pagina iniziale "arezzo"            le schede            gli aggiornamenti             il postalista
 
  Il bollo a sbarre RR.POSTE
di Roberto Monticini

PERCORSO: Le schede di Arezzo > Altri cataloghi filatelici di Arezzo e provincia > questa pagina

PERCORSO: La Storia Postale > questa pagina > Di Bollo in Bollo

AGGIORNAMENTO: Roberto Garavelli, RR.POSTE di Casale Monferrato.

Una cartolina illustrata di Arezzo, diretta alla sua frazione di Pratantico, con il francobollo annullato con il bollo a sbarre RR.POSTE, da me recentemente acquistata, ha destato la mia attenzione e stimolato il mio interesse ad approfondire.

La letteratura sul bollo RR.POSTE e le impronte ad oggi conosciute

Paolo Vaccari, nell’ultima ed ormai datata edizione del Catalogo degli “Annulli numerali italiani”, fa cenno di questo bollo a pag. 16: “il bollo RR.POSTE è noto anche abbinato al bollo tondo riquadrato di Colle Val d’Elsa 8.12.1898” poi, alla Fig. 17 - Bollo tipo numerale a sbarre con la dicitura “RR.POSTE” in uso presso la stazione ferroviaria di Chivasso. La lettera giunse a Milano il 4.7.1896.

Mario Pozzati nell’Annullo n. 153: “… ne vennero forniti anche con la dicitura "RR. Poste" al posto del numero, forniti in via sperimentale in alcune provincie per essere usati dagli agenti rurali per bollare le corrispondenze raccolte lungo il percorso e destinate a località successive, e quindi da non far transitare per l'ufficio di appoggio (B.U. n. 11/1895 § 307, in "Storie di Posta" n. 14 pag. 60/61). Il loro uso si registra in maniera del tutto sporadica, con casi fino alla metà del secolo scorso (si veda anche "L'Annullo" n. 123).”

L’Annullo n. 123, riporta l’esistenza di altre impronte conosciute del bollo e alcuni suoi utilizzi dal 1930 al 1941:

Oltre alle impronte rinvenute nel periodo 1935-41 in arrivo a Volterra, nell’articolo sono presentate altre 3 impronte: la prima in una busta indirizzata a Petroio (Siena o Firenze?) non databile, la seconda diretta a Cardè (Cn) in transito Cuneo 29.05.1894 11M, in arrivo Cardè 30.05.1894 e l’ultima in una cartolina inviata a Torino, affrancata con c. 1 della Floreale emesso l’1.7.1901 e valido fino al 31.12.1925.
Italo Robetti, presumibile estensore dell’articolo, si pone la domanda del: “perché sia stato costruito, a quali uffici sia stato fornito e quale uso ne sia stato fatto”.

Franco Filanci ha scritto di questo bollo nel suo articolo “La Bolzetta vien dalla campagna”, “Timbro e fischietto” parte terza, in Storie di Posta 14, volume dieci, 2002.
La fonte riportata è il Bullettino postale-telegrafico n. XI, giugno 1895, dove si dà notizia che il Ministero, in via sperimentale, doterà cinque provincie (Torino, Cuneo, Novara, Udine e Siena) “di un piccolo bollo, colla legenda R. POSTE... per poter annullare i francobolli apposti su lettere che sieno consegnati loro (agenti dei servizi rurali) a mano, o che eglino estraggano dalle cassette, e che sieno indirizzate lungo il loro percorso”.
Alla distribuzione dei bolli sarà provveduto da parte dell’Economato centrale alle Direzioni delle cinque province e da queste agli uffici da cui dipendono gli agenti rurali.

L’articolo è in parte ripreso ne “Il Novellario” volume 2°, dove Filanci aggiunge che l’esperimento rimase tale per lo scarso successo avuto e che viene da pensare che quell’insolito bollo, fosse frutto del riciclaggio di un bollo realizzato molto tempo prima, forse come bollo muto su corrispondenze sfuggite alla bollatura.

Nell’articolo altre due impronte, la prima su una cartolina illustrata diretta a Isole in comune di Varallo, al tempo in provincia di Novara, priva di luogo e data di partenza. La seconda è ancora una cartolina illustrata, spedita il 13 marzo 1902 e diretta a Forgaria in provincia di Udine.

Ne “Il Monitore della Toscana”, anno I, numero 0, Stefano Giovacchini pubblica una lettera con un bollo RR. POSTE, annullatore, spedita dal Comune di Radicondoli il 4-12-1898, diretta al Comune di Castelnuovo Val di Cecina (PI), dove è presente anche il bollo tondo-riquadrato Colle di Val d’Elsa nel fronte, oltre al bollo in arrivo di Castelnuovo di Cecina. L’autore dell’articolo scrive: “è possibile ipotizzare che la Direzione provinciale delle Poste di Siena abbia inviato il bollo RR.POSTE all'Ufficio Postale di Radicondoli in sostituzione del cerchio grande”. Scopriamo trattarsi della stessa lettera descritta da Paolo Vaccari e menzionata all’inizio di questo articolo.

