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Mio padre in guerra

di Laura PORCIANI

Livorno: 22 ottobre 2005 a casa di mamma. Sto leggendo, per la prima volta e del tutto casualmente, una delle sue preziose lettere:

“16 Dicembre 1941,
Primetta, amore mio, compagnia della mia vita, era un tormento continuo che mi portavo dentro, non trovavo mai il coraggio di dirtelo: ormai sarei partito e solo da li ti avrei detto tutto…….”

Non andai oltre nella lettura, ma rimasi con questo scritto tra le mani per qualche minuto che mi sembrò una eternità per la miriade di pensieri, immagini, domande, che si affollarono di colpo nella mia mente, ma non mi affiorò neanche un minimo ricordo che potesse dare un barlume di significato alla lettera citata sopra.
Era una delle tante lettere che, da quando era morto mio padre, circa 40 anni prima, mia madre le teneva sempre vicino a sé. Mamma le definiva lettere di guerra.
Io non conoscevo nulla di quel periodo e tanto meno del contenuto di quelle lettere.
Da quel momento sono divenute le protagoniste della mia ricerca perché mi hanno permesso di fare molte scoperte, conoscere aspetti di mio padre dei quali non mi ero mai interessata e di scrivere questa storia. Scoprii che, mio padre, scriveva a casa molto spesso, che era sempre molto attento e affettuoso con tutti i familiari, specie verso di noi bambini, eppure io lo ricordavo piuttosto severo, e di poche parole. La disobbedienza di noi bambini si limitava al dire: ma perché? perché si! o perché no! secondo i casi. Punto e basta! Questa era la sua risposta.

Mio padre, nato il 1 Gennaio 1913, quarto figlio, era falegname e sposato con 3 figli.
Ha “vissuto” tutto il fascismo, seguiva molto la politica e ne ha assorbito tutta la insistente e persuasiva propaganda. “DIO-PATRIA-FAMIGLIA” erano le Stelle Polari della sua giovane esistenza, prima come civile, in seguito come soldato di leva, ripetutamente richiamato per periodi di aggiornamento.

Il giorno 10 Giugno 1940, da richiamato, era nella Piazza del Municipio a Viterbo piena di gente in attesa delle dichiarazioni del Duce in merito alla “entrata in guerra” dell’Italia.
Nel suo diario ha scritto:

“L’elemento dei richiamati sempre in borghese come me è dominante e attento…….
....La radio del Dopolavoro annunzia la cittadinanza dell’Avvenimento: il giorno stesso alle ore 18 il DUCE PARLERA’ AL POPOLO:
L’ora ormai è giunta. La voce di LUI domina come un titano gli uomini e le cose; il fato è grandioso, l’evento è storico, al grido di: “POPOLO ITALIANO CORRI ALLE ARMI” l’anima di ogni astante è elevata sopra ogni sentimento individuale e c’è nel: “VINCEREMO” tutto il cuore del DUCE, tutta la misteriosa vicenda di una grande razza, risorta e sospinta verso una avventura meravigliosa.
La “GUERRA è VENUTA” e c’è nell’animo dei più la giustificazione del nostro richiamo”.

Mio padre nelle sue lettere non mancava mai di trasferire sicurezza e positività.
Il suo morale era sempre alto. Rassicurava la famiglia che non ci sarebbero stati problemi, la guerra sarebbe stata breve e soprattutto vittoriosa, di questo ne era veramente convinto. Mai lo hanno sfiorato altri pensieri diversi da questo (ferite, cattura, internamento, sconfitta ecc.).

Tivoli, 16.12.XX - Ultima lettera inviata alla famiglia dal Sergente Bruno Porciani,
prima della sua partenza per il fronte africano


Il 21 Dicembre 1941 partì per la Campagna d’Africa, felice e convinto che la guerra fosse una cosa giusta da fare in quel periodo.

Nella prima lettera dal fronte, mio padre scrive:

“Tripoli 24 Dicembre XX
Carissima Primetta,
…….verranno i giorni in cui non riceverai con facilità le mie notizie,….allora tu non dovrai pensare a male, dovrai avere una fiducia illimitata in me e nelle mie possibilità di superare ogni ostacolo,….Ora io sono di fronte al destino più alto e più bello che un uomo possa desiderare, io farò tutto il mio dovere di soldato e di italiano, io ritornerò lo sento ne sono certissimo,….in tanti anni del nostro lungo amore questa è la prova più bella, e più dura,…… il Signore ci guarda e ci protegge. Bacioni a….”.

Durante il periodo, da Gennaio a Luglio 1942, nel quale mio padre è stato al Fronte in Africa Settentrionale, affrontava la fatica, la sete, la fame, il tormento delle mosche e dei pidocchi, quasi con baldanzoso stoicismo. Non era un eroe, ma non si lasciava abbattere dalle difficoltà. Ci sono stati avanzamenti e indietreggiamenti vari. Conquiste e di nuovo perdite di ciò che avevano conquistato, ma tutto, almeno per lui, faceva supporre che ci fossero ottime probabilità di successo e che presto sarebbero arrivati in Egitto.

Z(ona) O(perazioni) 19.6.42.XX - Lettera scritta su modulo postale inglese (bottino di guerra) ed inviata alla moglie ...con orgoglio

“Z.O. 24 Giugno XX
Mia cara Primetta,
…...In questo momento viene l’ordine di andare avanti….Di me non ho da dirti altro che sto bene e sono allegro, oppure dovrei dirvi tante cose delle nostre travolgenti vittorie, ma allora che vi racconterei al mio ritorno? Perciò ti dico solo che da qui dove sono vedo la terra d’Egitto a occhio nudo penso che non passerà molto che ci metteremo piede”
.

Lettera di risposta del Sergente Bruno Porciani, inviata dal fronte al primogenito


“Z.O. 9 Luglio 1942
Mia Cara Primetta,
ieri ho ricevuto molta posta… una di mamma e una di babbo completamente censurata, ma che cosa ci aveva scritto?.....Da ogni lettera traspare l’entusiasmo che la nostra avanzata ha suscitato in Italia, noi siamo fieri e orgogliosi di questo omaggio, altre mete più luminose ci attendono e noi faremo anche l’ultimo sforzo…..Baci vostro Bruno
".

10 - 15 Luglio 1942 - Prima Battaglia EL ALAMEIN
Postazione Anticarro M37 47/32

 

Purtroppo non andò così! Il 17 Luglio 1942, mio padre fu catturato, alle sei del mattino, dagli Australiani sul crinale di Ruweisat nei pressi di El Alamein. Erano a circa 100 km dalla conquista di Alessandria d’Egitto che, data la differenza di quota, vedevano ad occhio nudo.
Per mio padre non fu solo una sconfitta militare, ma lui la visse come qualcosa di personale molto dura da superare, non aveva mai preso in considerazione questa eventualità, così si sentiva inutile alla Patria ed era fortemente umiliato per non avere mantenuta la promessa di tornare vincitore.

Adesso cosa avrebbe raccontato alla moglie ed ai propri figli?