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Non ti scordar di me n.2
tempera all’uovo, tavola di legno preparato con gesso dell'artista: Yingjing Sang

a cura di Djana ISUFAJ

“Per servizio di Nostro Signore”
STRADE, CORRIERI E POSTE DEI PAPI DAL MEDIOEVO AL 1870
di Clemente Fedele – Mario Gallenga
Quaderni di Storia Postale n. 10 – Modena 1988
pagine 593 con illustrazioni in bianco e nero ed a colori

andreottiDalla Prefazione a cura di Giulio Andreotti:
Un pregevole e notevole sforzo di approfondita ricerca effettuato da Fedele e Gallenga ha portato a questo libro, che tratta di Storia Postale. Dire Storia Postale non significa limitarsi a descrivere l’evoluzione del servizio e delle amministrazioni. Gli autori infatti analizzano le tecniche e gli oggetti del comunicare -visibili o meno, come le lettere, i giornali, le “voci accreditate”, i francobolli, i sigilli e i timbri- nei loro risvolti sociali, artistici e psicologici. Tutto inizia con una “mitica età pastorale”, che possiamo collocare tra il XIII e il XV secolo, quando la comunicazione sfruttava tecniche assai particolari: frequenti anche i vettori a piedi, corrieri che coprivano di corsa distanze lunghissime, organizzati secondo i bisogni di mercanti e banchieri, ma al servizio altresì di corti, diplomatici, religiosi. Nel 1400 in Italia, allora all’avanguardia mondiale e culla della diplomazia modernamente intesa, si perfezionò una costosa tecnica di trasmissione dei dispacci più urgenti. Fu iniziata dagli Sforza già nel ‘300 per offrire un servizio a politici e diplomatici, ai quali spesso era essenziale una comunicazione “in tempo reale” con il proprio Signore. Sulle grandi vie, a determinate distanze, si trovavano già pronti dei messi, i “cavallari alle poste”, che con il sistema della staffetta, viaggiando giorno e notte al galoppo, rivoluzionarono il servizio corrieri del tardo Medioevo. Da ciò nacque la velocità stradale o postale, che subito i contemporanei -strabiliati- associarono all’immagine del volo d’uccello. I diplomatici furono i primi a sfruttare tale sistema che rimarrà il migliore fino all’avvento del telegrafo, nel XIX secolo. I carteggi dei nunzi e degli ambasciatori, tra cui Machiavelli, confermano quanto il loro mondo si rispecchiasse nei nuovi tempi e ritmi di posta e come emergesse il valore della celerità delle comunicazioni. La politica postale dei Papi del ‘500 fu estremamente avanzata, soprattutto a causa dello sforzo di centralizzazione dello Stato della Chiesa. Va infatti ricordato che la struttura della Curia Romana fu formalmente perfezionata come centro del governo universale della Chiesa proprio in quel secolo, e per l’esattezza da Sisto V nel 1538. Poste, cavalli e postalettere divennero monopolio statale e a questo modello fecero riferimento anche altri Stati.
Dopo la Restaurazione, il Card. Consalvi, che rappresentava la Santa Sede al Congresso di Vienna, si batté per assicurare allo Stato pontificio un sistema postale nazionale ed autonomo, non più soggetto alle ingerenze di Stati esteri, che fino ad allora avevano gestito direttamente i propri collegamenti con Roma. Altrettanto vigorosa fu la difesa fatta negli anni successivi dalla diplomazia pontificia del diritto di libero transito – sul percorso ritenuto più confacente e sicuro – dei dispacci postali da e per l’estero. Diritto che l’Austria di Metternich, nella sua politica di ingerenza negli affari della penisola, tentò ripetute volte di contrastare. Nel panorama della Roma pontificia ottocentesca emerge l’opera – in favore del servizio postale e in nome della fedeltà della Santa Sede – dei marchesi, poi principi, Massimo che di padre in figlio si trasmettevano la responsabilità dell’amministrazione postale. Carica che, a titolo onorifico, rimase loro anche dopo gli avvenimenti del 1870.
Quale appassionato studioso dei francobolli pontificio, Gallenga racconta la nascita, lo sviluppo e la fine delle emissioni vaticane classiche, documentando le tirature ed i consumi. La serie di francobolli emessa nel 1852, fu quella che per prima ebbe undici valori, dal mezzo baiocco allo scudo, precedendo anche la Francia che solo nel 1863 emise un francobollo da cinque franchi. Roma, sede del Capo della Chiesa Cattolica, corrispondeva con vescovi ed istituti sparsi in tutti i continenti, e date le alte tariffe postali di quei tempi, vi adeguò per prima i suoi francobolli. Dall’insieme del lavoro emerge lo stretto collegamento tra storia postale e storia politica del Risorgimento. Ne è esempio sintomatico la durata record dell’interruzione dei rapporti postali fra Stato Pontificio e Regno d’Italia, protrattasi dal 1861 al 1867.
* * *
Come di molte cose dell’Ottocento, i francobolli pontifici furono per molto tempo poco considerati. Io sono nato in casa di una zia papalina (classe 1854) e da ragazzino ho giuocato con giornali affrancati che mia zia aveva conservato per quella mania di conservazione che allora era in voga e che più tardi fu sostituita dalla distruzione imposta dalla moda delle modernità. Oggi mi mangio le mani pensando alla dilapidazione, ad esempio, di un centinaio di lettere venute da Bologna sempre a mia zia, da un fratello esule che non aveva voluto accettare Porta Pia. Ne ricordo la prosa con emozione. E che dire di certi vasi e candelabri di porcellana, distrutti come vecchiume ed oggi apprezzati nei cataloghi di antiquariato?
Comunque qualche busta del 1870 mi era rimasta ed un giorno mi venne curiosamente l’idea di collezionare tutta l’annata finale dello Stato Pontificio, tenendo conto che il valore dei relativi bolli è modesto. Sapete come nacque? Dalla visita alla esposizione di Sicilia ’59, dove la Regina d’Inghilterra aveva appunto inviato altrettante buste di un secolo esatto prima per tutti i giorni della mostra. Imitare una casa regnate è attraente. Mi aiutarono, con disinteresse ed amicizia Giulio Bolaffi e il carissimo avvocato Russo. Ora ho quasi completato l’annata 1870 (mi mancano il 20 settembre e poche altre date, quando pure – breccia a parte – le Poste è sicuro che funzionarono e bollarono). In più di tanto in tanto ho acquistato o avuto in doni natalizi altri “pezzi” di pontificio. Il guardarli mi riporta alla Roma dell’800 – così diversa e così eguale – e alla piccola casa del rione Campo Marzio. Queste piccolissime memorie sono quasi irriguardose, in presenza di un lavoro così serio e suggestivo quale è quello che ho l’onore di presentare. Ma si accompagnano a tanta ammirazione, ed anche a gratitudine sistematica per gli autori.

