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ASTERISCO FILATELICO N. 1
di Giorgio Landmans
Avevo intenzione di scrivere per l’amico Monticini un articolo di considerazioni sull’ attuale filatelia, ma l’esecuzione di questa idea è distratta e turbata dall’età che grava e che apporta certe difficoltà nella sperata continuità di esposizione del proprio pensiero ed un po’ anche per quella specie di fatica fisica che ora mi prende dopo un lungo stare seduti a scrivere.
Viste queste condizioni e per non aver fatto promesse a vuoto, prendo la decisione di scrivere a rate queste mie considerazioni, rivelare il mio personale punto di vista che conterrà anche consigli pratici dettati da esperienze commerciali e giornalistiche. Insomma scriverò qualche puntata di questi


ASTERISCO FILATELICO n. 1

La filatelia, sovente ribadita come oggetto di investimento alternativo, sta battendo una strada, a mio parere, di almeno dubbio valore propagandistico per la maggiore popolarità di questa passione. Forse lo slogan adottato può colpire la fantasia di taluni che possono essere anche molti, ma è uno slogan che non sta in piedi con l’andare del tempo. La controparte popolare che ne nasce corre tra la gente non appena qualcuno ne cerca la dimostrazione offrendo qualche suo esemplare sul mercato.

Il valore di un bene, almeno alla lunga, non è determinato dalla richiesta o dalle cifre scritte in poderosi vocabolari del settore, ma ricade nel rapporto richiesta-offerta.
Se io propongo un melone ad 1 Euro, e non riesco a venderlo, quel melone vale effettivamente 1 Euro? Lo vale se qualcuno decide di comperarlo. Però se appare un secondo melone il prezzo potrebbe essere rimesso in discussione.
Da qui io penso che il valore effettivo dei beni filatelici, dipendendo anche dalla richiesta, possono subire interessanti variazioni di valore solo con l’aumento del numero degli interessati. Però facendo attenzione a che le regole del gioco restino sempre attuali.

Il discorso del melone vale per qualsiasi altro oggetto o manufatto e altro ancora.
Dicendo queste cose non credo di allontanarmi dalla realtà.

Comunemente si pensa che un individuo decide di diventare collezionista, di qualunque tipo di raccolta si voglia parlare. Decide di accumulare una certa quantità di oggetti di quel settore per un certo suo personale piacere di possesso. Può darsi, ma io credo che questo discorso valga più da para-giustificazione.
Uno degli attuali meccanismi mentali dell’ uomo, presumo istintivo pensando alle azioni dei primati, è quello di svilupparlo in una specie di gioco. L’uomo tende a crearsi degli abbinamenti mentali particolari per sviluppare quel lavoro con un personale sottofondo che richiami una sorta di gioco o di scommessa (che in fondo anche quest’ ultima non è altro che un gioco). La nostra mente tende a non accettare supinamente le noiose ripetizioni. Per ovviare a tale sensazione di noia, cerchiamo allora di trovarvi qualche meccanica, magari stranissima, che però ci possa quasi illudere di stare facendo qualcosa di divertente.
Il collezionista di francobolli, di storia postale esegue un certo suo gioco. Le regole da seguire per quel gioco tendenzialmente sono le regole vigenti. I quadri andranno incorniciati. I monili andranno indossati. I francobolli, secondo le attuali regole dovranno essere integri allo stato di nuovi, e con annullo originale d’epoca e non deturpante ma leggibile, se usati. Però queste leggi da chi vengono prestabilite?

Nei primordi della filatelia, e siamo nel tardo 1800, venivano presi in considerazione solo i francobolli usati sciolti, insomma recuperati dalle buste d’origine. Non era allora determinante la nitidezza o la pesantezza della timbratura. I francobolli per fare veramente la loro bella figura, dovevano essere sacramentalmente lavati, e per bene, prima di essere ammessi nella propria collezione o alle prime Esposizioni. Criterio base (regola del gioco) era quello del riuscire a possedere il maggior numero di francobolli appartenenti al maggior numero di Paesi emittenti. I francobolli allo stato di nuovi non erano altro che oggetti di speculazione di Stato.

