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La tragica avventura del "Santa Susanna”


di Fiorenzo LONGHI(AIDA Flash n. 144)

Nella notte del 17 settembre 1949 la nave Half Moon della Guardia Costiera degli Stati Uniti captò un breve messaggio radio: Hallo America! Era il saluto che due piloti piemontesi, Giovanni Brondello e Camillo Barioglio, a bordo del Bonanza A35 marca N8526A denominato Santa Susanna inviavano alla terra americana, lottando contro venti contrari e nubi temporalesche, con destinazione New York.

L’idea della traversata dell’Atlantico era nata 21 mesi prima nella mente di un estroso personaggio, Giovanni Brondello, giovane imprenditore nato a Saluzzo nel 1913 ed appassionato d’aviazione, che aveva compiuto il suo primo volo a 17 anni al campo Gino Lisa di Torino. Dopo gli studi liceali, egli si reca in Francia e poi in Svizzera dove diventa ingegnere
e si brevetta pilota civile. Nel 1937, a soli 24 anni, si reca in Africa al seguito di un pilota australiano; gira per tutto il continente effettuando trasporti, pubblicità e voli a richiesta. Nel 1938 rientra in Italia dove fa la controfigura ad Amedeo Nazzari nelle scene di volo per il film Luciano Serra pilota. In seguito parte per l’India e da qui si reca in Cina dove, agli ordini del col. Chennault, vola – unico pilota italiano – per le forze armate di Chiang Kai-shek nel conflitto contro il Giappone. Dalla Cina passa poi in Finlandia per dare il suo contributo alla guerra contro i russi.

All’entrata dell’Italia in guerra, Brondello è ispettore tecnico presso stabilimenti aeronautici dell’area milanese, pur continuando, nel tempo libero, a far da controfigura nei film (ad esempio, Un pilota ritorna, con Massimo Girotti).

Finita la guerra, si reca in Sud America e negli Stati Uniti, continuando a volare come istruttore di volo e collaudatore di aerei da turismo nonché come stunt-man per le scene aviatorie negli studios di Hollywood, facendo da controfigura a numerose star dell’epoca, tra cui Errol Flynn.

Ritornato in Italia brevetta un sistema di costruzione rapido per case prefabbricate, applicato nella ricostruzione postbellica ed un metodo per asfaltare le strade che intende sfruttare anche negli USA.

Intanto sta pensando ad una impresa aviatoria, capace di dargli onori e celebrità, sul tipo di trasvolate solitarie o giro aereo del mondo. Nel febbraio 1946, mentre si trova a Cuba, ne parla col Nunzio Apostolico dell’Avana, monsignor Taffi, che però si limita ad un semplice incoraggiamento. Successivamente a Miami e poi a New York espone l’idea a vari enti e personalità, ma sempre con esiti negativi.

Dopo il suo ritorno in patria, riesce finalmente a trovare credito e finanziamenti a patto che l’impresa unisca l’aspetto sportivo a quello umanitario, e quella che lui propone, la traversata dell’Atlantico non stop nel senso est-ovest (e cioè con venti contrari), ha tutti i presupposti per interessare le forze politiche, religiose e finanziarie che dominano la scena italiana del momento.

Siamo nell’immediato dopoguerra e l’Italia sta risollevandosi dalle terribili distruzioni del conflitto, affrontando enormi problemi politici, economici e sociali.

Migliaia di bambini e ragazzi orfani di guerra, spesso mutilati dai bombardamenti e dalle incursioni, affollano i centri di raccolta che cercano di assicurare loro un futuro. Numerose sono le iniziative intraprese a loro favore all’epoca e possiamo ricordare la trasvolata dell’Atlantico del sud di Bonzi e Lualdi con l’Angelo dei Bimbi da Milano a Buenos Aires compiuta dal 6 gennaio all’11 marzo 1949. (Non molti sono a conoscenza che il raid fu proseguito da Giovanni Vittore e Riccardo Roveda, che intendevano collegare Buenos Aires con New York e poi rientrare in Italia attraverso l’Atlantico. Perirono entrambi in un incidente al decollo a San José in Costarica).

