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       Oggi i sistemi di offerta di francobolli e di storia postale si limitano a listini (per lo più meri elenchi dell’ esistenza di serie complete di uno o più paesi) 
        con quotazioni rincorrentesi tra di loro e che quasi sempre riguardano francobolli allo stato di nuovi senza traccia di linguella. Tali listini esaltano di
        norma la qualità di quanto lì proposto e dimenticano le argomentazioni che
        se ne potrebbe dare. La supercentratura è entrata nei parametri assoluti,
        dopo il bombardamento pubblicitario relativo che, pare, abbia contribuito
        alla credenza di massima possibilità di realizzo futuro. Non più nemmeno        “investimento “ ma addirittura grande futura «fortuna» (notate le diverse
        virgolettatura). 
        E dov’è andata la possibilità di completare alcune serie, sostituire qualche
        valore che non piace? 
        Le vendita all’asta hanno, a mio parere, il merito di lasciare la possibilità di
        scelta all’amatore che ritrova alcune voci che però principalmente sono solo
        oggetto di ricerca del collezionista già avanzato e specializzato e che
        meriterebbero un articolo specifico con qualche consiglio. 
        Il collezionista principiante o quello dalle modeste possibilità viene
        abbandonato al destino “postale” e cioè diventa cieco dipendente delle sole
        nuove emissioni. 
        Personalmente non ho nulla (o quasi) contro le nuove emissioni giacché
        ritengo che il valore di una “collezione filatelica” stia in ben altri lidi distanti
        dagli attuali parametri di investimento et similia. 
        E mi spiego meglio. 
        Oggi, e soprattutto oggi, l’ “uomo medio” come vien definito in classifica
        attuale (povero sottopensante a mio avviso) viene sottoposto a molteplici
        lavaggi di cervello tendenti a fargli credere di poter ottenere certi e sicuri
        vantaggi (di conseguenza un maggior prestigio personale, un plus valore
        alla sua “forma fisica e di conseguenza al suo aspetto”) nonché, sovente,
        soffiate di illusorie future poderose entrate nel suo portafoglio .... 
        Bombardamenti pubblicitari ci assediano fino a che non riusciamo a far a
        meno di credere che tali affermazioni debbono essere assolutamente
        veritiere e perciò estremamente vantaggiose e naturalmente da attuare il
        prima possibile. 
        Sembra che siamo sempre lì, pronti a bere, sempre assetati. Quell’auto è
        meglio di quell’altra perché ...... desteremo l’invidia di altri .... e così via. 
        Vi è stato, nel tempo, un ’ondata del genere anche in filatelia. Tutti credevano
        nel francobollo come “bene-rifugio” idea incentivata, sostenuta e più o meno
        sbandierata da giornalisti perlopiù foraggiati da personaggi interessati che
        sovente credevano alle loro stesse parole. 
        Ora la filatelia subisce una sorta di contraccolpo e diventa una specie di
        malattia perniciosa. Attenti all’ untore o qualcosa di simile
        A mio avviso il filatelico perde così il diritto alla parola (è un povero stupido,
        cosa vuoi che capisca) per cui i veri e reali vantaggi che possono derivare
        a chi ha la passione del collezionare francobolli vengono bellamente rigettati
        (nel migliore dei casi non presi in considerazione). 
        Da qui nasce una mia certa ribellione. Non ho creduto, a suo tempo,
        nell’investimento filatelico divenendo così il pianta-grane o diavoletto bastian
        contrario che non sa quel che dice. Non sono diventato nemmeno l’ arricchito
        a spese di quanti si erano abbeverati più o meno felicemente a tali asserzioni
        Ora sono giunto alla determinazione di voler dire di non essere stato capito. 
        A mio avviso la Filatelia (ora adopero la maiuscola) ha alcuni particolari
        vantaggi per l’appassionato, vantaggi direi unici per la sua personalità. E
        questi vantaggi sono, a mio avviso, impagabili e a quanto ne so mai messi
        in luce. 
        Per crearsi una collezione di francobolli non necessitano grandi e importanti
        capitali: basta decidere di farsi una sorta di personale piccola e modesta
        pinacoteca senza voler rincorrere il concetto dell’indispensabilità del
        cosiddetto «completamento». 
