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ASTERISCO FILATELICO N. 7
di Giorgio Landmans

Durante la guerra il denaro, per ovvie ragioni, si svaluta. La guerra permetterà la distruzione (anzi sovente è addirittura risultato di nascosta ingordigia dei capi)e ciò apporterà necessità di ricostruzione.
Ma una sopravvenuta guerra cambia molte condizioni esistenziali dei singoli. Diventano soprattutto ricercati i prodotti ed i mezzi per la sopravvivenza propria e quella della propria famiglia. Il valore-denaro vacilla e ciò che si presume potrà sostenere un certo valore nel futuro dopoguerra diviene oggetto di gran caccia. L’ oro ed le pietre preziose diventano sempre più introvabili, il valore degli immobili crolla: cosa fare per riuscire a salvare qualcosa dei propri beni?
La guerra, che in un primo tempo si era svolta fuori dai campi e dalle città italiane, ora raggiunge anche le terre italiane. e avanza. Le truppe alleate, dapprima sbarcate in Sicilia, dove, per uso postale avevano emesso una loro serie speciale di francobolli, continuano il percorso prefissato occupando gran parte del meridione della nostra penisola.
Con il procedere dell’ avanzata degli alleati, noi facciamo un salto indietro a ritrovare per un momento quello speciale Ufficio postale Filatelico di Roma. Probabilmente qualche caporione, prevedendo la possibilità di una forse improvvisa rottura del fronte con il relativo arrivo degli alleati in Roma, pensò bene di trasferire tale Ufficio nel Nord dell’ Italia. Milano e Torino erano sovente bombardate, Bologna e le altre città potevano seguirne a breve identica sorte. La città che parve sacra ed inviolabile fu Venezia. Pacchi, pacchetti, francobolli raggruppati in qualche maniera: quello che puoi manda a Venezia dove tra l’ altro è di stanza la famosa X MAS che, idea divenuta luogo comune, avrebbe difeso ad oltranza i beni locali.
I Capi italiani del momento, il Re ed il Maresciallo (di battesimo fascista) Badoglio sono uomini di modesta levatura e dopo aver firmato segretamente un armistizio lasciano di soppiatto la capitale e abbandonano nascostamente e silenziosamente al loro destino gli italiani e le truppe italiane. Queste ultime, prive di chiari ordini gettano le armi, si spogliano delle divise, ed autoproclamano a squaciagola “guerra finita, torniamo a casa”.
É l’8 settembre 1943.
L’ Italia è allo sbando. Non si capisce più nulla: si dice che gli alleati sono sbarcati vicino a Roma, o sono già a Pesaro, oppure sono stati paracadutati a Venezia. Una ridda di voci, ma gli alleati non pensano di creare altri fronti, forse non si fidano troppo degli italiani.
In queste incertezze i tedeschi sono pronti a scendere “dalla loro tane” e ad occupare le città del Centro-Nord. Ma per essere sicuri delle loro azioni bloccano le caserme, fermano i treni, rastrellano tutti i giovani italiani che hanno l’ aspetto di appartenenti alle Forze Armate ma anche gli altri se maschi e dall’ aspetto abbastanza giovanile. I fermati vengono fatti prigionieri ed inviati in vagoni blindati in speciali “campi di addestramento” in Germania. Più avanti parlerò di quel che loro succederà dal punto di vista postale.
Si creano allora due Stati ufficialmente in guerra tra di loro.
Nei due Stati appena creati, ancora funzionano alla bene-meglio le poste che naturalmente necessitano di francobolli per svolgere virtuosamente i loro compiti (non come oggi dove principalmente si vendono patacche di ogni genere). I francobolli ormai erano i guardiani parlanti della regolarità degli introiti necessari al buon andamento di tutto il sistema postale.
Per uso postale nel Sud corrono ancora allora i francobolli del Regno. Restano in validità di corso i valori della serie Imperiale e qualche valore delle ultime serie commemorative. In seguito verranno predisposti anche altri valori, che ribatteranno sempre quel carattere di strana ... Imperialità.
Nell’ Italia del Centro-Nord viene costituita la Repubblica Sociale Italiana. Sono proprio ex caporioni fascisti che si raggruppano nominando loro massimo Capo quello stesso Mussolini che, dopo più o meno misteriose manovre, ma più a causa di un bombardamento aereo subito dalla città di Roma, era stato esautorato da Vittorio Emanuele III nel luglio precedente.
Nelle città sono i Carabinieri comandati a prendono le redini assolute dell’ ordine pubblico. Il Corpo viene ribattezzato in Guardia Nazionale Repubblicana. Qualcuno forse , in mezzo a tanta confusione, non perde la testa e mentalmente ritorna al 1848 quando i guardiani dello Stato erano denominati appunto Guardie Nazionali. Che fossero Reali passa nel dimenticatoio.
Anche nel Centro-Nord le poste debbono continuare il loro servizio. I francobolli ci sono ma sono quelli della serie in corso, valori della serie detta Imperiale (dal sapore monarchico). Chi prende il potere teme le parole e passa ai fatti. Forse un carabiniere filatelico di stanza a Brescia sequestra momentaneamente una certa quantità di francobolli rinvenuti negli uffici postali locali e, dietro un certo ordine più o meno scritto, si presenta con un malloppo dei francobolli requisiti in una tipografia privata ed ordina di soprastampare i valori che consegna. La soprastampa sarà la sigla G. N. R. (abbreviazione appunto di Guardia Nazionale Repubblicana).
I francobolli così “riparati politicamente” vengono riconsegnati alle Poste. Le quali provvedono a distribuirli a qualche personaggio che probabilmente aveva ricevuto qualche particolare. Pochi infatti sono quei valori che verranno effettivamente usati per corrispondenza privata. Ma tant’ è: la collezione di francobolli allo stato di usati, ora è passata di moda ed è stata sostituita da preferenza a documenti interi per i quali si ritiene essere regolarmente viaggiati.
Per inciso questa volta la soprastampa avvenne da tavola formata da caratteri mobili, mentre la successiva (quella di Verona) avvenne da unica tavola fotoincisa. Da qui ne deriva che nel primo caso (Brescia) nacquero anche varietà, caratteri differenti, posizioni diverse anche inclinate e difetti dovuti all’ insicura stabilità dei singoli caratteri, mentre i valori dell’ emissione di Verona ne dovrebbero essere esenti.
L’ emissione di Brescia venne offerta sul mercato filatelico sin dai primi giorni, naturalmente a prezzi ben diversi del loro facciale.
Qualche tempo dopo qualche personaggio introdotto sul mercato filatelico riuscì ad ottenere a Verona simile autorizzazione e da qui ne nacque la tiratura della “G.N.R.” appunto detta di Verona. Questa volta la stamperia incaricata provvide a eseguire il lavoro impressione da intera tavola e non più da composizione di singoli caratteri. Avendo io ritrovato un valore, appunto della tiratura di Verona, con la “R” finale inclinata, la inviai per perizia a noti periti italiani, più per mia curiosità che per darne un sopravvalore, ma non ebbi altra risposta dell’ originalità della soprastampa. Buonanotte.
Anche l’ emissione di Verona venne ben poco usata per regolare servizio postale, ma dilagò ben presto in campo filatelico, naturalmente proposta a notevolmente superiore prezzo del reale costo facciale.