Indice degli argomenti
Le antiche Poste. Nascita e crescita di un servizio (secoli XIV-XVIII) a cura di C. Fedele: tempo dei corrieri; i giorni della posta; segni sulle lettere; costi della posta cavalli e postalettere; geografia postale; documenti e tavole fuori testo.

La posta pontificia dal 1798 al 1870 a cura di M. Gallenga.
Parte Prima: lo Stato Pontificio e le sue Poste alla vigilia della prima occupazione francese; l’elezione di Pio VII e la nomina di Consalvi a segretario di Stato; Roma seconda città dell’Impero francese; il ritorno a Roma dell’amministrazione pontificia; la lotta per la chiusura delle Poste estere; gli avvenimenti postali del secondo semestre del 1815; nel 1816 si chiudono le Poste di Spagna, di Toscana, di Napoli; i provvedimenti postali interni del 1816-1817 e quelli esteri del 1817; 1818, trattative postali con Austria, toscana e Stati Sardi; 1819, la riforma postale Massimo; 1820, le polemiche postali con Austria e toscana, e la istituzione del terzo corriere settimanale per Bologna, 1821-1823, la sistemazione dei conti postali con l’Austria e la nuova convenzione; 1823-1825, l’avvento di Leone XII, la riforma dei corsi postali a seguito delle nuove Convenzioni con Austria e Toscana; 1826-1828, la riforma postale Galeffi; 1829-1832, l’avvento di Pio VIII e la sua riforma delle Poste; 1833-1839, il nuovo regolamento per le vetture che viaggiano in posta, i cordoni sanitari del 1835, lo sviluppo dei trasporti marittimi e gli accordi con Francia e Austria; 1839-1944, lo scandalo delle poste e la riforma di Gregorio XVI; 1844-1846, le nuove tariffe postali del 15 novembre 1844, la situazione politica in Italia all’avvento di Pio IX; 1846-1849, l’inizio del pontificato di Pio IX fino alla proclamazione della Repubblica Romana; la Repubblica Romana e i fatti postali del 1848-1850; la Convenzione Austro-Italica e i provvedimenti per l’introduzione dei francobolli.
Parte Seconda: 1852, l’inizio dell’uso dei francobolli; 1853-1854, le Convenzioni postali con Austria e Francia, i francobolli con stampa oleosa, telegrafo e ferrovie; 1855-1857, gli annulli a griglia, le affrancature da ¼ si baiocco, la prima ferrovia Roma-Frascati, i falsi di Bologna; gli avvenimenti postali del 1858, le prove di filigrana, il francobollo da 20 baj., i nuovi annullatori, gli avvenimenti del 1859, i fatti postali interni e quelli provocati dalla perdita delle Romagne; 1860-1861, gli avvenimenti postali e il nuovo accordo con la Francia, Garibaldi conquista il regno delle Due Sicilie, lo Stato Sardo si impadronisce delle Marche e dell’Umbria, e proclama il regno d’Italia; 1861-1862, viene rifiutata la proposta di Torino di sistemare le tasse postali, lo sviluppo delle linee ferroviarie; 1863, gli Ambulanti postali tra Roma e Napoli, la preparazione della nuova riforma postale del 1 gennaio 1864; 1864-1865, la Convenzione con la Francia del settembre 1864, l’accordo con le Poste italiane dell’1 dicembre 1865 per le corrispondenze in transito; 1866, la nuova Convenzione postale con la Francia, il ritiro del Corpo di Spedizione francese; 1967 parte prima: l’accordo tra le Poste pontificie e quelle italiane dal 1.10.1867, gli avvenimenti politici; 1867 parte seconda: l’emissione dei francobolli in centesimi; 1868, le due nuove emissioni di francobolli in centesimi; gli avvenimenti postali del 1869-1870, gli avvenimenti politici del 1870 e l’occupazione militare di Roma e del Lazio; la smobilitazione del IV Corpo d’Esercito, la presa di possesso da parte delle Poste italiane, gli ultimi francobolli pontifici e il loro invio a Firenze; opere citate e consultate; indice generale.

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