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Eduardo De Filippo

 

 

a cura di Pietro PALLINI

Potrà forse sembrare strano che a quello che è universalmente considerato uno dei massimi autori, registi e attori teatrali sia stato dedicato un francobollo che ha per oggetto un film. Stiamo parlando del primo valore della serie di tre (450, 800 e 900 lire) emessa il 29 ottobre 1998 nella giornata che l'Esposizione Mondiale di Filatelia di Milano dedicò al cinematografo; e stiamo parlando di un personaggio che in teatro, prima ancora di nascerci, fu probabilmente concepito: Eduardo De Filippo, o come ormai tutti nel mondo lo chiamano, semplicemente Eduardo.

Eduardo era infatti il figlio naturale di un altro grande Eduardo, Scarpetta, che a cavallo tra l'800 e il '900 fu il più grande autore e interprete di teatro napoletano e dirigeva una rinomata compagnia. La madre, Luisa De Filippo, era la sarta della compagnia e nipote di Rosa De Filippo, moglie legittima di Eduardo Scarpetta, il quale tuttavia con Luisa intrattenne una lunga relazione extraconiugale dalla quale nacquero anche Titina e Peppino, anch'essi destinati a calcare il palcoscenico.

Palcoscenico che, come si tramanda, il nostro Eduardo conobbe a poco più di tre anni, portato in braccio da un attore della compagnia di Scarpetta durante una rappresentazione al Teatro Valle di Roma. Per vederlo diventare teatrante a tempo pieno bisognerà aspettare il 1914, quando il quattordicenne Eduardo raggiunse la sorella maggiore Titina nella compagnia del fratellastro Vincenzo Scarpetta. Ai due si aggiunse poche anni dopo anche Peppino, e da quel momento in poi il nome De Filippo divenne sinonimo di grande teatro.

E' proprio questa quasi totale identificazione tra il nome di Eduardo e la sua formidabile esperienza teatrale a far passare in secondo piano la sua carriera cinematografica, che iniziò nel 1932 sotto la direzione di Mario Bonnard con Tre uomini in frak, e lo vide ben presto (1939) passare alla regia con In campagna è caduta una stella.

Ti conosco mascherina, soggetto del nostro francobollo, è il secondo film diretto da Eduardo, che ne scrisse anche il soggetto (ispirandosi a una farsa scritta dal padre) e ne fu l'interprete principale. A ben veder però, l'ombra del grande Eduardo si proietta sull'intera serie di tre valori che costituiscono l'emissione, visto che ne I fantasmi di Roma è lui ad impersonare l'anziano signore che con quei fantasmi, nel vecchio palazzo nobiliare, ci coabita pacificamente, mentre il protagonista de Il signor Max, girato nel 1937 da Mario Camerini, è Vittorio De Sica... quel Vittorio De Sica che, passato dall'altra parte della macchina da presa, dirigerà quattordici anni dopo Eduardo nella celeberrimo sesto episodio de L'oro di Napoli. Ve lo ricordate?

Ve lo ricordate "o pernacchio"? che in questo indimenticabile episodio della sua carriera cinematografica Eduardo, nei panni del saggio don Ersilio Miccio, escogita a castigo e dileggio dello spocchioso nobilastro di quartiere, duca Alfonso Maria di Sant'Agata dei Fornari?

Figlio mio, c'è pernacchio e pernacchio… Anzi, posso dire che il vero pernacchio non esiste più. Quello attuale, corrente… quello si chiama pernacchia. Sì, ma è una cosa volgare… brutta! Il pernacchio classico è un'arte. […] Insomma, 'o pernacchio che facciamo a questo signore deve significare: tu sì 'a schifezza ra schifezza ra schifezza ra schifezza 'e l'uommene! Mi spiego?

 


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