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ASTERISCO FILATELICO N. 6
di Giorgio Landmans

Abbiamo visto che i francobolli italiani, e ciò avveniva già in periodo di Regno, man mano che questi venivano dichiarati fuori corso, le rimanenze venivano allo speciale Sportello Postale Filatelico che li metteva in vendita non più in base al loro iniziale valore facciale ma a nuovi prezzi che nel tempo subiranno ulteriori aggiornamenti.



La dichiarazione del generale Badoglio della richiesta di armistizio e conseguente cessazione delle ostilità da parte italiana butta l’ Italia dallo stato di guerra allo sbando. Non arrivano chiari ordini alle Forze Armate italiane. I militari che si trovano oltralpe buttano armi, le divise e ritenendo guerra finita corrono verso la propria casa. La maggioranza dei militari di stanza in Italia restano nelle Caserme per qualche ora, poi si rompono le righe ed anch’ essi tentano di tornare al proprio paese. I tedeschi però reagiscono e scendono anche questa volta dalle “loro tane” e bloccano i fuggitivi che trovano e li mandano in Germania in “campi di addestramento”. Filatelicamente da qui ne nasce un settore specifico di Storia postale particolarmente interessante.

Durante la guerra la filatelia aveva assistito a due diversi fenomeni. Nel Sud Italia, una volta giunti gli alleati, non vi furono particolari fenomeni speculativi o di crescita popolare di interesse per la filatelia. Per contro nel Centro Italia esistevano parecchi collezionisti di prestigio, vale a dire collezionisti più dediti allo studio dei francobolli di quelli condizionati agli antichi modi di collezionare in album o in classificatori. Si poteva notare un afflusso abbastanza limitato di nuovi interessati. Con l’ arrivo degli alleati i fratelli Diena, il dott. Mario e l’ ing. Alberto uscirono dal nascondiglio, e con il loro rientro l’ attività della Associazione Filatelica Romana rinfrancarono sempre più quei vari specialisti dell’ epoca. Vari erano i settori cui si occupavano e ne nacquero studi con nuovi ritrovamenti e nuovi controlli. Molto di quanto allora realizzato è ancora oggi modello di superiore conoscenza filatelica specie del settore italiano. Libri, pubblicazioni, riviste con articoli e studi filatelici si susseguirono e ne sortì quella filatelia d’élite che non poteva che appassionare gli altri partecipanti.
Poco oggi viene ricordato di questo periodo che, a mio parere, definisco aureo della Filatelia italiana. Per contro la richiesta popolare restò ancora modesta. Forse l’idea di possibilità speculative in restò dormiente.

Per contro nel Nord Italia il perdurare della guerra era più pressante, la moneta traballava, il timore del domani creava attorno al francobollo più interesse per alcune possibili speculazioni o perlomeno faceva intravedere possibilità di salvaguardia del proprio patrimonio. La passione filatelica in questa zona era diventata ben più popolare di quanto avvenuto nel Centro-Sud Italia; ne fanno testo la presenza in loco di Case Editrici di Album per collezioni di francobolli, varie edizioni di riviste dedicate alla specifica filatelia e la presenza di due Ditte commerciali che pubblicavano i Cataloghi d’ epoca. Quei cataloghi si occupavano anche di francobolli extra italiani nonostante le difficoltà del momento di approvvigionamento di carta da stampa.
Forse il fatto che al Nord erano la maggior parte degli stabilimenti industriali e quindi le maggiori possibilità attirò in quelle zone molti nuovi collezionisti. Il privato (poco cinema, poco teatro, nessun video) era forse più disponibile a divertirsi con la ricerca di valori a lui mancanti ed ogni acquisto era oggetto del suo piacere personale. Il gioco era da giocare e ciò non era poco in quei momenti irti di gravi avvenimenti e rischiosi possibili accadimenti. Però la richiesta in un mercato chiuso può determinare la perdita di visione di una realtà economica effettiva. Il mercato interno iniziò a ribollire con la prima emissione della sorta Repubblica, quella cioè ottenuta con la soprastampa G.N.R. prodotta a Brescia. In pochi giorni la tiratura delle serie complete venne a sparire dal mercato, mentre i possibili interessati erano diversi in più. Risultato inevitabile: aumento di valore. Però io sempre ritorno alla solita equazione: un bene ha valore in base alla richiesta di quel valore.
Non era ancora diffusa la moda dell’‘illinguellato’ ma comunque furono ben pochi quelli che sistemarono brutalmente applicandoli con la linguella quei valori sul proprio album. Già erano cominciate a circolare certe taschine create in quei tempi con cellophan ripiegato più volte su un rettangolino di carta nera. Non ho avuto l’occasione di esaminare qualcuno dei valori della serie G.N.R. così conservati, ma a giudicare da altri e diversi francobolli così conservati e visti nel tempo, ora dovrebbero essere ridotti ben peggio dei fratelli linguellati all’ epoca.
Come ho accennato, il mercato filatelico prende le ali ed i prezzi si rincorrono. Tutto va bene, nessun settore dorme o dormicchia. Vengono richiesti francobolli dell’ area italiana, ma anche quelli esteri anche se questo settore non può essere aggiornato con le novità. Sono soprattutto i francobolli delle ormai ex-Colonie italiane che primeggiano nelle affannose richieste. L’ Ufficio Filatelico delle Colonie è rimasto a Roma e non esiste più possibilità di approvvigionamento.
Vi sono persone, solitamente non collezionisti, che giudicano così attraente l’idea di un investimento in francobolli che decidono di frequentare assiduamente il vicino sportello postale per poter essere i primi a saccheggiarne l’ arrivo di nuova partita. Così i francobolli scarseggiano e le poste chiariscono che sarà possibile inviare corrispondenza anche senza affrancatura. Basterà scrivere sulla busta “Zona sprovvista di francobolli” ed il costo del trasporto verrà addebitato al ricevente senza alcuna tassazione.
Vedremo più avanti come andrà a finire quel colpo di furbizia di quegli accumulatori di francobolli.



