L'Aquila
 
Sergio De Benedictis



Rapace per eccellenza, per il suo aspetto maestoso e regale identifica il potere temporale di Sovrani e Stati ed in tal senso la ritroviamo spesso effigiata all’interno dei nostri oggetti postali.








L’identificazione del volatile con il potere e la forza lo possiamo far risalire ai Romani; icona di Giove, identificava la supremazia dell’Imperatore in quanto capo dell’esercito. Ogni legione ne aveva assegnata una come insegna ed era accuratamente portata e conservata dall’aquilifer; grave la sua perdita in battaglia.

La sua prestanza fisica è caratterizzata da becco potente e uncinato, ampie ali e artigli ricurvi e affilati; piombano dall'alto rapidissime sulle prede per poi afferrarle a volo radente.

 

A qualificarne le doti ci pensa l’Alighieri che nella sua “Commedia” così ci parla del sommo cantore Omero, paragonandolo al nostro pennuto:





Quel signor dell’altissimo canto,
che sovra gli altri com’aquila vola


Inferno IV, 95-96


D'altra parte, anche l'antico proverbio latino: Aquila non capit muscas (L'aquila non cattura mosche)
che sta ad indicare come i grandi non si curino delle piccole cose, attribuisce automaticamente all’aquila il simbolo di grandezza.

L’aquila è altresì rappresentata frequentemente su monete e banconote fin dai tempi dei greci e dei romani. In tempi moderni gli Stati Uniti ne hanno fatto largo uso.