La dicitura della busta, ricordando sia il volo che il raid terrestre, lascia aperta l’interpretazione che più uno desidera. Inutile ricordare, avendone vista ad oggi una sola, che la “tiratura” della busta dovrebbe essere di pochissime unità.


fig. 8

Un’ultima (almeno per quanto ne so io) sorpresa aerofilatelica di questo raid che si è dimostrato così complesso riguarda il documento riprodotto in fig. 9. Si tratta di una busta affrancata con francobollo norvegese (una precedente affrancatura con francobollo statunitense è stata coperta con un bordo di foglio) spedita da Tromsø il 2 maggio 1953 (l’identica data che compare su tutta la posta del raid) verso la Scozia, recante dicitura dattiloscritta su alcune righe che qui si riporta; “Carried over the NORTH POLE / on 25th., anniversary of the / rescue of Gen. Nobile from / the airship ITALIA. 1928. // Date …………….// Courtesy of the pilot // …………… / Sig. Maner Lualdi.” I puntini della data e quelli per la firma del pilota sono completati a mano: “29 – 4 – 53” e “Maner Lualdi” con identici inchiostro e grafia. La busta reca al verso dicitura manoscritta “One of four only” e firma del mittente-destinatario J. Wotherspoon; reca inoltre dicitura a timbro “FROM THE HARRY A. GORDON COLLECTION / AUTHENTICATED BY H.G.I. STAMP CO., N.Y.”. Sembra evidente che il Sig. Wotherspoon, trovandosi a Tromsø (forse per lavoro) in quei giorni, abbia approfittato della gentilezza del nostro Maner Lualdi per far caricare sul suo aereo, probabilmente durante qualche volo di prova, i quattro aerogrammi citati. Che poi non abbiano raggiunto proprio il Polo, è una questione tutto sommato trascurabile.

P.S. Il lettore avrà notato che non tutte le date delle varie tappe sono presenti nell’articolo: Maner Lualdi, nel suo libro, ha privilegiato la descrizione di sentimenti ed ambienti a scapito dei dati che forse interessano di più lo studioso: mi riprometto di completare il lavoro, se possibile, nella prima scappata utile a Milano dove sono conservati gli archivi completi del Corriere della Sera, il giornale che (tra gli altri) aveva sponsorizzato l’iniziativa, seguita passo a passo. (Salvo che arrivino prima, in questo senso, i Colleghi aerofilatelisti milanesi che ringrazio fin d’ora).


fig. 9

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