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Una sentenza che affida la cultura storico filatelica a chi non sa neppure cosa essa sia
di Roberto Monticini


I nostri lettori hanno scritto:

 

Alessandro Passarelli
20 marzo 23:42:04 - facebook: Gli amici de il postalista
Se non ho capito male, la sentenza è ancora più deleteria perché afferma che gli ogetti postali dovevano essere distrutti a seguito dello scarto d'archivio, quindi se sono in mano a privati significa per il magistrato che lo scarto non è stato effettuato correttamente o in seconda analisi siano state trafugate. Nel primo caso la responsabilità cadrebbe però sul ente che ha ricevuto la missiva che non avrebbe smaltito correttamente (per fortuna). Nel secondo caso ci dovrebbe essere una denuncia di furto che giustifichi l'accusa di ricettazione. Comunque sarei curioso di sapere come una cosa del genere sia finita in tribunale, la giustizia si dovrebbe occupare di questioni più serie che affliggono i cittadini di questo paese malato terminale.

Roberto Manzuoli, presidente del Circolo Filatelico e Numismatico Massese
19 marzo - email
A mio avviso, patrimonio dello Stato o non patrimonio dello Stato, tutto quanto sarebbe stato destinato al macero e - quindi - alla distruzione a seguito di una prassi e di una procedura consolidata e corretta posta in essere dall'amministrazione che quel materiale deteneva, non ha più ragione di essere considerato "patrimonio dello Stato"; ne consegue che chi lo ha "salvato" da morte certa, per motivi commerciali e/o collezionistici, ha tutto il diritto di disporne come meglio crede.
Gli archivi con corrispondenze postali sono una fonte inesauribile di materiale, prezioso dal punto di vista collezionistico, e se i collezionisti stessi (ed i loro intermediari) non li avessero salvati dalla distruzione, di tanti usi, cose ed oggetti non avremmo più neppure la memoria.
Non dico certo che i collezionisti vadano santificati, ma da qui a farne dei ricettatori, o peggio, credo che ce ne corra.
È ovvio che magistratura e tribunali hanno tutto il diritto ed il dovere di perseguire chi è nel possesso di questi oggetti è pervenuto in modi non limpidi e cristallini ............ ma far di tutta l'erba un fascio - senza porre in atto un minimo di logica - non ha senso comune.
Ed anche il valore venale dell'eventuale " corpo di reato " dovrebbe - a mio avviso - coprire una cifra tale da non rendere illogica l'attività investigativa in senso lato.
È calzante l'avventura vissuta dal nostro socio che, per 100,00 ipotetici euro di valore, per due monete (che, ripeto e ribadisco) ha dimostrato di aver acquistato in due differenti aste in anni precedenti, si è visto incriminare come fosse l'ultimo dei tombaroli ed il peggiore dei delinquenti in circolazione (a leggere il verbale che gli era arrivato pareva di aver a che fare con Al Capone, e - sia chiaro - non era in solitudine: quell'indagine riguarda infatti una decina almeno di persone tutte inquisite per lo stesso motivo) ed, a quasi cinque anni di distanza, non è ancora riuscito a chiudere la questione. La cosa è alquanto emblematica.
Politici, giudici e tribunali provino ad immaginare cosa sarebbe rimasto di tante cose, se non ci fossero in giro un insieme di "mentalmente instabili" che impiegano il loro tempo, i loro soldi per la loro passione di andare alla ricerca proprio di quegli oggetti...
I collezionisti sanno di essere matti e se ne fanno una ragione, ma ladri no!!!
Un caro saluto.


 

 

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