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Spigolature storico-postali sul "Foglio d'ordini" del Ministero delle Comunicazioni della R.S.I.

Lorenzo Oliveri

Molti anni fa durante un'asta della ditta Ghiglione di Genova acquistai un volume rilegato che raccoglieva i numeri del "Foglio d'Ordini" pubblicati settimanalmente dalla Direzione Generale delle Poste e dei Telegrafi della Repubblica Sociale Italiana, relativi agli anni 1944-45.

Non era propriamente il periodo storico-postale del quale mi interessavo allora (Regno di Sardegna), ma pensai che, prima o poi, la pubblicazione mi sarebbe tornata utile e la riposi in biblioteca. In questo lungo periodo di "clausura", dovendo fare delle ricerche sull'utilizzo delle macchine per le affrancatrici meccaniche, ho ripreso in mano il volume e l'ho riletto a fondo, ricavandone una serie di informazioni e considerazioni su quel periodo. Ritengo che ciò possa essere di qualche utilità non solo per gli studiosi di storia postale, ma che, pur attraverso notizie apparentemente poco significative, contribuisca a farci conoscere meglio alcuni aspetti di quel tormentato momento storico.


Prima di passare a riprodurre parti del volume vorrei fare alcune considerazioni di carattere generale. Innanzitutto devo sottolineare che la maggior parte delle informazioni contenute nella pubblicazione si riferisce a provvedimenti riguardanti il personale dell'Amministrazione Postale: col procedere nella lettura del volume si nota come questa prevalenza rispetto ad altre notizie relative ai servizi postali si faccia via via più rilevante, finché negli ultimi numeri del "Foglio d'Ordini" (4-5-6 e 7-8-9 del gennaio 1945) essa diventi assoluta. Questa "evoluzione" a mio parere non deriva dal fatto che non vi fossero notizie importanti da comunicare, ma che proprio sulle notizie relative ai servizi postali, come vedremo attraverso alcuni esempi, sia stata esercitata una vera e propria censura, che col tempo ha portato alla loro totale soppressione. Ogni numero del "Foglio d'Ordini" è firmato dal ministro delle Poste Augusto Liverani, catturato e ucciso il 25 aprile e appeso a Piazzale Loreto insieme a Mussolini. La carta usata, già di scadente qualità nei primi numeri, diventa pessima dal luglio 1944, quando, per risparmiare, viene anche ridotto il formato della pubblicazione (in compenso in testa appare il nuovo stemma della R.S.I.). Non so se gli ultimi numeri presenti nel volume siano davvero gli ultimi pubblicati, ma, tenuto conto che a fine gennaio 1945 la situazione generale della Repubblica Sociale Italiana era ormai definitivamente compromessa, questa ipotesi appare plausibile.



LE MACCHINE AFFRANCATRICI DISTRUTTE

Confrontando i due elenchi riguardanti le affrancatrici dismesse, appare subito evidente un particolare: nell'elenco di dicembre viene indicato il motivo della fine dell'utilizzo, mentre queste indicazioni scompaiono in quello del mese di gennaio (e nei successivi).

Certo, se la maggior parte delle macchine vengono distrutte "a seguito di incursione nemica", significa che molte città stanno subendo pesantissimi bombardamenti, tali da arrivare a distruggere un piccolo oggetto quale una macchina affrancatrice (e non dimentichiamo che in quel periodo di grande carenza di francobolli l'utilizzo di queste attrezzature era diventato ancora più prezioso). Quindi meglio stendere un velo sui motivi della dismissione.

 

IL FRONTE ALLEATO AVANZA

Negli elenchi compaiono anche i nomi di diverse località in cui la ricevitoria postale "è chiusa temporaneamente". Quel "temporaneamente" è chiaramente eufemistico, visto che avanzando nei mesi si vede come si tratti di uffici postali man mano sempre più vicini alla cosiddetta "linea gotica". Poiché anche queste informazioni possono diventare un elemento indiretto per capire l'andamento del conflitto, ad un certo punto pure queste notizie scompaiono.



Inizialmente nel "foglio d'ordini" vengono ricordati i numerosi (e via via sempre in numero crescente) postelegrafonici caduti, prima con luogo e cause della morte, poi semplicemente i soli dati personali e, infine, scompare anche l'elenco dei caduti. Gli ultimi numeri in mio possesso si limitano, come già accennato, a lunghi elenchi di personale promosso, licenziato, o gratificato con aumenti o passaggi di grado e numeri di assegni o libretti postali smarriti.

Concludo con due notizie molto particolari. La prima riguarda l'eccidio e la totale distruzione del paese di Marzabotto, indirettamente testimoniata dallo smarrimento dei bolli guller e dalla perdita del materiale dell'ufficio postale "a causa di eventi bellici".


Nonostante il clima di rigida censura, sorprende come nella seconda sia addirittura riportata l'attività dei gruppi partigiani (per denunciarne le "malefatte"?).

Lorenzo Oliveri

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