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  Maria Luisa di Borbone reggente del Regno d'Etruria in visita ad Arezzo
di Roberto Monticini
 

Maria Luisa di Spagna, infanta di Spagna per nascita (San Ildefonso, 6 luglio 1782 – Roma, 13 marzo 1824), fu per matrimonio regina d'Etruria e duchessa regnante di Lucca.

Appartenente al ramo spagnolo dei Borboni e figlia del re di Spagna Carlo IV e di Maria Luisa di Borbone-Parma. A tredici anni, nel 1795, andò in sposa a Ludovico I di Borbone, duca di Parma e Piacenza che venne creato Infante di Spagna.

Dall'unione nacquero due figli: Carlo II di Parma (22 dicembre 1799 - 16 aprile 1883), sposò Maria Teresa di Savoia, figlia del re Vittorio Emanuele I di Sardegna e di Maria Teresa d'Austria-Este e Maria Luisa Carlotta (2 ottobre 1802 - 18 marzo 1857), sposò il principe Massimiliano di Sassonia, vedovo di sua zia Carolina di Parma, come seconda moglie.

Il matrimonio si rivelò felice, anche se offuscato da problemi di salute di Ludovico: era fragile, soffriva di problemi al petto, e dal momento che durante l'infanzia batté la testa su un tavolo di marmo, soffrì anche di attacchi epilettici. Col passare degli anni la sua salute si deteriorò ed egli divenne sempre più dipendente dalla moglie.
Nel 1801, in virtù del Trattato di Lunéville, Ludovico fu costretto ad accettare da Napoleone il trono di Toscana con il titolo di re d'Etruria.

Nel mese di agosto arrivarono nella loro nuova capitale, Firenze. Il generale francese Murat era stato mandato a Firenze per preparare il Palazzo Pitti per loro. Maria Luisa e Ludovico erano entrambi pieni di buone intenzioni, ma furono accolti con ostilità dalla popolazione e la nobiltà li vedeva come dei semplici strumenti nelle mani dei francesi. Le finanze erano in stato deplorevole, il paese era stato rovinato dalla guerra, dai cattivi raccolti e dal costo di dover mantenere le truppe francesi di stanza in Etruria, che solo molto più tardi furono rimpiazzate dalle truppe spagnole inviate da Carlo IV.

Ludovico morì il 27 maggio 1803 all'età di 30, a causa di una crisi epilettica. Maria Luisa doveva fungere da reggente per il figlio Luigi Carlo, il nuovo re d'Etruria.
Anche se Maria Luisa ormai si era affezionata a Firenze, Napoleone aveva altri piani per l'Italia e la Spagna: "Temo che la Regina sia troppo giovane e il suo ministro troppo vecchio per governare il Regno d'Etruria", disse. Maria Luisa fu accusata di non aver fatto rispettare il blocco inglese in Etruria. Il ministro francese le ordinò di lasciare Firenze immediatamente. Dovette cedere alla decisione di Napoleone e lasciò in fretta il regno per tornare dalla sua famiglia in Spagna. Maria Luisa e i suoi figli lasciarono Firenze il 10 dicembre 1807, e il loro futuro era incerto. Napoleone annetté il territorio alla Francia e concesse il titolo di "Granduchessa di Toscana" alla sorella Elisa.
(Estratto da Wikipedia: 12/6/2017)

A quasi tre mesi dalla morte del marito, Maria Luisa, vedova profondamente religiosa e madre reggente del trono Toscano, decide di cercare conforto nei santuari di Verna e Camaldoli,includendo nel suo pellegrinaggio, anche una sosta in Arezzo.

Il viaggio ebbe inizio nel settembre del 1803: prima tappa a Vallombrosa, quindi ai Santuari del Casentino, arrivando l'8 settembre a Bibbiena. Il giorno 9 settembre giunse ad Arezzo all'una e mezzo pomeridiane entrando da Porta Fiorentina. 30 Fanciulle, facendo ala ai lati della sua carrozza, gettarono fiori al suo passaggio.