L’immagine di Giovacchini, pubblicata su “Il Monitore della Toscana”, è di una corrispondenza, “Anagrafe”, tra Sindaci, partita da Radicondoli e diretta a Castelnuovo Val di Cecina, che transita per l’ufficio postale di Colle Val d’Elsa.

L’ufficio di Radicondoli, che al tempo disponeva di un bollo a cerchio grande, in caso di sua rottura, quasi certamente, lo avrebbe sostituito con un altro in dotazione o, comunque, sarebbe ricorso al bollo speciale a date, certamente in sua dotazione, per cui possiamo presumere che la lettera sia giunta a Colle con il francobollo sfuggito all’annullo e, l’impiegato, secondo le disposizioni, lo abbia annullato utilizzando il muto RR.POSTE accompagnandolo con il proprio bollo tondo-riquadrato utilizzandolo sul fronte della missiva, anziché al verso, come a significare: “il francobollo l’ho annullato io”.

Prendiamo ora in esame il bollo utilizzato ad Arezzo, tenendo ben presente che: - la provincia non era tra le 5 interessate alla sperimentazione; – è probabile che a quella data l’Ufficio avesse in dotazione più di un bollo tondo-riquadrato; - anche questa cartolina, come le altre, è priva di datario - non possiamo sostenere che di bollo di emergenza si tratti, quindi non resta altro che supporre che il francobollo, in un primo tempo non obliterato, lo sia stato poi annullato con il bollo RR.POSTE, al momento dello smistamento per la consegna a Pratantico.


La cartolina ha data manoscritta nel fronte: 19.10.1903, è stampata ad Arezzo ed è diretta a Pratantico, frazione di Arezzo, priva all’epoca di ufficio postale.

Successivamente alla prima stesura di questo articolo, Giuseppe Di Bella mi ha informato che In "Storia delle comunicazioni postali nell'isola di Sardegna" di F. Caboni, G. Caddeo, G. Di Bella, G. Licata, a pag. 70 vi erano le immagini di due pieghi viaggiati nel 1880 e presentano l'annullo RR.POSTE:

Due corrispondenze che si rivelano molto interessanti, la prima: da Tortolì --.02.1880 a Cagliari, nella quale il francobollo, risultato annullato troppo debolmente, a Cagliari viene nuovamente obliterato con il bollo muto RR.POSTE.

La successiva immagine è di un piego da Monserrato (11.10.1880) a Cagliari; Monserrato è Collettoria solo nel 1888, nel 1880 disponeva probabilmente di un servizio rurale che la collegava al capoluogo. La missiva doveva necessariamente essere obliterata a Cagliari. L'addetto alla bollatura, in un primo tempo, ha annullato solo con il datario e i restanti valori, non obliterati, sono stati notati solo al momento dello smistamento per la consegna e quindi annullati con il bollo RR.POSTE.

Sempre Giuseppe di Bella ci ha inviato successivamente altre due immagini del bollo utilizzato sempre in Sardegna ed ancora a Cagliari:


La prima è l'immagine di un piego da San Vito a Cagliari del 11-12-1876. S. Vito è collettoria di 2ª dal 1.9.1866, dipendente da Senorbì, quest'ultimo oblitera la missiva, ma a Cagliari, risultando il numerale a punti impresso a Senorbì, troppo leggero, provvedono a riannullare il francobollo con il bollo muto RR.POSTE.

La seconda immagine è quella di un piego da Elmas a Cagliari (16-07-1878), Elmas è Servizio Rurale dal III trim. 1874 e probabilmente non disponeva ancora del bollo corsivo, dipendeva da Cagliari, la lettera è affrancata all’origine per 10 cent. (posta tra Sindaci).
L'addetto alla bollatura, in un primo tempo, ha annullato solo con il datario e i restanti valori, non obliterati, sono stati notati solo al momento dello smistamento per la consegna e quindi annullati con il bollo RR.POSTE.

****

Alessandro Papanti ci segnala l'utilizzo di un bollo RR.POSTE che è da ritenere sia stato effettivamente impresso a Volterra.

Si tratta di un cartoncino con stampata la pubblicità di una ditta catanese. La presenza del lineare di Volterra, annullatore insieme al bollo RR.POSTE, fa ritenere che ambedue siano stati apposti da quell'ufficio postale ed usati come bolli annullatori di emergenza o forse di favore. Anche se in mancanza di date di riferimento, il francobollo da c. 10 della serie detta Imperiale, fu emesso il 21 aprile 1929 ed ebbe validità fino al 18 luglio 1946, fino al 30 settembre 1944, era sufficiente per affrancare le stampe, giusto come si presenta questo oggetto postale.

****

Roberto Garavelli arricchisce la nostra ricerca con una nuova impronta RR.POSTE, questa volta utilizzata a Casale Monferrato in una cartolina postale diretta in città.