A Torino un giovane sacerdote, don Giovanni Arbinolo, ha raccolto intorno a sé un buon numero di questi ragazzi bisognosi di tutto, con l’intenzione di creare per loro una “Città dei Ragazzi” da intitolarsi a Cristoforo Colombo.

Egli diffonde questo appello con ogni mezzo mediatico: “Una constatazione: Tra le rovine della guerra, a migliaia i ragazzi si avviano senza colpa ad una vita di abbandono e di miseria, e a migliaia le fanciulle corrono il pericolo di un avvenire senza onore.
La Città dei Ragazzi continua a raccoglierli, fondata su questo principio: Bisogna essere educati fin da fanciulli alla concezione di una vita sociale e democratica. Centinaia di ragazzi già tolti dalla strada, con la certezza dell’aiuto che viene dall’oceano, vedono realizzarsi il sogno del loro “Villaggio” atteso da anni.
Anche per i fanciulli senza guida ancora dispersi Iddio oggi fa sorgere una aurora. Raccoglieremo i doni della generosità americana con l’impegno di imparare da essi l’amore per la libertà ed il rispetto per tutti”.

fig. 1 - Myrna Loy (archivio Sguazzi)
la dedica recita: “Nella speranza che questo appello per la Città dei Ragazzi Cristoforo Colombo possa arrecare sollievo a questi tragici, sofferenti ragazzi vittime della guerra. Myrna Loy”

Nasce un Comitato d’Onore presieduto dall’on. Giuseppe Pella con nomi altisonanti: l’arcivescovo Carlo Ferrero di Cavallerleone, numerosi onorevoli della Democrazia Cristiana (Piccioni, Gonella, Scelba, Andreotti, Brusasca, Spataro) ed il Gr. Uff. Generoso Pope, elemento chiave per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica americana in quanto direttore e proprietario del Progresso Italo-Americano e di numerose altre testate statunitensi.

Madrina dell’impresa la celebre attrice Myrna Loy che, su consiglio dell’on. Andreotti, incide su disco un appello a favore dell’iniziativa che viene ripetutamente trasmesso da tutte le emittenti nordamericane. (Fig. 1)

Mentre John Brondello ritorna in America per occuparsi degli aspetti tecnici, a Biella si forma un Comitato Promotore di cui fanno parte, tra gli altri, l’avv. Vittorio Boglietti e l’industriale laniero comm. Eugenio Faudella in veste di principale finanziatore.

Il velivolo scelto da Brondello è un Beechcraft Mod. 35 Bonanza con motore Continental da 185 c.v. il più moderno monoplano da turismo dell’epoca costruito nella fabbrica di Wichita nel Kansas. (Fig. 2)

Le modifiche apportate all’apparecchio ed al motore per adattarlo alla trasvolata comportano oltre 1.200 ore di lavoro; inoltre vengono installati gli apparati di radionavigazione più moderni ed i mezzi di salvataggio d’obbligo per le trasvolate sul mare.

fig. 2: archivio Sguazzi

fig. 3 Brondello in Canada di fronte all’aereo imballato (archivio Brondello)

Il Bonanza viene consegnato alla fine del luglio 1949 e trasferito via terra sino al Canada e trasportato da Toronto a Londra a bordo di un DC.4 della PAN AM. (Fig. 3)

Come secondo pilota viene scelto il ten. Nanni Sguazzi di Livorno, proveniente dalla Accademia Aeronautica di Caserta e dalla aviazione da caccia ed assalto, che ha preparato accuratamente le rotte da seguire presso l’Ufficio Meteo di Capodichino, mentre era di stanza a Napoli. (Fig. 4)

Sguazzi e Brondello compiono insieme il volo di trasferimento da Londra a Parigi e quindi a Biella.

fig. 4: caricature dei piloti (Gazzetta Sera del 28.7.1949)

Da Biella era in programma un volo su Torino con lancio di manifestini di saluto ed il giorno seguente il velivolo doveva raggiungere Torino ed atterrare sulla pista della Aeritalia con seguente visita alla Città dei Ragazzi.

