La posta dei prigionieri di guerra |
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I campi di concentramento: Le Fraschette d’Alatri |
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Vinicio Sesso | ||||||||||||||
Alatri è un grosso centro della provincia di Frosinone. Già conosciuto in epoca antica fu uno dei principali centri del popolo osco-umbro degli Ernici. Nell’immediata periferia della cittadina venne costruito, nella località omonima, il campo di internamento di “Le Fraschette”. Il campo di concentramento “Le Fraschette” entrò ufficialmente in funzione il 1° ottobre 1942 e venne costruito utilizzando 24 ettari di terreno espropriati dai contadini. Poteva ospitare circa 7.000 persone in 177 costruzioni e baracche in legname e faesite, qualcuna anche in muratura. 39 erano le baracche suddivisi in 10 mini appartamenti di 2 vani mentre alte 65 monolocali per ospitare persone sole. Inoltre vi erano 4 casermette per i carabinieri, una per gli agenti di P.S. un’altra per i vigili del fuoco e la truppa, All’inizio il suo scopo era quella di ospitare prigionieri di guerra ma successivamente venne scelto per internare migliaia di slavi che vennero lì deportati come rappresaglia per le attività dei partigiani. Il campo era amministrato dalla Direzione generale servizi di guerra mentre alla Direzione generale di Pubblica Sicurezza vennero affidati i compiti relativi alla sicurezza. Ben presto, però, le baracche furono distrutte dalla guerra e dalle intemperie. Il campo ospitò al massimo 5.550 internati, e tra di loro molti bambini ed anziani. La tipologia di internati era molto variegata: anglo-maltesi residenti in Libia, civili dalmati, croati, sloveni, nonché qualche centinaio di confinati per ragioni politiche. Circa duemila provenivano dalla provincia del Carnaro e si trattava di famiglie composte da anziani, donne e bambini destinati all’internamento in quanto “congiunti di ribelli”. Oltre 1.000 da Jelenje e Podhum dopo che l’esercito italiano aveva distrutto i villaggi e fucilato un centinaio di uomini. Arrivavano nel campo di Le Fraschette, dopo un lungo girovagare in altri campi provvisori, sprovvisti di ogni mezzo ma anche degli indumenti sottratti durante le operazioni di polizia militare. A loro venne riconosciuto una indennità di alloggio di 50 lire mensile che era assolutamente insufficiente per la loro sistemazione ed assistenza. Le condizioni di vita erano particolarmente disagiate a causa della carenza di cibo, indumenti e medicinali. Le condizioni igieniche pessime in quanto le baracche erano molto fredde ed umide, senza rete fognaria e con i servizi igienici lontani dalle baracche. Tra il 12 e 13 settembre 1943 gran parte degli internati fuggì. I restanti, circa duemila, furono spostati in altri campi. Il campo non venne, comunque, dismesso alla fine della guerra ma continuò ad ospitare criminali comuni e di guerra, collaborazionisti, ustascia, esuli istriani, stranieri senza documenti e rifugiati non riconosciuti. Tra questi quattro ufficiali tedeschi che era stati processati per la strage delle Fosse Ardeatine con Kappler. C’era anche Laszlo Kubala che era un talentuoso giocatore nato a Budapest nel 1927. Fuggì dall’Ungheria a circa venti anni per fuggire dal regime comunista. Giocò in tre nazionali (Cecoslovacchia, Ungheria e Spagna) ma soprattutto militò dal 1951 al 1961 nel Barcellona vincendo 4 campionati spagnoli, 5 Coppe di Spagna e 2 Coppa delle Ferie. Nel 1949 Kubala si trovava nel campo Le Fraschette insieme ad altri campioni in quanto esuli o profughi. Quell’anno venne organizzata una partita di calcio tra gli “ospiti” del campo e la squadra locale. Le cronache riportano anche il risultato finale. 2 a 0 per gli ospiti ma probabilmente non avevano voluto infierire sui locali.
Negli anni 60 il campo dopo intense opere di ristrutturazione divenne Centro Raccolta Profughi di Alatri e venne destinato a ricevere gli italiani espulsi dall’Egitto, dalla Tunisia e dalla Libia.
1/12/1949 da Alatri per Parma. Lineare “Service des prisonniers civilis” e bollo ovale Centro Raccolta Profughi Stranieri Le Fraschette Alatri. Il mittente, probabilmente, condannato per reati comuni scrive ad una signora che nel passato si era interessato alla sua sorte e l’aveva aiutato ma che aveva interrotto i rapporti a causa dei comportamenti illegali dell’internato. Fonti bibliografiche: Passato e futuro, le Fraschette e il luogo della memoria di Roberto Castellucci Fonti iconografiche: Vinicio Sesso
Vinicio Sesso | ||||||||||||||