Il bollo, anche in questo caso, è stato utilizzato nel ventennio, e non è stato apposto un bollo datario.
Difficile poter sostenere che sia stato usato per il suo fine primario: cioè il mancato annullo del francobollo da parte dell'ufficio postale di partenza, poichè la cartolina dovrebbe essere stata portata, insieme ad altre, all'u.p. di Casale Monferrato e da qui consegnata al postino per la consegna. Più facile sostenere che sia stato usato come bollo di emergenza che,comunque, avrebbe dovuto essere usato abbinato ad un bollo datario. Viene pure da pensare che sia stato utilizzato il primo bollo che l'impiegato ha avuto a portata di mano, certo è che, ricevuto sicuramente insieme al bollo numerale a sbarre, era ancora nella dotazione dell'ufficio e scarsamente utlizzato.
La tariffa ci lascia perplessi, se la cartolina (precetto?) sia stata accettata per essere assoggettata a tariffa stampe o a recapito autorizzato.

Le impronte del bollo RR.POSTE analizzate:


Considerazioni finali

a) - Il bollo RR.POSTE è sicuramente stato dato in dotazione agli uffici principali sul finire del 1876, mentre erano in corso le sperimentazioni dei primi numerali a 6, 8 e 11 sbarre, che portarono poi all'adozione di quello a 11 sbarre, tante quante il timbro RR.POSTE.

b) - Il timbro RR.POSTE era stato concepito come bollo muto destinato a obliterare le corrispondenze sfuggite alla bollatura.

c) - Nei 65 anni durante i quali ne abbiamo documentato l'uso, il bollo RR.POSTE risulta essere stato sempre utilizzato come timbro per obliterare francobolli sfuggiti all'annullo o troppo debolmente annullati.

d) - Possiamo escludere, l’utilizzo del bollo RR.POSTE, come bollo di “emergenza”, che meglio sarebbe stato definirlo: “sostitutivo” o “di restauro” (Filanci). La disposizione ministeriale n. 353 del 31 agosto 1893, lo aveva introdotto e ne disciplinava l'uso:

BOLLO SPECIALE A DATE SENZA NOME DI PAESE
Quanto prima sarà distribuito a tutte le Direzioni provinciali uno speciale bollo a date, senza nome di paese, da valere per sostituire temporaneamente i bolli ordinari degli ufizi o delle collettorie, che dovessero essere ritirati per riparazioni.

Le Direzioni dovranno ritirare i bolli logori, mandando in cambio il bollo senza leggenda agli ufizi interessati, i quali lo adopereranno, applicandolo insieme al bollo nominativo, in modo che le due impronte restino vicine una all'altra.

La disciplina che regola la distribuzione e l’uso del “Bollo speciale a date senza nome di paese” aveva dettato le sue linee direttive già nei due anni precedenti alla menzionata sperimentazione, pertanto, senza alcun dubbio, sposiamo la tesi di Filanci sull’uso del bollo RR.POSTE: “Date le caratteristiche (barre annullatrici e dicitura generica) era un bollo muto ideale”.

e) - Per la sua funzione ed escludendo i 4 utilizzi dell'ufficio postale di Cagliari, non risulta quasi mai agevole individuare l'ufficio che lo ha apposto, se in partenza o in transito o in arrivo, e pertanto neppure quando sia stato utilizzato, non essendo previsto il suo abbinamento né con il timbro nominativo, né con un datario.

f) - Ne ritroviamo l'utilizzo negli anni del ventennio fascista, in questo periodo è difficile individuare il perchè se ne faccia uso, vuoi perchè non è sempre comprensibile quale sia l'ufficio che lo ha apposto, vuoi perchè risulta apposto dallo stesso ufficio di partenza, ma il non essere accompagnato dal bollo datario, ne farebbe escludere l'uso come bollo di emergenza. In questo caso sarebbe utile conoscere se, dopo l'uso del RR.POSTE, l'ufficio abbia ricevuto il bollo guller implementato nel datario dall'Era Fascista, per cui nei giorni di indisponibilità del guller si sia fatto uso del bollo RR.POSTE.

Era mio interesse riepilogare e rimettere a fuoco i punti principali degli studi sul bollo, con l’obiettivo di promuovere un rinnovato interesse, scopo che giustifica anche la pubblicazione nel web delle precedenti riflessioni e commenti. Fiducioso che si realizzi questo proposito, nutro la speranza che qualche collezionista serbi memoria di aver studiato, o almeno conosciuto questo bollo prima di averlo protetto alloggiandolo in qualche cassetto e quindi, riportandolo in salvo, ce ne invii l’immagine.

I miei ringraziamenti a Giuseppe Di Bella per le immagini che mi ha gentilmente fornito ed a Franco Filanci per la sua fondamentale consulenza, naturalmente anche a tutti coloro che mi hanno inviato i loro ritrovamenti e che trovate citati nella nostra ricerca.

Roberto Monticini
09-04-2023