Il 24 agosto, a Biella, l’aereo viene benedetto e battezzato Santa Susanna in onore della piccola figlia di Brondello, di cinque anni, tenuta per mano dalla madrina Myrna Loy.

Frattanto il Comitato fa stampare una brochure pieghevole policroma che riproduce il velivolo, il percorso del raid con le tappe successive e le caricature dei piloti.

Ma all’avvicinarsi della data di partenza il secondo pilota Nanni Sguazzi si ammala di febbri reumatiche e con malincuore deve rinunciare al volo.

Urge perciò trovare un sostituto, anche perché si avvicina la fine di agosto, data oltre la quale il tempo sull’Atlantico peggiora sensibilmente. La scelta cade sul cap. Camillo Barioglio, nato a Torino nel 1916, e proveniente dai reparti aerosiluranti della Regia Aeronautica (due medaglie d’argento ed una croce di guerra); passato alla Caccia, nel giugno 1943 comanda la 370ª Squadriglia a Monserrato equipaggiata con i Macchi C.202 (una medaglia d’argento).

fig. 5: Mappa del volo, dall’interno della brochure (archivio Autore)


Nel frattempo si è costituito un Comitato di Volo presieduto dal dott. Pistoi, segretario della D.C. torinese e dall’avv. Giuseppe Sibille, per coordinare le fasi del volo con gli aspetti organizzativi volti alla raccolta dei fondi.

Si prevede, dopo la traversata atlantica, un giro propagandistico in grandi città degli Stati Uniti, del Canada ed in altre diciotto del Centro e Sud America. (Fig. 5)

Intanto Barioglio compie alcuni voli di allenamento con Brondello per verificare lo stato di funzionamento del velivolo e dei suoi apparati ed, il 27 agosto 1949 acclamato da una gran folla, il Santa Susanna decolla da Biella e, dopo aver sorvolato il Santuario di Oropa per invocarne la protezione, giunge in serata a Torino atteso da un gran numero di persone e da don Arbinolo con un gruppo dei suoi ragazzi. (Fig. 6)

Da Torino, dopo i festeggiamenti, l’aereo decolla alle 15.50 del 30 agosto ed atterra a Lisbona alle 21.00.

A Lisbona i piloti trascorrono i giorni prima della partenza con l’avv. Sibille che li ha raggiunti e col prof. Varela Cid, direttore del Centro Studi Aeronautici ed uno dei massimi esperti di meteorologia mondiali, concertando le date e le rotte del raid. (Fig. 7)

La partenza dall’aeroporto di Sacavem è prevista per l’8 settembre ed i piloti inviano in tale data un telegramma (Fig. 8) di saluto al pilota Sguazzi, rimasto a Torino per malattia, ma deve essere rimandata per un ciclone presente sulle Azzorre.

fig. 6: archivio Sguazzi

fig. 7: Popolo Nuovo 4.9.1949

fig. 8: archivio Sguazzi

fig. 9: archivio Sguazzi

Nel frattempo è partito per New York con un volo di linea l’avv. Sibille, incaricato dal Comitato di predisporre ed organizzare la raccolta dei fondi in Nord America per la costruenda Città dei Ragazzi.

La partenza da Lisbona avviene domenica 11 settembre alle 19.25 alla presenza di 30.000 persone; il decollo dura 48 interminabili secondi poiché il Santa Susanna imbarca circa 990 litri di benzina, 45 di olio, viveri e acqua per tre settimane più il battello pneumatico ed altri volta un aereo da turismo monomotore attraverserà l’Atlantico senza scalo volando in 36 ore da Lisbona a New York.

Dopo aver fatto tre giri di saluto sulla folla, il Bonanza punta verso ovest e, superate le Azzorre malgrado i forti venti contrari, accusa una avaria al serbatoio alare destro che non riesce a travasare il carburante, mentre il sinistro è praticamente vuoto, sbilanciando notevolmente l’aereo, ed i piloti non hanno altra scelta che tornare indietro per riparare il guasto alle Azzorre. (Fig. 9)

L’atterraggio avviene alle 07.30 del mattino a Lajes, nell’isola di Terceira, dopo aver girato sulla zona per diverse ore per smaltire il carburante e dove l’aereo rimane fermo alcuni giorni per le riparazioni.