Con la nascita di commercianti dedicati a quel settore, sorge loro la necessità di trovare le fonti di rifornimento di quanto loro richiesto. I francobolli usati di alcuni Stati era difficile poterli recuperare, vista la modestia della corrispondenza ivi esistente in diversi luoghi. Ben più facile sarebbe stato potersi rifornire di certe quantità di francobolli allo stato di nuovi. Si poteva scrivere all’amico, al corrispondente o direttamente all’ ufficio postale e ricevere le quantità necessarie. Allora cambiamo le regole del gioco ed ogni volta che si cambiano le regole del gioco molti esemplari che erano in perfetta regola divengono di categoria altamente inferiore. Tengo qui a notare che, mentre in altri settori i declassamenti di valore sono abbastanza limitati, in campo filatelico la stangata diventa decisamente grave. Nuova regola perciò: ora sono collezionabili sia i francobolli allo stato di usati che quelli allo stato di nuovi. Per ciò che riguarda la gommatura, questa rimane in libero arbitrio né più né meno di quello vigente in religione, con la piccola differenza che per essere immessi nelle collezioni i francobolli nuovi dovranno subire l’onta di un qualcosa che permetta loro di essere applicati sullo speciale album ora diventato il maestro che insegna. Dapprima un po’ di colla e via, poi con la nascita delle linguette basta la colla. E allora, e si dice naturalmente, vengono cambiate le regole del gioco, con le inevitabili conseguenze già viste,

Passa il tempo – che non sa fa altro che il suo mestiere di passare – ed il piacere di possesso dei collezionisti si volge sempre più ai francobolli nuovi anche se in certe zone del mondo – come nei paesi di lingua inglese e tedesca - resta ancora una certa preferenza per i francobolli usati. Anzi poco prima del 1900 nascono collezionisti sempre più specializzati, vale a dire interessati in un solo determinato settore, che abbisognano di una maggiore quantità di informazioni per raggiungere la conoscenza di certi dati d’ogni singolo francobollo. Raramente i francobolli sciolti usati parlano la lingua della data di un certo giorno che potrebbe corrispondere ad un determinato giorno o ad un determinato avvenimento. Naturalmente la lavanderia casalinga aveva altamente ridotto l’esistenza di francobolli ancora applicati sulla loro busta originaria. Con la nascita della curiosità degli avvenimenti postali e storici quel nuovo tipo di sottogioco desta l’attenzione di alcuni che vi si buttano con entusiasmo. Sorge il desiderio di ritrovare la coincidenza di certe date, di certi avvenimenti. Che cos’è in fondo la ricerca scientifica se non la ricerca di qualcosa di nuovo? É il ricercatore scientifico non è forse qualcuno che sta facendo un gioco?
La richiesta di documenti originari diventa sempre più pressante e il fatto che il coincidente interessamento di persone ricche ed altolocate (corsa cui partecipa anche qualche Reale) non passa certo inosservato. La pressante ricerca alimenta notevolmente il valore delle pedine del gioco. É un piacere riuscire a ritrovare qualcosa di nuovo, in questo caso delle date, delle coincidenze, usi più o meno abituali, rarità di certi altri. Ogni collezionista crea la sua personale scelta e da qui ne nascono varie tendenze o, se volete, varie mode. Di conseguenza le oscillazioni di mercato possono ottenere talvolta anche punte notevoli. Diventa necessario dare ordine per poter scoprire nuove coincidenze nuovi usi. Risultato: nuove pubblicazioni, non solo nuove quotazioni, appunti su giornali specializzati, richieste, risposte, attiva partecipazione alle Esposizioni che nel frattempo sono diventate anche internazionali ...
Ora le regole del gioco si sono allargate, ma è aumentato di conseguenza, il numero degli appassionati?.

Ora sono un po’ stanco ed anche un po’ annoiato visto che tutto questo per me è storia corrente e non certo novità. Se chi ha voluto seguire il mio pensiero è interessato al seguito, lo potrà conoscere nel prossimo mio ASTERISCO n.2




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