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  Giovanni Battista Baldelli, militare e letterato, tra gli insorti del Viva Maria
di Roberto Monticini

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Ho acquistato recentemente una lettera datata 4 gennaio 1820, spedita a Firenze e diretta a Siena al Cav. Celso Bargagli, Provv. dell'Ufficio Generale delle Comunità.

L'esame storico postale non manifesta nessuna particolarità: sono comuni sia il bollo in partenza di Firenze, come pure il datario in arrivo di Siena e la tassa di 2 crazie pagata dal destinatario; al suo interno troviamo le usuali formule convenzionali di ossequio: colui che scrive ringrazia per gli auguri inviati alla sua persona nell'imminenza del nuovo anno.

Accende invece curiosità ed interesse l’Autore dello scritto tale Giovanni Battista Baldelli, la cui conoscenza possiamo approfondire attraverso il sito:
http://www.treccani.it/enciclopedia/baldelli-boni-giovanni-battista_(Dizionario-Biografico)/

BALDELLI BONI, Giovanni Battista. - Nato a Cortona il 2 luglio 1766, dopo aver frequentato le Scuole pie di Firenze, entrò a sedici anni nel Sacro e Militare Ordine di S. Stefano.

Fu a Pisa allievo della scuola della marineria stefaniana e seguì i corsi dello Studio. Ma la neutralità della Toscana e il disarmo della flotta disposto da Pietro Leopoldo indussero il B. a cercare altrove la gloria delle armi: nel 1786 egli si arruolò sotto le bandiere del re di Francia, servendo dapprima nel reggimento "Royal Italien" formato da elementi italiani e poi nel reggimento di cavalleria "Royal, Allemand". In Francia lo colse la rivoluzione ed egli si schierò dalla parte dei realisti e degli emigrati, militando nel campo dei principi reali e nell'esercito austriaco e prussiano contro le armate rivoluzionarie (*). Dopo l'epilogo di quelle sfortunate campagne rientrò in Italia dedicandosi agli studi.

L'interesse per il Machiavelli, destato in Toscana dall'edizione delle opere patrocinata nel 1782 dal granduca, e la scoperta della tomba del segretario della Repubblica fiorentina da parte del Rimbotti nella chiesa di S. Croce a Firenze spinsero l'Accademia fiorentina a celebrare degnamente l'autore del Principe. Fu incaricato il B. che del Machiavelli disse l'elogio nella pubblica tornata di quell'accademia del 7 agosto 1794. L'Alfieri gli consigliò di pubblicare il discorso, che il Foscolo (Prose letterarie, Firenze 1850, II, p. 461) giudicò cosa veramente degna. L'Elogio del Machiavelli del B. (Londra, ma Firenze, 1794) fu più volte ristampato, in occasione di alcune edizioni delle opere del Machiavelli. Pregevole sotto molti aspetti e soprattutto perché fu la prima trattazione monografica completa del Petrarca che si avesse in Italia, deve essere considerato un altro suo lavoro: Del Petrarca e delle sue opere; libri quattro (Firenze 1797; 2 ediz. accresciuta e corretta, postuma, ibid. 1837). A lui sembra si debba attribuire anche un volume di Lettere italiane scelte (Faenza 1792).

Il B. progettò con mons. A. Fabroni, provveditore dello Studio pisano, un'edizione delle opere latine del Petrarca. Ma la guerra lo tolse al suo sereno ozio letterario. Combatté contro le armate francesi che stavano invadendo l'Italia. Con il grado di capitano guidò un gruppo d'armati che difesero la Romagna toscana, e poi, promosso maggiore, diresse la resistenza antifrancese nella Val di Chiana superiore e nel 1799 fu tra gli insorti di Arezzo. Ma la restaurazione granducale ebbe breve durata (luglio 1799-ottobre 1800); superata la crisi provocata dalla sfortunata spedizione in Egitto, i Francesi tornarono vittoriosi in Italia e il B. seguì l'esercito austriaco in ritirata. Congedatosi, intraprese lunghi viaggi nell'Europa centrale e settentrionale, spingendosi fino in Scandinavia, e rientrò in Toscana nel 1804.