Il problema di esistenza di francobolli per normale uso postale non era quindi risolto. Nei vari uffici postali della novella repubblica giacevano ancora valori della serie Imperiale, più qualche pochi valori degli ultimi commemorativi, oltre ad alcuni esemplari di posta aerea, un po’ di segnatasse, un po’ di pacchi postali e qualche recapito autorizzato. Giunse allora l’ ordine di messa fuori corso dei soli valori riportanti l’ effigie reale (50 centesimi e lire 1.25 che però erano i tagli più necessari alle tariffe postali in atto). Nacquero le prime delle cosiddette affrancature di emergenza. Si poteva affrancare con qualsivoglia valore: segnatasse, pacchi postali, valori per la posta aerea. Tutto era buono, pur che si trattasse di valori ottenuti dietro pagamento. In quel periodo vennero anche accettate lettere con manuale dicitura “zona sprovvista di francobolli” che dava il diritto al mandante di addebitare il dovuto importo al destinatario che però, in questo caso, veniva esentato dalla prevista multa del raddoppio. Poi il nuovo governo riuscì a fare stampare dei propri francobolli che per un certo periodo riuscirono a sanare la situazione.

A titolo di curiosità segnalo un certo mio dubbio circa l’ emissione di Brescia. La Posta Centrale di Brescia riuscì a recuperare, presumo dall’ Ufficio Filatelico di Venezia, alcuni fogli del 50 centesimi di segnatasse del Regno cui fece applicare – chiamiamola una seconda tiratura (ma irriconoscibile dalla prima) - dell’ antica soprastampa G.N.R. Questi valori furono adoperati per segnalare al distributore manuale della posta gli importi dovuti dal ricevente. Infatti ho riscontrato tali valori in uso nel maggio 1944, vale a dire già in periodo nel quale l’ intera emissione di Brescia era già stata tradotta al campo filatelico.

Molti appassionati filatelici, specie privati sparsero voci che per altri divennero idee. E molti furono quelli che corsero dietro a questa – per me – strana idea.
Il soldo continuava a perdere valore e ben poco potevano fare le persone più danarose per salvare i propri capitali. Le voci correvano ed il sussurro divenne il suono dal canto di sirene di omerica memoria. Comperiamo francobolli, il loro valore aumenta nel tempo, per di più i francobolli della Repubblica Sociale saranno oggetto di ricerca dei filatelici di tutto il mondo, una volta finita la guerra. Come acquistare questi francobolli? Ma è chiaro, basta andare ad uno sportello postale o al massimo alla Posta Centrale.
Logicamente chi di francobolli non si era mai interessato non conosceva le regole del gioco, per cui acquistava francobolli purché ne avessero addosso tale parvenza. Serie complete: e che erano? Francobolli “perfetti” che cosa significa? Fare attenzione a che i fogli non si incollino tra di loro? Che importanza? poi si potranno lavare, stirare, rigommare, l’immagine è quella che conta, la figurina davanti ....
Così di nuovo i francobolli per uso postale tornano a scarseggiare. Per di più anche i bombardamenti, i mitragliamenti non permettono facili rifornimenti. Gli uffici postali sovente restano senza francobolli. Si ricorre di nuovo alla scritta sulla busta “Zona sprovvista di francobolli”. C’ è anche chi applica delle vignette, tipo etichette pro Croce Rossa, marche varie, marche da bollo tutto va bene purché vi sia scritto un certo valore. Massimo della confusione.

Io scrivo alla mia morosa d’ allora e, spinto dalla suggestione della valutazione dei tagli effettuati in antichi tempi dei valori frazionati su busta, spedisco le lettere affrancandole con taglio diagonale a metà del valore da 3,70 in corso, non mancando di aggiungere la scritta “Espresso” . Le lettere raggiungono regolarmente il loro destino. Poi la mia morosa diventa la mia vecchia morosa e sua madre, seria e previdente, cestina lettere e buste e con ciò una loro futura inaspettata fortuna.

 

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