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Non ti scordar di me n.2
tempera all’uovo, tavola di legno preparato con gesso dell'artista: Yingjing Sang

a cura di Djana ISUFAJ

CASTELLI. UN BALUARDO POSTALE
di Danilo Bogoni
Poste Italiane, Bologna 1999
pagine 118 con illustrazioni in bianco e nero

Introduzione a cura di Franco Filanci
C’era una volta il castello, baluardo contro i barbari di passaggio, che col tempo divenne la residenza dei signorotti feudali. Poi, con l’affermarsi delle Signorie, si trasformò in dimora spaziosa e sicura da gran signori. E infine declinò, ma solo per trasfigurarsi in luogo tenebrosamente romantico: non per nulla il capostipite dei romanzi gotici è Il castello di Otranto di Walpole, e un buon terzo dei melodrammi ottocenteschi vede tenori e soprano vagare per manieri, a cominciare dalla Lucia di Lammermoor impazzita per amore. Senza contare la passione per i falsi manieri, che vede Ludwig II di Baviera e ricconi d’ogni dove fare a gara nel costruirsene di nuovi strapieni di torrette, merli, bifore e barbacani finto-antichi. Con l’arrivo del ‘900 polizieschi e cinema ne fanno un set di orrori da serie B: è un classico del brivido la scema che da sola, di notte, fra lampi e tuoni, sale sui torrioni a lume di candela! E in quelli veri arriva un turismo sempre più di massa a riempirli di guide approssimative, giapponesi fotografanti e cartelli che indicano come giorno di chiusura proprio la domenica in cui ci andate voi! Per chiudere in bellezza, 52 castelli d’Italia si trasformano in soggetto postale. E per alcuni in oggetto di favori: della serie “Ti metto in francobollo il castello del tuo paesello, ma proprio perché sei tu!”. Il che, con tutti gli aumenti degli anni ’80, risulta una vera pacchia: basta vedere la concentrazione geografica dei castelli francobollati, spesso molto diversa da quella statistica e storica, per comprendere la provenienza e il seggio di molti potenti dell’epoca. Ma che importa. Anche senza scomodare i fratelli Marco Ondiro, Ondello e Ondà, un bel castello è sempre un bel castello. Persino quando è miniaturizzato su un francobollo, tutto tinto di blu scuro o verde marcio, e incluso in un cerchio spezzato ripreso paro paro dalle copertine dei vecchi gialli Mondadori. A renderli bellissimi è la varietà dei soggetti, quasi tripla rispetto alla già apprezzatissima Italia al lavoro: un vero baluardo contro la noia. E c’è la mare di tirature, la diversità dei sistemi di stampa, la gamma di “prodotti”, l’uso postale accidentato da oltre una dozzina di aumenti tariffari, l’intervento dei falsari e dei collezionisti, il funzionamento (o malfunzionamento) delle macchine che li vendono, li bollano, li smistano. Tutta una serie di elementi che, come accade anche con le serie ordinarie più ripetitive, riesce a trasformare 62 carte valori in una miriade di francobolli e interi praticamente tutti diversi, da studiare, da collezionare, da appassionarcisi. Basta scorrere le prossime pagine – quasi un reportage, scritto da chi questi francobolli ha seguito sin dall’inizio con la curiosità del collezionista e la professionalità del grande cronista – per avere un saggio delle possibilità di divertimento, di specializzazione, di scoperte che anche una serie così moderna sa offrire a chi vi si dedica con passione e intelligenza. Specie considerando che sarà anche l’ultima delle grandi ordinarie italiane, quelle vere, dei tempi in cui vi erano mille tariffe e sovente anche un’inflazione che le faceva cambiare in fretta. Per le Donne dell’arte si prospetta una vita che al confronto si preannuncia stentata e grama, con poche voci tariffarie e una moneta stabile. Mentre i Castelli dentellati potranno anche togliersi un’ultima soddisfazione: quella di posare il loro ponte levatoio nel 2000 prima di essere messi in pensione dall’euro.

Indice degli argomenti
L’ideatore; gli autori; i soggetti; la serie: i Castelli formato intero; la stampa: i margini; la carta; la dentellatura; le varietà; i distributori automatici: Autophon 283, Afra e Dafne; gli annulli; gli usi postali: gli usi singoli, le tariffe postali; i Castelli all’estero; di tutto un po'; i falsi; commiato; i decreti.

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