I piloti manifestano l’intenzione di ritornare a Lisbona, sia per un miglior controllo del velivolo sia per consultarsi col prof. Varela Cid ed eventualmente di rimandare il raid alla primavera successiva ma il Comitato risponde di continuare, partendo da Lajes, in quanto la raccolta di fondi per la Città dei Ragazzi non può attendere così a lungo.

Gli aviatori, cedendo alle pressioni e sacrificando la propria affermazione sportiva alla causa umanitaria del volo, ripartono da Lajes il 16 settembre alle 11.13. La distanza da percorrere è di 4.200 km. A New York sono attesi alle 03.30 del mattino e, malgrado l’ora, un gran numero di persone si è radunato all’aeroporto La Guardia per assistere all’arrivo che, invece, purtroppo non ci sarà.

fig. 10 e 11: La Stampa 18.9.1949 e Gazzetta del Popolo 18.9.1949

fig. 12: Gazzetta Sera 22.9.1949

Secondo una fonte alle 02.20 la torre di New York segnala di aver ricevuto un messaggio che indica la posizione del Santa Susanna a circa 1.500 km da New York, spostato verso Terranova (Cfr. Il Corriere della Sera 20.9.1949, pag. 4).

Altre fonti riferiscono che l’ultimo messaggio ricevuto diceva: “Siamo a 200 miglia da New York, navighiamo sotto le nubi e siamo molto stanchi…”

A mezzogiorno del 17 settembre l’avv. Sibille si mette in contatto con l’ambasciatore italiano a New York, Sig. Tarchiani e dopo due ore iniziano le ricerche per mare condotte da 18 aerei appartenenti al servizio costiero della Marina e della Aeronautica americana, alcuni caccia dell’”Home Coast Guard” e due navi della Guardia Costiera statunitense. (Fig. 10 e 11)

Dopo tre giorni le ricerche vengono sospese per poi essere riprese sulla base di un presunto messaggio di
Barioglio che dichiarava che erano ancora vivi sul battello alla deriva verso le Bahamas, messaggio risultato poi fasullo ed opera di un medium di Assisi.

Intanto il prof. Varela Cid, dopo aver studiato accuratamente le condizioni meteo di quel periodo, insiste perché le ricerche vengano protratte in quanto, ipotizzando un ammaraggio di fortuna ed il salvataggio sul battellino pneumatico, ci sono le condizioni perché l’equipaggio, con le provviste che aveva, sia ancora vivo, ed indica il punto preciso dove potrebbe trovarsi. (Fig. 12) .

Ma le ricerche vengono sospese, mentre in Italia scoppiano le polemiche su tutti i giornali con accuse incrociate tra quelli filogovernativi e quelli dell’opposizione.

Mentre a New York l’avv. Sibille comunica che l’opinione pubblica americana è rimasta molto scossa dalla tragica scomparsa dei due piloti e che pertanto la raccolta delle offerte potrebbe dare risultati superiori alle aspettative, in Italia da più parti si invoca una inchiesta per accertare le responsabilità e l’effettiva competenza dei piloti.

Seguono polemiche e strascichi a non finire, querele tra i membri dei vari Comitati, ma alla
fine tutto si calma. Qualche quotidiano parla esplicitamente di tangenti pretese dal partito che ha appoggiato l’impresa nonché di un contratto che avrebbe garantito ai piloti il 15% del denaro raccolto in America (Cfr. L’Unità del 22.9.1949 e l’Eco di Biella del 6.10.1949).

In definitiva non si è mai riusciti a sapere quanto fu effettivamente raccolto: secondo una affermazione di don Arbinolo, i fondi allora ricevuti bastarono solo per finire il secondo piano ed il tetto. Una cosa appare certa: della somma raccolta, qualunque essa sia stata, neppure una lira andò alle famiglie dei due generosi piloti scomparsi.


