|
La posta dei prigionieri di guerra |
|
|||||||||||||
I campi di concentramento: |
||||||||||||||
| Vinicio Sesso | ||||||||||||||
Successivamente alla pubblicazione su www.ilpostalista.it del mio articolo “La Certosa di Padula: campo di concentramento nella prima e nella seconda guerra mondiale” è pervenuta alla mia casella di posta una cortesissima mail della sig.ra Maria Marchetti, raffinata collezionista ma soprattutto grande esperta delle vicende dei prigionieri di guerra e dei campi di prigionia durante la seconda guerra mondiale, che mi segnalava che nella II guerra, a partire da aprile/maggio ‘42 e fino all’armistizio, la stessa Certosa fu un campo per ufficiali alleati prigionieri degli italiani, il n. 35. Mi allegava anche le immagini di due pezzi della sua collezione invitandomi ad integrare l’articolo. Ovviamente lo faccio con piacere ringraziando Maria per la sua squisitissima disponibilità nei miei confronti ogni qualvolta le chiedo chiarimenti o informazioni. Il campo P.G. N. 35 venne messo in funzione nel maggio del 1942 a Padula. Per ospitare prigionieri di guerra di grado superiore dell’esercito alleato e militari di truppa con funzioni di attendenti. La capacità del campo era di 490 posti. All’apertura del campo furono registrati 468 prigionieri così suddivisi: inglesi: 315 di cui 253 ufficiali
Busta da Il Cairo per prigioniero detenuto nel campo 35 a Padula
Progressivamente il numero di prigionieri inglesi aumentò a seguito della decisione dello Stato Maggiore del Regio Esercito di concentrare in un unico campo i prigionieri inglesi. Il sito www.campifascisti.it riporta le presenze nel marzo 1943 di 610 prigionieri di cui 580 inglesi. Al comando del campo si avvicendarono, nel tempo, tre colonnelli: Pasquale Santoro dall’aprile del 1942 al settembre, Giuseppe Cosentini nell’ottobre 1942 ed infine Mario Gori dal novembre fino a luglio 1943. Tra luglio ed agosto il campo venne chiuso con trasferimento dei prigionieri nel campo 19 situato a Bologna-Due Madonne. Il campo, sia pur situato in una zona con buone condizioni climatiche, presentava svariate criticità legate soprattutto sia alla mancanza di servizi adeguati (mancanza di riscaldamento e scarsi servizi igienici) sia al vitto che risultava insufficiente. Inoltre la struttura risultava fatiscente. Ciò nonostante le condizioni di detenzione dei prigionieri possono essere definite soddisfacenti poiché il campo era dotato di ampi spazi esterni per potersi dedicare sia allo sport che alle passeggiate. Mentre all’interno era possibile seguire vari corsi e dedicarsi alla lettura. Il sito www.alleatiinitalia.it, sul quale è possibile trovare molte informazioni circa i campi di prigionia dei militari alleati in Italia riporta anche numerosi tentativi di fuga dal campo di Padula: “Clamorosa è l’evasione, realizzata nella notte tra il 12 e il 13 settembre 1942, di ben 14 prigionieri, 13 ufficiali e un soldato. Verranno tutti ricatturati, ma non prima del 25 settembre, con gli ultimi tre acciuffati addirittura a Bisceglie, sulle coste pugliesi. Dopo la fine della guerra la magistratura militare britannica avviò delle indagini circa il comportamento dei comandanti del campo accusati di aver violato la convenzione di Ginevra in materia di trattamento dei prigionieri. Non risulta, però, che siano stati condannati.
Pieghevole da prigioniero internato nel campo 35 a Padula per Losanna. Bollo 3/9/1942.
Fonti bibliografiche: www.campifascisti.it Fonti iconografiche: Maria Marchetti Vinicio Sesso | ||||||||||||||