        Partiamo da un punto di vista diverso. Ogni persona che vive nei ritmi attuali
        finisce per entrare in una sorta di tensione quotidiana. Bisogna fare questo
        e poi quest’altro. E poi quest’altro ancora, bisogna possedere quello e poi
        questo e poi... 
        Tutto ciò porta tensione e la tensione non è buona compagna. Ne sanno
        qualcosa molti che finiscono per sognare alla notte i loro stessi pensieri
        quotidiani e vivere in quell’incubo. L’uomo sta divenendo schiavo di se stesso,
        schiavo delle sue molte (ed in fondo confuse) idee, schiavo di quella strana
        necessità di ricordarsi “che tu vali” come dice una pubblicità imperversante
        ai nostri giorni. A pensarci sembrerebbe impossibile che questa frase riesca
        a produrre nel tempo tanti insoddisfatti catturati da questo slogan. Sovente
        le persone d’oggi dimenticano, o non se ne rendono conto, che queste
        tipologie di pubblicità colpiscono la parte più debole perciò indifesa delle
        nostre personalità. Non vi è nessuna legge che impedisca ciò anche se
        molti sanno o sospettano che potrebbero produrre anche gravi danni. 
        Lo stesso ”stress” quotidiano, il cattivo approccio alla nostra giornata di lavoro,
        lavoro che darà ad ogni uomo il necessario per mangiare, aver un letto per
        dormire, un tetto per ripararsi dalla pioggia diventa sovente un qualcosa di
        secondario di fronte al bisogno (assoluto) di una certa automobile di una
        certa marca, di una certa cilindrata e così via. Éd è così che il lavoro diventa        “stressante” quasi fosse imposto da un cattivo orco che ci sta opprimendo. 
        Nessuno pensa che siamo schiavi di noi stessi e che molte delle nostre        “passioni” ci provengono dalle parole di altri, insoddisfatti anch’essi a loro
        volta per l’impegno di costruire parole per dar da bere agli altri. 
        Ne deriva un malessere generale che più influisce sulla nostre “vere” libertà. 
        L’uomo è un po’ come la scimmia, ma nondimeno tale nasce (sorridi ad un
        infante e ti risponderà con un sorriso) per cui, io penso, stiamo sempre
        attenti e sospettosi a quel che fa o che ha il nostro vicino e da qui ne
        traiamo desiderio di diventare come lui o.... esattamente il contrario (leggi
        amore-odio o pensala come vuoi). 
        La nostra giornata ci porta automaticamente ad una tensione che si sviluppa
        sempre più verso le ore serali. Talvolta, quando vedo sfrecciare le automobili
        ad una certa ora verso sera,specie in autostrada,cerco di ricacciare il pensare
        che la gente “corre veloce proprio per andare al più presto a litigare con la
        propria moglie o con il proprio marito”. 
        I problemi personali ci portano a creare conflitti con l’esterno forse per poter
        dire poi che non siamo compresi. 
        La nostra giornata finisce per agire come cappa di piombo e da qui noi
        cerchiamo di trovare un po’ di pace interiore magari con l’uscita a cena con
        amici, l’andare al cinema, ad un concerto, ad un teatro, ad una partita di
        calcio o, nella idea che non sempre ci possiamo permettere tali ”lussi”,
        nell’aprire la televisione che ci imbonirà secondo i suoi criteri (ed interessi). 
        L’uomo d’oggi tende a crearsi delle passioni, ma non sempre tali passioni
        sono alla portata di tutti. Vorrei avere una raccolta di quadri importante, una
        libreria imponente, una casa che desti invidia agli altri e così via. E così si
        giunge al compromesso di collezionare quello che mi propone la tal casa
        editrice: conchiglie, soprammobili, copie di orologi d’epoca, riproduzioni di
        quadri celebri, monetine, bambolotti e potrei continuare. E questo dovrebbe
        essere, a mio avviso, ciò che viene denominato il collezionare? 
        A mio parere il collezionare dovrebbe essere il raccogliere e “catalogare”
        qualcosa, studiarci sopra, scoprire altri mondi, vedere e giudicare altri modi
        di pensare e di essere. Quel qualcosa che ci porterà alla necessità di pensare
        altrimenti, di organizzare un certo modo di raccogliere, di dare un certo ordine 
        ai determinati oggetti non il mero infantile piacere di possedere. 