Gli aretini si erano molto prodigati per ricevere Maria Luisa: i Magistrati avevano distribuito Elemosine a 1.200 Poveri, la Nobiltà si era adunata al Casino ed aveva eletto due Deputati per preparare l'accoglienza, il 26 di agosto alcuni Negozianti si erano impegnati per la costruzione di un ampio Anfiteatro nel Prato del Duomo dove organizzare quattro Corse di Cavalli da svolgersi nei quattro giorni di permanenza della Sovrana.

In carrozza Maria Luisa giunse fino al Palazzo Vescovile ed il Vescovo Agostino Albergotti le destinò un Quartiere. Non è dato sapere dove sia stata ospitata, due le ipotesi: in Palazzo delle Statue in via Ricasoli - Palazzo Albergotti - (residenza dei Granduchi nelle loro visite in città - Palazzo realizzato su Progetto del Vegni del 1792), oppure in uno dei piani del Palazzo Vescovile che, dal 19 o 20 dicembre 1275 fino al 10 gennaio 1276, data della morte, aveva ospitato Papa Gregorio X.

La Sovrana, dopo aver presenziato ai vari cerimoniali fece subito visita alla Madonna del Conforto, ma, essendo già stata approntata la prima Corsa, si portò sul Prato del Duomo alla preparata Corsa de' Cavalli con Fantino.

Non posso fare a meno di trascrivere come le si presentò il Prato: un Anfiteatro di forma ellitrica, il cui perimetro era Braccia fiorentine circa 800, costrutto, come si disse, dalli Artisti della Città spontaneamente in pochissimi giorni, animati dal solo desiderio dì dimostrare il loro cuore con questo omaggio all' adorabil Sovrana. Era l' Anfiteatro composto di Palchi di legname a cinque gradi con quattro Ingressi ornati di varj pezzi di Architettura, ed altra Ellisse interiore concentrica a quella dei gradi formiva colla prima la Corsia larga Braccia 24. per il Palio destinato.

Tante le acclamazioni tributatele fin dalla sua prima apparizione: Tre volte si degnò la M. S. girare intorno per la Corsia, ed era ben commovente il vedere, e l'udire unanime esultanza di circa 7000. Persone disposte regolarmente nei gradi dell' Anfiteatro, e nell' Interno Parterre.
Soffermatevi sul numero significativo degli astanti: ben 7.000 persone presenti all'evento per vedere sia il Palio che la Sovrana.

Non può lasciare indifferenti lo scrupolo posto nell'esecuzione delle opere per regalmente accoglierla: Fermossi l' adorata Regnante al Palco Regio sollevato sopra Colonne di Ordine Dorico, nel Portico delle quali era larga scala, che diramata in due montava ai Terrazzini, i quali davano ingresso nel Piano superiore al Nobil Palco, e sue Camere' di ritirata, come pure a quelli dei Magistrati, Deputati, e Persone della Corte Reale tutto maestosamente immaginato d' Ordine Composito.
Non sarà da meno la coreografia offerta anche dalla Cattedrale illuminata a giorno per tutto il Tempio con più di 3000 lumi a cera.

Tra le tante udienze da lei accordate vi fu anche quella concessa al Nobil Don Francesco Paroni Capitano della Guarnigion Parmigiana della Piazza aretina. Richiamo alla memoria che prima di diventare Regina d'Etruria, Maria Luisa, avendo sposato Ludovico di Borbone era diventata Duchessa di Parma e Piacenza ed aveva quindi conservato truppe a lei fedeli, la Toscana dato che i Lorena avevano ridotto al minimo le spese, poteva contare su di un esiguo numero di militari.

Dopo gli incontri istituzionali e gli evviva del popolo aretino, la Sovrana alle 10 del mattino seguente lascia Arezzo per raggiungere Cortona dove giunse in serata, dopo essersi fermata alla Fattoria della Sacra Religione di S. Stefano in Montecchio.