Nel 1806 il B. pubblicò la Vita di G. Boccacci (Firenze). In quello stesso anno su L'Ape (a. III, n. VIII, 30 marzo 1806, pp. 337-356) comparvero tre sue lettere in cui venivano criticate talune affermazioni sulla letteratura italiana contenute nel saggio di Madame de Staël De la littérature considerée dans ses rapports avec les institutions sociales (Paris 1800). Di lì a poco pubblicava l'Indice manuale delle migliori edizioni degli scritti allegati nel Vocabolario della Crusca (Firenze 1807). Nel 1808 fu chiamato a far parte della classe della Crusca nella rinnovata Accademia fiorentina. In quel periodo il B. scrisse una Lettera all'ab. Carlo Denina (Collezione di opuscoli scientifici e letterarii, XVI, Firenze 1812, pp. 84 ss.) e un Ragguaglio sul trattato degli alberi della Toscana del prof. G. Savi (ibid., XIV, Firenze 1810, pp. 48 ss.). Ricostituita nel 1811 l'Accademia della Crusca, che Pietro Leopoldo aveva soppresso nel 1783, egli venne nominato tra i dodici soci residenti di essa e vi ricoprì cariche importanti: fu tesoriere fino al 1815 e nel 1817 arciconsolo, cioè presidente.

Sotto la sua presidenza si dette vita agli Atti dell'Accademia della Crusca, e su di essi (I, Firenze 1819, pp. 285 ss.) comparve il suo Saggio di storia fiorentina nei secoli XII e XIII, in cui sosteneva tesi vincolistiche in economia e ravvisava negli ordinamenti rigidi che la regolavano il motivo essenziale della fioritura della mercatura e della ricchezza di Firenze, la cui decadenza, di contro, imputava al rilassamento dei costumi e all'eccessivo estendersi dell'istruzione, che egli considerava retaggio delle classi dominanti. Nel Saggio sulle antichità primitive (Fiesole 1825) il B. raccolse alcuni suoi precedenti saggi, che egli aveva illustrato in pubbliche adunanze della Crusca (Discorso intorno alla cronologia degli Egizi ed alle dinastie di Manetone, già in coll. di opusc. scient. e lett., XVIII, Firenze 1814, pp. 3 ss.; Del culto di Zoroastro o religione dei Persiani, già in Nuova collez. di opuscoli e di notizie di scienze, III, Fiesole 1822, pp. 489; Riflessioni storiche sopra Sanconiatone, già ibid., pp. 540 ss.; Dei misteri Eleusini, già ibid., IV, Fiesole 1823, pp. 104 ss.; Saggio di antichità primitive, già ibid., III, Fiesole 1822, pp. 54 ss.). Del B. sono inoltre i Viaggi di Marco Polo illustrati e commentati (Firenze 1827), in cui si trovano una Storia delle relazioni vicendevoli dell'Europa e dell'Asia dalla decadenza di Roma fino alla distruzione del Califfato; Il Milione di Marco Polo, testo di lingua del sec. XIII; Il Milione di Messer Marco Polo, secondo la lezione ramusiana.

Negli ultimi anni di vita il B. fu preso dall'attività pubblica. Dopo aver ricoperto la carica di provveditore dei Presti, di sopraintendente della Real Casa e Corte, di prefetto di palazzo, di direttore dell'uffizio revisioni, venne nominato consigliere di Stato e governatore civile e militare di Siena, dove la morte lo colse il 25 genn. 1831.

(Bibliografia nel link sopra riportato)

 

(*) - in: siusa.archivi.beniculturali.it leggiamo anche: "... Giovan Battista è anche nominato barone dell'Impero da Napoleone nel 1809 ... sotto le bandiere del re di Francia, dove lo coglie la rivoluzione; qui si schiera dalla parte dei realisti, militando dapprima nell'esercito francese, poi nell'esercito austriaco e prussiano contro le armate rivoluzionarie.