L’aspetto postale del volo:

Gli aerogrammi sono costituiti da buste di lungo formato (cm 22,5 x 10,5) sovrastampate, in alto a sinistra:
VOLO TRANSOCEANICO / E / PERIPLO PANAMERICANO / per la Città dei Ragazzi «
Cristoforo Colombo »

In basso a sinistra vi è la sovrastampa, rossa, in cartella cm 4,51 x 1,51: PER VIA AEREA /col
/ « Santa Susanna »

Sotto la cartella è stato apposto il timbro lineare, violetto: IN CORSO PARTICOLARE oppure l’indicazione suddetta è manoscritta.

Le buste recano indirizzo dattiloscritto: Ufficio Volo Transoceanico / Waldorf Astoria / NEW YORK / (U.S.A.) e sono affrancate in esatta tariffa, con francobolli ordinari dell’epoca, per un totale di L. 95 (tariffa in vigore dall’11.8.1948: lettera per l’estero 1° porto L. 40 + sovrattassa aerea L. 55).

Esse recano il timbro di partenza circolare del giorno precedente il decollo del Santa Susanna per il volo da Torino a Lisbona del 30 agosto 1949: TORINO FERROVIA - (POSTA AEREA) - 29.8.49.20 e quello circolare di arrivo: BAIRRO ANDRADE - LISBOA - -6.9.49 - CTT.

Sono elencate al n. 00280 del Catalogo Pellegrini con quantità ignota e senza quotazione per mancanza di informazioni (Fig. 13).

fig. 13: Archivio dell’Autore

Qualche aerogramma reca gli autografi dei piloti, sotto la scritta in alto a sinistra: John Brondello / Barioglio Camillo.(Fig. 14)

fig. 14: Archivio dell’Autore

A questo punto sorgono spontanee alcune domande:

1. perché le buste recano annullo di arrivo a Lisbona del 6 settembre?

2. perché sono sbarcate a Lisbona se sono tutte indirizzate a New York?

3. quante buste erano state preparate?

Tenterò di rispondere attraverso la corrispondenza intercorsa nel 1980 col pilota Giovanni Sguazzi e con mie deduzioni personali. Sguazzi mi scriveva: “Sull’aereo furono caricati due sacchi di buste il cui ricavato sarebbe andato, insieme ai fondi che si dovevano raccogliere in nord e sud America, per la città dei ragazzi di Torino. Due lettere autografate e due senza autografi mi furono spedite in busta chiusa l’8 settembre da Lisbona, stesso giorno del telegramma di saluto”.

Purtroppo i numerosi quotidiani consultati non parlano di posta ma, se è vero che i sacchi erano due, si può supporre che i piloti abbiano scaricato un certo numero di buste a Lisbona incaricandosi di farvi apporre annullo di arrivo (probabilmente nell’Ufficio postale più vicino al loro Hotel) due giorni prima, 6 settembre, della prevista partenza per New York, poi rimandata.
Gli aerogrammi scaricati a Lisbona furono inviati in busta chiusa ad amici o parenti ed altri affidati all’avv. Sibille. Tutte le altre missive sono logicamente andate perdute nell’Atlantico.
L’indirizzo di New York si può supporre quello dell’Hotel in cui soggiornava l’avv. Sibille e dove avrebbero soggiornato anche i piloti se avessero raggiunto la meta. Riguardo al numero di buste preparate suppongo siano state nell’ordine di uno o due centinaia e che i due sacchi menzionati da Sguazzi fossero di piccolo formato per ragioni di peso. Del resto le buste scaricate a Lisbona, considerando quelle che da allora sono apparse sul mercato, sono veramente in numero esiguo e sono da considerarsi rare, specialmente quelle autografate dai piloti.


FONTI:

Corrispondenza dell’Autore con Nanni Sguazzi nel 1980 ed i seguenti giornali dell’epoca:
Gazzetta Sera, Telegrafo, La Stampa, Corriere di Napoli, Stampa Sera, Gazzetta Sera, L’Unità,
Popolo Nuovo, Gazzetta del Popolo, Il Popolo, Eco di Biella. Archivio famiglia Sguazzi e
famiglia Brondello. Si ringraziano i Signori Giovanni Masino e Dario Brondello.


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