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La posta dei prigionieri di guerra

I DIMENTICATI
(prigionieri di tutti)

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Ospiti nelle colonie di Sua Maestà la Regina Elisabetta: UGANDA

Gustavo Cavallini

 

L’odierna Uganda, protettorato britannico dal 1894 fino al 1962, anno dell'indipendenza, ospitò diverse centinaia di prigionieri italiani durante la seconda guerra mondiale. Nel suo territorio, inoltre, ben prima della guerra erano presenti parecchi nazi-fascisti dichiarati che, al momento dello scoppio del conflitto, furono deportati in Sudafrica.

Il governo britannico, dal momento in cui dovette decidere dove collocare i campi di prigionia, scelse di sfruttare anche quel possedimento per ospitare i deportati italiani, nonostante fosse poco vantaggioso, considerata la lontananza dell’Africa Orientale Italiana dalla regione dove si trovavano i campi. Forse anche per quel motivo l’Uganda iniziò a ricevere la maggior parte degli Italiani solo nel 1942.

La scelta di utilizzare l’Uganda era azzardata anche perché si trattava di un protettorato con un esiguo numero di europei, circa 2000, responsabili della sua amministrazione. Allo scoppio della guerra, nel momento di massima emergenza per il governo del Protettorato, inoltre, molti furono arruolati, richiedendo ai rimasti il massimo sforzo per poter far fronte a tutti i compiti dell’ordinaria amministrazione, più quelli relativi alla straordinaria situazione che si era creata, tra cui provvedere ai numerosi internati che l’Uganda si preparava a ricevere, tra cui più di 5000 italiani.

In generale i deportati ospitati in Uganda erano divisi in prigionieri di guerra (Prisoners of War – POW) e internati (internees). In base ad un rapporto del governo del protettorato ugandese del luglio 1942, erano presenti in territorio ugandese 4100 prigionieri di guerra “italiani bianchi”, alloggiati nel campo di Jinja (sul lago Vittoria, a est di Kampala).

Gli internati, invece, erano divisi in diversi campi, tra i quali vi erano quello di Fort Portal (nell’Uganda occidentale) la cui chiusura era prevista per il 31 luglio di quell’anno, di Bombo (poco a nord di Kampala) e di Entebbe, ed erano distinti in missionari e laici.

A quanto risulta dal già citato rapporto, i missionari erano 103, 4 tedeschi e 99 italiani (57 uomini e 42 donne), rilasciati però sulla parola per poter esercitare la loro missione, e confinati nel Buganda.

Gli italiani, circa 1000 uomini provenienti dall’Etiopia, erano per lo più rinchiusi nel campo di Entebbe. Nell’autunno del 1942 venne redatto il documento contenente le regole per la gestione dei campi d’internamento civili, definiti “ogni campo o luogo di detenzione dove sono internati dei civili”, la cui organizzazione, amministrazione e disciplina venne attribuita all’Internee Committee, un organo nominato dal Civil Defence Board. Fu, inoltre, stabilito il tipo di trattamento, “onesto ma deciso”, da riservare ai civili, le regole da rispettare per il loro ingresso e uscita dal campo, le norme disciplinari che avrebbero dovuto seguire e quali atti sarebbero stati considerati dei reati, gli ambiti degli ordini dei comandanti, le direttive sulla corrispondenza, il lavoro, le razioni, lo spaccio, il denaro in possesso degli internati, le visite ai campi. In novembre i campi utilizzati risultavano essere sempre tre, il numero 5 – Bombo, il numero 6 – Entebbe, il numero 7 – Soroti.

L'elenco seguente è un tentativo di creare l'elenco più completo dei campi di prigionia britannici nell'Africa orientale durante la seconda guerra mondiale.

Nella cartina sopra riportata, troviamo infatti le varie località a noi conosciute.

In questa tabella ecco invece l’elenco più o meno aggiornato sulle dislocazioni e numero dei campi:

La tabella è stata recuperata dal sito:
https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_World_War_II_prisoner-of-war_camps_in_Kenya e la cartina dagli archivi del II WW UK (fonte sconosciuta).

In Uganda, secondo questa tabella sono conosciuti 3 campi: Jinja, Kampala e Soroti.

Dal Rapporto Melis, invece risulta questo:

"Nell’Uganda trovansi 2 campi di concentramento: uno presso la capitale, Entebbe; l’altro, a Jinja, sulla ferrovia che collega l’Uganda con Mombasa. Il campo di Entebbe è abitato da circa 2 mila evacuate civili ed è in felice posizione, a quasi 1200 metri s.l.m. Il trattamento è soddisfacente. Il campo di Jinja, n. 366, è situato nei pressi del Lago Vittoria, con clima un po’ caldo ed in zona malarica; ma, le condizioni generali di vita del campo sono discrete. Esso ha oltre 4 mila posti e vi si stanno concentrando tutti coloro (gruppo c, di cui sopra) che hanno rifiutato di cooperare, i puniti e gli “indesiderabili “.

Abbiamo conoscenza di un solo numero di campo, il 366, riconducibile dalle corrispondenze a Jinja.

Fonte:

https://en.wikipedia.org
https://www.researchgate.net/publication/282571691_Soi_-_I_deportati_italiani_nella_British_East_Africa

Gustavo Cavallini
06-06-2025