introduzione schede aretine il postalista | |||||||
Dalla fine delle insorgenze toscane del 1799 al Regno d’Etruria |
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di Roberto Monticini e Laurent Veglio | |||||||
PERCORSO: Arezzo racconta > questa pagina > Posta Militare Vedi anche: 1796 - Il miracolo della Madonna del Conforto di Roberto Monticini AGGIORNATO al 24-03-2022 Nell’articolo: L'occupazione francese del 1799 e l'insorgenza del Viva Maria: lettere e manifesti abbiamo trattato delle insorgenze toscane che, sul finire del 1800 ed i primi del 1801, ebbero il loro epilogo con la definitiva occupazione della Toscana da parte dell’esercito francese. 9 Nivose an. 9 (30 dicembre 1800)
23 pluviose an 9 Républiquaine (12 febbraio 1801)
3 germinal an 9 (24 marzo 1801) La lettera è indirizzata al cittadino Manhès, uomo di legge a Aurillac, département du Cantal, France. L'autore della missiva è tale Charles-Antoine Manhès, che può fregiarsi di un ottimo percorso militare (generale nel 1809). La Poste aux Armées assicura l'inoltro della posta per i soldati sul territorio italiano, servendosi di propri corrieri e postiglioni fino all'ufficio di confine francese scelto in quanto ufficio di cambio. La circolare n° 8 del 3 fruttidoro anno 8 [21 agosto 1800] che detta le disposizioni per i soldati che operano in Italia, individua gli uffici di cambio in Nizza e Chambéry. Da queste città, la posta militare viene trasportata dalla posta civile insieme alle corrispondenze interne francesi. Il porto da pagare a carico del destinatario è di 7 décimes e copre il tratto tra confine e Aurillac. Le corrispondenze militari non pagano mai il percorso in territorio straniero (legge 27 giugno 1792 e decreto 29 ottobre 1792). La "distanza tariffaria" di 7 décimes corrisponde a 501 / 600 chilometri, il percorso è Chambéry / Lione / Clermont-Ferrand (vedi la cartina in allegato, Tabella della posta-lettera, 1800). Charles-Antoine Manhès inizia la sua lettera con sottile ironia: Charles-Antoine Manhès, nella lettera, afferma di avere dei problemi con un Commissario della guerra che lo ha addirittura denunciato al generale Milhaud, accusandolo di aver calunniato lo stesso generale. Charles-Antoine Manhès però, pochi giorni dopo questo fatto, incontra a Firenze sia suo fratello che lo stesso generale Milhaud, il quale davanti ai due fratelli brucia la lettera di denuncia. Riferimento storico: Coalizzatesi con le truppe Cisalpine del Gen. Pino, le formazioni napoleoniche sconfissero, il 14 gennaio 1801, l'armata napoletana a Monteriggioni, i francesi occuparono Siena, costringendo Ferdinando IV a sgomberare la terra di Toscana e obbligandolo alla pace di Firenze (28 marzo 1801). Ferdinando IV dovette cedere la sua parte dell'Isola d'Elba (l'altra restò in mano inglese), i territori di Piombino e dello Stato dei Presidi.
28 marzo 1801
Dopo Marengo, Napoleone aveva preteso i ducati di Parma e Piacenza; volendo mantenere la Spagna alleata, egli cercò un compenso per i Borboni che regnavano a Parma, trovandolo nella Toscana. Passaggio sancito poi con il trattato di Aranjuez (21 marzo 1801). Il trono di Firenze venne innalzato a rango reale con il nome di "Regno d'Etruria". L'infante Ludovico fece il suo ingresso a Firenze il 12 agosto 1801: giunse con la moglie Maria Luisa ed i suoi figli che furono ricevuti dal Murat e scortati a Palazzo Pitti. Il Regno di Etruria aveva iniziato il suo cammino sotto tutela francese: cammino che, per un regno, si rivelò assai breve. Il 1° settembre 1802 l'Elba (sgombrata dagli Inglesi dopo la pace di Amiens) e la parte di terraferma del principato di Piombino vennero annessi alla Francia anziché passare al Regno d'Etruria. Ludovico ottenne in cambio lo Stato dei Presidi. Napoleone, intanto, era divenuto "Primo Console" a vita.
Pietro Giribone, Paolo Vollmeier, Le Armate Francesi in Italia (1792-1814), Paolo Vollmeier Editore, Castagnola, 2015, pag. 261; |
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