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  HEREFORD, il campo per non cooperatori
Enrico Bettazzi

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Dei militari italiani catturati dagli Alleati fra il 1940 e il 1943, 51mila furono trasferiti in prigionia negli Stati Uniti. Dopo l'armistizio, in assenza di precisi ordini militari, non tutti i prigionieri accettarono di cooperare con gli americani. Tremila non cooperatori furono concentrati a Camp Hereford, in Texas.

Tra questi anche diversi aretini. Uno di questi, Adriano Angerilli, maceratese di nascita ma da sempre (103 anni) aretino, ha scritto un libro sulla propria esperienza in quel campo considerato punitivo; coloro che rifiutarono di collaborare nelle I.S.U. (Italian Service Unit), furono progressivamente trattati sempre peggio e liberati ben dopo gli altri, nel 1946.

Tra i compagni di prigionia che rammenta, vari concittadini:
C’era Siro Brogi, il medico Salvadori, quello che era all’ufficio sanità del Comune, poi c’era l’avvocato Dini di Capolona, Gaetano Vasca impiegato alla Banca d’Italia e un certo Luccioli… Mi pare che ci fosse anche il figlio dell’Ing. Tavanti, che lavorava alla Provincia”.

Ne aggiungiamo un altro, di cui abbiamo una piccola parte dell’epistolario: il tenente Dyalma Magnanensi, come gli altri catturato nel 1943 in Tunisia alla fine di quella sfortunata campagna militare. Questi prigionieri (circa 300.000) vennero spartiti tra le potenze vincitrici: alcuni rimasero in Africa Settentrionale (Algeria, Tunisia, Marocco) in mano ai francesi, altri ai Britannici, i più “fortunati” in mano agli statunitensi. I prigionieri furono sottoposti a spostamenti, funzionali all’andamento della guerra ed alle necessità dei loro detentori.

Il tenente Magnanensi del 21 Rgt. Artiglieria della div. Trieste, venne inizialmente recluso nel campo n. 126 di St. Cloud.
Dyalma Magnanensi capiamo appartenere ad una famiglia legata al fascismo, da come scrivono nella corrispondenza a lui destinata nel maggio del 1945, quando la sorella gli accenna ad una persona internata, a guerra finita, nel campo di Terni, campo famoso per avere ospitato tutti coloro che erano ritenuti compromessi dagli Alleati con il regime fascista.

Scrive la sorella Liliana:
18 maggio 1945...il Sor Antonio è a Terni internato, ma a casa sua sperano di riabbracciarlo presto. Ci dicono che sta bene...La guerra è finita e ci auguriamo che ormai il più sia passato.”

Ma soprattutto in coerenza probabilmente alle sue convinzioni, Dyalma Magnanensi viene a sua volta spedito nel campo per non cooperatori di Hereford, in Texas.
La sua odissea, dopo la cattura, era partita da Orano, in Algeria. Scrive a casa dal campo di prigionia n.8, in Gran Bretagna, localizzato a Warth Mills Camp, Bury, nel Lancashire:
31/7/43
Carissimi, sono in Inghilterra in un campo provvisorio. Tra breve invierò il mio stabile indirizzo al quale potrete scrivermi finalmente. Il viaggio da Orano con un mare ideale e senza notevoli avventure si è prolungato per 9 giorni, ma non mi ha dato alcun fastidio. Salute ottima. Le dolorose vicende italiane ci tengono in ansiosa apprensione. Cercate di avere ogni possibile riguardo… Salvadori è rimasto in Africa…
.”.

Dalla Gran Bretagna fu trasferito prima a Fort Meade, poi a Hereford. La famiglia , dopo un primo invio di corrispondenze a Camp Monticello in Arkansas, scriverà sempre a Fort Meade. L’epistolario ,numerato e alternato da casa e dal campo di prigionia, constava probabilmente di una cinquantina di corrispondenze, con lunghi mesi di vuoto di notizie; le residue, presenti per la maggior parte in collezione di Roberto Monticini, ci danno interessanti notizie circa le regole di scrittura, i ritardi postali dovuti alle circostanze del fronte, gli instradamenti effettuati a seconda della cronologia di scrittura, la modulistica utilizzata.

Il 21 novembre 1945 è ancora prigioniero e scrive da Hereford: “Non mi sono mai mosso dal maggio 1944”. per sottolineare che non si trovava più a Fort Meade, come la sorella gli aveva scritto nell’indirizzo di spedizione ancora nel maggio del ‘45.

Qualche mese dopo sbarcherà finalmente a Napoli, assieme agli altri reduci.

