Il Gufo e l'arte di gufare
 
Sergio De Benedictis

Anche se non lo ammettiamo pubblicamente siamo un po' tutti superstiziosi e lo siamo indipendentemente dalla nostra cultura, razza, etnia o classe sociale di appartenenza.

Tutto ciò che ci colpisce in maniera negativa lo attribuiamo a qualcosa fuori dalla sfera della nostra influenza come se il concetto filosofico del “libero arbitrio” non ci appartenga.

Ed ecco quindi che sono stati classificati oggetti ed animali che con la loro presenza o nel momento della loro materializzazione arrecano o sono presagio di avvenimenti funesti che potranno accadere nell’immediato. E di contro, come autodifesa, sono stati anche classificati oggetti ed animali che possano fungere da “antidoto” contro queste negatività.

Ci sono poi alcuni animali che a secondo dell’epoca o della latitudine diventano simboli di fortuna o presagio di sfortuna: è il caso del nostro gufo, un “simpatico” rapace, anche un po' buffo con quei suoi tipici ciuffetti sopra le orecchie.

Si muove di notte e nelle tenebre caccia una gran quantità di piccoli animali, quali topi, scoiattoli, pipistrelli e insetti, riuscendo a mantenere in tal modo il giusto equilibrio nel suo ecosistema.

Di giorno dorme, mimetizzandosi, grazie al colore del suo piumaggio, all’interno delle cavità di alberi o fra le pietre di vecchi ruderi. Le sue dimensioni variano tra i 35 e i 40 cm di lunghezza e la sua apertura alare raggiunge i 100 cm; è caratterizzato dal fatto che non potendo muovere gli occhi la natura lo ha dotato di una testa alquanto mobile, tanto da poterla ruotare di ben 270°. Popola Nordamerica, Europa e Asia in zone in cui ritroviamo foreste e boschi.


Come viene considerato nella tradizione popolare?

Per via del loro verso cupo, la natura schiva e le abitudini notturne, vengono spesso rappresentati come creature oscure e maligne e di conseguenza è considerato un “uccello del malaugurio”. Una leggenda spagnola racconta che appunto il suo verso rappresenta il lamento delle anime ormai trapassate e quindi foriero di solitudine, disgrazia e sfortuna.

 

Nel medioevo era invece simbolo di saggezza e sapienza e pertanto nella tradizione fiabesca e nel mondo dell'animazione impersona un animale saggio ed erudito, che diffonde la sua cultura a tutta la comunità animale con cui entra in contatto, ma è anche molto pignolo e permaloso. Per tal ragione Disney lo utilizzo per il personaggio di Anacleto, il gufo saggio che vive con il Mago Merlino nel famoso film di animazione “La spada nella roccia”.

 

Anche oggigiorno continua ad avere questa doppia valenza: se da un lato sembra essere di buon auspicio averne una raffigurazione in casa tanto da aver alimentato un mercato collezionistico, dall’altro continua ad avere un significato negativo che ne ha fatto “derivare” il verbo “gufare”.

Pertanto chi auspica il male di qualcuno, la sua sventura o semplicemente desidera la “caduta” di un avversario non fa altro che “appollaiarsi su di un ramo e intonare il verso del gufo”.

Ma spesso non ci si rende conto dei propri sbagli e si addebitano i propri fallimenti a “fantomatici gufi” che in realtà sono solo nella nostra fantasia!