La lastra commemorativa, applicata sulla parete del loggiato della chiesa della Madonna delle Grazie del Rivaio a Castiglion Fiorentino, ci fa sapere che la regina, durante la sua visita alla città di Cortona, si era fermata, sia all'andata che al ritorno, in quel "Tempio". Occorre ricordare che quella che ora si chiama Via Piave, all'epoca era la Strada Regia Aretina o Romana (come veniva chiamata dai castiglionesi) e correva sotto le mura del paese.

Ringraziamo per le immagini Alberto Del Bianco
per avercele gentilmente realizzate

Il 12 settembre la Sovrana è di ritorno ad Arezzo e trova ad accoglierla sessanta dei più eleganti, e ben nati Giovani Aretini a cavallo che sono stati ammessi a fare da scorta alla carrozza reale.

Qui gli aretini superano se stessi e per trovare incanto agli occhi della Sovrana, si offrono addirittura di condurre a braccia la Reale Carrozza verso il Palazzo Vescovile, anche se lei, regalmente, rifiuta preferendo cavalli e ruote.

Dopo il pranzo, nello stesso giorno Maria Luisa compie tre visite: in Cattedrale per baciare l'immagine della Madonna del Conforto, i corpi di San Donato e del Pontefice Beato Gregorio X; successivamente, in carrozza, si reca in Pieve a baciare la Sacra Testa di San Donato e da ultimo, nel Tempio della SS. Annunziata, va a visitare il Simulacro di Maria Santissima delle Lacrime (la chiesa era infatti sorta a seguito del miracolo della Madonna delle Lacrime avvenuto il 26 febbraio 1490).

Concluse queste tre visite, è giunta l'ora della Corsa e la Sovrana questa volta si reca al Prato, dove in suo onore è stato allestito un Giardino decorato di Statue, Guglie, Agrumi, altri ornamenti, ed ana fontana nel mezzo lo spazio assai vasto dell' interiore Parterre.

La partenza: Lasciati i contrasegni della sua munificenza con regali cospicue larghe elemosine ai Poveri, e Carcerati la mattina del 13. Settembre, dopo aver ammessa nell'anticamera la Nobiltà, ed assistito alla S. Messa celebrata da Monsig, Vescovo nella Cappella, del suo Palazzo, alle ore otto, e mezza si vide partire col suo seguito la Regina accompagnata da sessanta Giovani Aretini a Cavallo, ai quali concedè di stare presso alla Carrozza sua perfino alla Posta di Levane. Quattro Nobili aretini la precedettero di qualche ora e l'aspettarono a Montevarchi.

Dalle testimonianze rinvenute risulta possibile ricostruire gli spostamenti di Maria Luisa: l' 8 settembre è a Bibbiena, giunge ad Arezzo il 9, il giorno 10 si dirige a Cortona fermandosi a Castiglion Fiorentino e Montecchio, il 10 si ferma a Cortona, il 12 dopo una nuova sosta a Castiglioni è di nuovo ad Arezzo ed il mattino del 13 prende la via del ritorno passando per Levane e Montevarchi.

Il 23 settembre: una solenne messa per le "Anime del Purgatorio", la benedizione del SS. Sacramento impartita dal Vescovo e la concessione di 40 giorni di Indulgenza ai fedeli intervenuti, celebrarono il felice rientro della Sovrana a Firenze. S.M., da parte sua, fece pervenire agli aretini "un ricco gioiello consistente in un cappio, nappa guernita di brillanti legati a giorno di considerabil valore" dedicato alla miracolosa Immagine di Maria SS. del Conforto.

Dopo questo breve riassunto vi suggerisco di leggere interamente il contenuto della pubblicazione, sicuramente più ricco ed affascinante, che contiene anche 10 pagine di Sonetti dedicati alla Sovrana. Io mi sono proposto unicamente di mettere in evidenza qualche momento di quell'avvenimento storico così rilevante per la città di Arezzo.