Enrico Bettazzi
24-04-2021

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

L. PREVIATO, Prigionieri italiani in Gran Bretagna (1940-1947), Milano, 2000;
A. ANGERILLI, Hereford, Texas: onore e filo spinato, Ritter, 2010;
F. G.CONTI, Hereford. Prigionieri italiani non collaboratori in Texas, Il Mulino, 2021;

https://www.pastorevito.it/campi-prigionieri-di-guerra-italiani-in-nord-africa/;
https://www.ilpost.it/2010/06/24/gli-italiani-di-hereford-texas/;
http://www.informarezzo.com/permalink/1175.html.



Cartolina postale per prigionieri di guerra, di tipo britannico (Army Form w.3493); presente il timbro rosso della censura britannica e il timbro circolare in inchiostro viola col numero del campo britannico ove arrivò, provvisoriamente, il tenente italiano. La cartolina è scritta il 31/7/43 e l’ufficiale è preoccupato per la situazione italiana (sbarco alleato in Sicilia, caduta del governo Mussolini):”Le dolorose vicende italiane ci tengono in ansiosa apprensione”. (Coll. E. Bettazzi)

Messaggio Vaticano (Segreteria di Stato di S.S.), mod. 67, datato 18/9/43 che informava la famiglia che il militare era in una lista datata 4/7/43 pervenuta all’Arcivescovado di Algeri e si trovava nel campo n.126 di St. Cloud. Manoscritto “dato disperso dal 13/5 trovasi ora in Inghilterra”. (Coll. R. Monticini)

Cartolina della Croce Rossa Italiana, posta aerea per prigionieri di guerra, presenti timbri della Croce Rossa Comitato Provinciale e dell’Oberkommando della Wehrmacht. Il timbro guller di Arezzo C.P. è infatti del 15/5/44, data di avvicinamento del fronte dal sud. Affrancatura per posta aerea per complessive lire 2,75. Instradamento via Lisbona per New York. Ad un anno dall’inizio della prigionia questo era il settimo tentativo di corrispondenza da casa (vedasi numero manoscritto a lapis blu); ulteriore scritta “ricevuto il 3/9/44”. Per il passaggio del fronte per Arezzo le comunicazioni poi si fermarono per mesi. (Coll. R. Monticini)

Modello W-1 del 24/5/44 della Delegazione Apostolica di Washington scritto dal tenente Magnanensi, ancora nel campo di Fort Meade, Maryland. (Coll. R. Monticini)

Messaggio C.R.I. (mod.III) del 8/6/44. Data la situazione del fronte in Italia (Roma raggiunta dagli Anglo-americani il 4/6) il messaggio probabilmente parte in ritardo il 15/12/44 (timbro di censura ottagonale britannico). Manoscritto “Giunta il 10/2/45”. (Coll. R. Monticini)

Speciale biglietto urgente (parte di risposta) della Croce Rossa Comitato Internazionale di Ginevra da utilizzare in caso di mancanza di notizie da più di tre mesi. Annotato “ricevuto il 28/3/45”. (Coll. R. Monticini)

Cartolina in franchigia della Croce Rossa, mod. 37 A, datata 24/1/45, con interessanti notizie circa la riscossione di un vaglia spedito prima della capitolazione della Tunisia tramite la posta militare italiana, andato disperso. Postalizzata da Arezzo Centro il 24/1 per posta aerea, senza affrancatura per il servizio aereo, via Lisbona – New York. Ricevuta il 13/3/45. (Coll. R. Monticini)

Corrispondenza del 3 marzo 1945. Interessanti notizie sul servizio postale. Il trasporto è diretto (Arezzo ormai liberata da mesi) e la cartolina postalizzata da Arezzo Ferrovia il 7/3/45 viene ricevuta il 27/4. (Coll. R. Monticini)

Cartolina in franchigia della Croce Rossa, sempre stampata localmente dalla tipografia cittadina Zelli, scritta il 27/4/45 (Liberazione di Milano 25/4): a Dyalma, non cooperatore, la sorella scrive:
“Sentiamo che tu sei preoccupato tanto per le nostre sofferenze. Io vorrei sapere chi vi racconta tante panzane!”. Postalizzata da Arezzo Centro il 28/4/45, ricevuta l’8/6. (Coll. R. Monticini)

Cartolina postale per prigionieri di guerra predisposta dalla Croce Rossa Italiana Comitato provinciale di Arezzo, su mod. 37A, spedita il 18/5/45, a guerra finita, al familiare, indirizzata ancora a Fort Meade, in Maryland. (Coll. E. Bettazzi)

Cartolina postale per prigionieri statunitense (Form No 7-1) postalizzata dal centro di smistamento di N.Y., scritta dal campo di Hereford, Texas. Timbro rettangolare di censura U.S. Army examiner. Indicazione di franchigia (postage free) come tutte le corrispondenze ordinarie per p.o.w.. Il mittente scrive il 21/11/45: “Aspetto sempre qualche vostra letterona, perché sono ancora un po' nelle nuvole sia per la vostra vita che per quella di Arezzo.” (Coll. E. Bettazzi)