        Molti soggetti sono al di fuori della portata dell’uomo o, se più vi piace,
        dell’uomo comune. 
        Per contro esistono in commercio pacchetti di molti francobolli multicolori
        ottenibili con modestissimo esborso e che possono divenire il gioco di
        parecchie sere o di molte ore. 
        Di certo non mi sono accinto a scrivere qualcosa sui francobolli dopo tanti
        anni di silenzio. A mio parere vi è qualcosa in più. 
        Una raccolta di francobolli ha determinate caratteristiche tipiche e forse
        irripetibili che il filatelico ben conosce. Un francobollo, per essere giudicato
        collezionabile, deve avere tutti i suoi dentelli, non deve presentare anche
        piccolissime abrasioni o minuscoli punti di spillo, deve, nel caso di francobolli
        non dentellati, tutti i suoi quattro bordini bianchi d’inquadramento, deve, nel
        caso di francobolli nuovi, avere la sua gomma d’origine (la cui verginità ora
        pare essere divenuta indispensabile), deve avere, nel caso di francobolli
        annullati, un timbro poco deturpante ma comunque leggibile e così via. 
        Stando così le cose il collezionista è di conseguenza costretto a esami
        particolarmente attenti per ogni esemplare in suo possesso prima di poterlo
        sistemare in un certo contenitore di sua scelta (1). 
        Attenzione, ci vuole la massima attenzione. E qual’è la conseguenza che
        deriva (qui volevo arrivare) immettendo la propria attenzione ad un oggetto? 
        La nostra mente viene sgomberata da ogni altra idea, poniamo la nostra
        attenzione a quel pezzetto di carta ed ogni altro corso di pensiero viene
        accantonato automaticamente. Se ne vanno le preoccupazioni, se ne vanno
        i problemi, se ne vanno le tensioni che tanto sovente ci autoproduciamo in
        serie deleteria per noi stessi. Resta solo l’attenzione per quel minuscolo
        pezzetto di carta tanto villanneggiato dal signor P. (mica poi molto signor)
        scrittore degli anni ‘30. 
        I nostri problemi ci causano tensioni, tensioni che non sono di certo
        vantaggiosi giacché la nostra mente vi ci arzigogola sopra e quasi sempre
        resta senza trovar via d’uscita. Chi colleziona francobolli può comprendermi:
        i suoi problemi, le sue tensioni vengono rimandati al giorno dopo ed il giorno
        dopo quasi sempre, a mente fresca (si dice così quando è scomparsa ogni
        tensione) si riesce a riordinare le idee e a trovare la soluzione più vantaggiosa. 
        Ci dite poco? 
        E talvolta succede che durante l’esame di un francobollo l’immagine stessa
        desta la nostra curiosità. E chi era il tale? E dov’è quel paese? Guarda che
        strano animale, che cos’è? Così via. Allora vediamo se il catalogo (specie di
        Bibbia filatelica) ne dice qualcosa. Vorrei saperne di più. Vado a consultare
        l’Enciclopedia .... Questa è cultura. Gratis, senza sforzi mnemonici. 
        E non vi piacerebbe che vostro figlio vi chiedesse qualcosa di simile dalle
        figure viste da un suo francobollo? 
        Qualcosa di diverso della scuola dove tu devi imparare anche ciò che non
        desta la tua curiosità (male comune degli insegnanti che poi di conseguenza
        si lamentano della cattiva condotta dei loro allievi...). 
        Non so se le mie parole possano servire a convincere qualcuno. Se questo
        dovesse avvenire però preparati alle lamentele di chi vive con te che vorrà
        avere il piacere di lamentarsi del tuo hobby. 
         
        Giorgio Landmans 
      4 ott.2007 
       
      (1) tempo addietro, quando ancora gestivo il negozio di Bologna mi si presentò un 
        ragazzino mostrandomi un quaderno di scuola sul quale aveva applicato i suoi beni filatelici. 
        Erano in ordine di colore: una pagina di valori rossi, un’altra di valori blu e così via.Non 
        ebbi l’ardire di metterlo sull’avviso che gli altri collezionavano in moodo differente: questo 
        era il suo prodotto inteso come suo punto di vista, insomma il suo piacere. Perché dargli 
        torto? 
         
       
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