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Non ti scordar di me n.2
tempera all’uovo, tavola di legno preparato con gesso dell'artista: Yingjing Sang

a cura di Djana ISUFAJ

IMPERIALE. UNA SERIE PER TUTTE LE STAGIONI
di Franco Filanci & Danilo Bogoni
Poste Italiane, Roma 1995
pagine 136 con illustrazioni in bianco e nero e a colori

Introduzione a cura di Carlo S. Cerruti
Non fu certamente amore a prima vista l’impatto fra un ginnasiale alle prime armi filateliche e la serie ordinaria emessa nel 1929. E per qualche anno ancora, anche quando egli cominciava a valutare meglio la differenza fra un ordinario e un commemorativo, fra un annullo e un timbro, il loro rapporto si mantenne freddo. Gli pareva oltretutto stonato l’appellativo di “imperiale”: stonato e usurpato e impegnativo. Come quel suo compagno di banco che, battezzato Ercole dai genitori megalomani, era piccolo, magro, un po’ ingobbito, con gli occhiali e la macchinetta per i denti. E poi, ai suoi occhi, non evoca glorie che non fossero già state ruminate per anni sui testi scolastici: la Lupa, Giulio Cesare, Augusto, la dea Roma e tanta faccia di quel Re che, così piccolo, suscitava più tenerezza che ammirazione. In più francobolli tanto comuni, tanto diffusi, tanto alla portata di tutti (così credeva) da non accendere sogni di possesso o stimoli alla fantasia. Ecco, gli sembrava assai più degna del titolo “imperiale” quella serie, quasi coeva, del bimillenario virgiliano o quella successiva di Augusto, con immagini di dei, di guerrieri loricati, di navi rostrate, di are fumanti, di templi imponenti, e quelle scritte in latino aulico che le rendevano difficili ed esclusive: “Saturnia Tellus”, “Tu regere imperio populos Romane memento”. Tanto che, se mai gli fossero capitate – utopistica evenienza – nella scarsella una decina di lire da scialacquare in francobolli, non avrebbe esitato a preferire all’Italia turrita di Paschetto l’equivalente di Mezzana dedicato alla “Intacta Juventus” che per un patito bianco-nero era un bel leggere, confondendo magari intacta con invicta. Lo confermava in questo suo giudizio la incredibilmente copiosa emissione di Cartoline postali che sembravano voler arricchire la povertà del cartoncino recante l’effigie del Re, corrucciato o perplesso, con illustrazioni inneggianti le opere del regime (anche quelle che il regime aveva ereditato) in un tripudio di palazzi, di chiese, di ponti, di archi, di statue e le bellezze italiche, opere del buon Dio, in una esplosione di isole, insenature, picchi, grotte laghi e fontane. La conquista dell’Etiopia portò finalmente alla “imperiale” l’onore di rappresentare un impero. Purtroppo ebbe ben scarsa durata e fu spazzato via dalla tragedia della seconda guerra mondiale. E, alla fine, questo appellativo più che esagerato sembrò irridente. Nessuna serie di nessun stato conobbe, io credo, tante traversie, tanti traumi: nessuna, io credo, è in grado di testimoniare con più aderenza ed efficacia i momenti intensi e drammatici vissuti da un popolo in questo secolo. Fu tronfia al seguito dei conquistatori, travolta con gli sconfitti, modificata, oscurata, snobbata, derisa, mortificata; conobbe gli usi più inconsueti con le sovrastampe più diverse; volò nell’America Latina con Balbo e con la LATI, sofferse con i soldati il gelo della Russia e l’arsura del deserto; inneggiò alla vittoria quando già si profilava la disfatta; diventò slovena a Lubiana, atlantica a Bordeaux, tedesca a Zara, americana a Napoli, greca a Corfù. Subì l’onta delle occupazioni straniere, visse la tragedia della guerra civile, testimoniò la nascita della repubblica, assistette all’ansia della rinascita. Nessuna serie di francobolli può dare, io credo, al filatelista e allo storico-postale del periodo moderno e contemporaneo tanto spazio di ricerca, tante possibilità di soddisfazione, tanti stimoli per una collezione personale e originale. Come ha rimpolpato il Commendatore Ercole, il tempo che è passato ha maturato il ginnasiale degli anni trenta ora in pensione e ha rivalutato ai suoi occhi questa vecchia, cara, incompresa “imperiale” facendogli nascere il desiderio di una più approfondita conoscenza. E accettando, con un certo rimpianto, quel suo appellativo così demodé, ma così famigliare, trova anche nelle affrancature più semplici il fascino del ricordo di una gioventù non “intacta” né “invicta”, ma sempre e comunque bella. Ecco: un mondo da esplorare che è di ieri e già sembra antico.

Indice degli argomenti
Presentazione; il concorso del 1922; una tranquilla serie di regime: il Natale dell’Imperiale; l’artistica volante; regnicoli e coloniali; le cartoline e i biglietti postali; l’aeroespresso numero 1; l’imperiale con sovrapprezzo; fattorini e tubi pneumatici; ancora interi; l’aeroespresso numero 2; gli interi corretti e maggiorati; le illustrate; una serie per tutti i contendenti: motti e parole d’ordine; i francobolli antifurbi; Nord e Sud; l’imperiale senza fasci; i provvisori; la fine del conflitto; la filigrana ruota alata; ai confini orientali; gli anni del tramonto; l’araba fenice; una serie per tante collezioni; bibliografia consultata.

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