Succede anche che talvolta capiti che nascano anche delle castagne. Esiste la possibilità che qualche militare italiano riesca a portare qualche nuova emissione francese. Qualcosa arriva ed Italia, non molto. Allora c’è corsa ad avere e così nasce chi pensa ed inventa nuovi francobolli francesi che fa stampare in Italia e poi li passa come grande novità. Naturalmente non esistendo che sporadiche notizie, lui riesce nel suo intento e gabba anche i santi.
Intanto a Milano nasce ufficialmente una Borsa Filatelica (già esisteva ma era una specie di appuntamento del giovedì mattino tra amici),. Il nome è altisonante però rappresenta modesta cosa se confrontata alla sorella di Piazza degli Affari. Erano vari – e non molti – i negozianti filatelici che si riunivano in Corso Vittorio Emanuele. Oltre ai commercianti milanesi, ve ne erano altri che provenivano (quando potevano) dalle città vicine: Novara, Varese, Como, Gallarate, Bergamo, Brescia, Verona e qualche altra minore località. Ogni tanto arrivavano anche da Genova, da Torino e da Venezia. Scambi, contrattazioni all’ ingrosso, così i prezzi si assestano verso la realtà delle esistenza del momento ed il mercato sale.
Il gioco per il collezionista del tempo è appassionante e l’amico parla all’amico. «Io mi sto divertendo un mondo, perché non cominci anche tu? vedrai, ti divertirai ed inoltre non perderai i tuoi soldi, anzi ...» Si dice che una ciliegia tira l’ altra e questo succede in quella Italia dove di notte è coprifuoco, dove tutti sono obbligati a stare la sera nel proprio appartamento senza potere avere nemmeno il piacere di incontrare qualche amico e magari fare con lui e con altri un pokerino o una scopa scientifica.

Come ogni cosa a questo mondo finisce anche questa feroce guerra.

Passata la guerra. Si era portata dietro, oltre ai morti, ai feriti, alle distruzioni, alle barbarie, agli atti giudicati eroici, le tensioni, anche una ribellione per quel futuro radioso promesso. É abitudine dell’ uomo il lamentarsi, ma questi ha anche il vizio poi di sapersi adattare. Il cibo è ancora un comandante in capo mentre gli approvvigionamenti e i trasporti sono carenti. Agli antichi ricchi si aggregano nuovi ricchi, quelli che hanno saputo o potuto sfruttare le possibilità del momento. La borsa nera, aiuti para-politici, l’ arricchimento per ruberie anche militari e avanti tutta. Alcuni antichi ricchi perdono tutti i beni e diventano nuovi poveri.
Nei primi momenti è solo festa. ma è solo la festa della guerra finita. Non più bombardamenti, né mitragliamenti, sirene ridotte al silenzio. Si balla nei cortili delle case alla musica di fonografi con puntine spuntate mentre le collezioni di francobolli sono tranquille ad aspettare il ritorno al gioco dell’amico padrone.

Il commercio filatelico ora dovrà assestarsi, i mercati interni dei vari Stati presentano ognuno un proprio andamento. Fervono scambi tra questi diversi mondi commerciali filatelici ognuno dei quali aveva in precedenza quasi fissato come veritieri i valori di mercato. Ora con il «Io ti do questo, tu mi darai quest’altro» avvengono assestamenti anche notevoli. I mercati si cercano e i nuovi incontri creano nuovi listini ed i prezzi oscillano ma tendono più a salire che a scendere. Gli scambi tra commercianti internazionali diventa sempre più attivo ed i collezionisti odorano questa ondata di ottimismo. Chi può si affianca ed con entusiasmo arricchisce la sua collezione con il piacere di continuare quel suo gioco che gli fa piacere.

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