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I falsi col mal di denti

di Lorenzo OLIVERI

Come annunciato nella mia risposta a Francesco: Il bollo di Todi sul c. 80 del 1862, cercherò di spiegare come riconoscere i veri francobolli che nel 1862 ricevettero, per alcuni mesi, la dentellatura e come distinguerli da quelli "cariati" che quotidianamente invadono le aste on-line e spesso finiscono nelle collezioni di filatelici poco avveduti. Si dovrebbe prendere l'abitudine, quando si acquista un francobollo, di fare come un tempo: per essere sicuri di comprare un buon cavallo (o, peggio, un buono schiavo!), si controllava la dentatura.

Iniziai a interessarmi dei francobolli dentellati "provvisori" all'inizio degli anni '80, quando l'amico Roberto Ighina, che aveva acquistato un foglio intero del 20 centesimi di questa emissione, mi chiese di collaborare, insieme a mio fratello fotografo, per studiare approfonditamente il sistema di dentellatura applicato a questi francobolli. Facemmo degli ingrandimenti fotografici molto spinti che permisero addirittura il plattaggio degli stessi esemplari; queste ricerche vennero pubblicate nel 1985 da Vaccari nel volumetto "Francobollo d'Italia da cent. 20 distribuito nel 1862", cui era allegato un ingrandimento fotografico del foglio completo.

Sulla dentellatura di questi francobolli in passato è stato scritto moltissimo, spesso facendo supposizioni anche fantasiose, ma senza alcuna documentazione certa. Recentemente sulle aste on-line, per promuovere questi francobolli un po' "cariati", si sono scritte sciocchezze di tutti i generi, specie per i valori da 5 centesimi e da 3 lire, che non vennero mai dentellati da Francesco Matraire, lo stampatore dei francobolli in uso all'epoca.

La dentellatura dei francobolli, ormai ex sardi, durò per un certo periodo, poi gli stessi ricomparvero senza dentellatura e, quindi, dovettero nuovamente essere separati con le forbici. Fino ad ora da parte di molti si è sostenuto che l'interruzione delle forniture dentellate fosse dovuta alla rottura della macchina inventata dal Matraire per facilitare la separazione dei francobolli. Non sono mai stato convinto del tutto di questa versione e quindi sposo l'ipotesi formulata da Franco Filanci, cioè un'interruzione volontaria dell'operazione da parte del tipografo, che ben si inquadra nelle vicende del periodo.

Innanzi tutto va chiarito che il cavalier Francesco Matraire non era quel modesto tipografo che in passato una certa letteratura filatelica ha voluto dipingere: basti per tutti il giudizio espresso da Warren De La Rue, riportato da Piero Zanetta (FILATELIA, n. 29, anno 1966): "Ho visitato il laboratorio dell'attuale fornitore di francobolli (il Matraire) (...); l'ho giudicato persona di grande capacità e ho informato il cav. Perazzi di ritenerlo idoneo all'incarico di direttore presso il reparto di Ormond Hill". Grazie alle sue capacità, anche realizzando macchine di sua invenzione (la rilievografia per la seconda emissione o lo stesso impianto per la dentellatura), ottenne per ben 13 anni di essere l'unico fornitore di francobolli prima per il Regno Sardo e poi per il Regno d'Italia, riuscendo sempre a vincere l'assalto dei vari concorrenti.

Nel 1862 il Matraire, avuto sentore della ennesima possibilità di perdere l'appalto della fornitura dei francobolli, provvide a fornire a titolo puramente gratuito i valori postali "traforati all'intorno"; tuttavia, come sostiene Filanci, saputo dell'appalto ormai affidato al conte Sparre, ritornò a produrre francobolli privi di dentellatura, smettendo di sprecare tempo in un'operazione aggiuntiva non retribuita. Gli endemici ritardi dello Sparre costrinsero però l'Amministrazione Postale a richiamare ripetutamente il Matraire, rinnovandogli ogni volta per un breve periodo il contratto di fornitura; data la situazione, il nostro cavaliere ritenne quindi più volte conclusa la sua collaborazione, tanto da arrivare a cancellare le pietre da stampa del valore da 15 centesimi litografico, salvo poi doverle rifare per una ulteriore fornitura (2° tipo).

Proprio le aumentate distanze fra i vari esemplari nel foglio del 15 centesimi litografico farebbero pensare alla previsione della dentellatura (e quindi la macchina era probabilmente ancora funzionante...).

E veniamo a esaminare la macchina che il cav. Matraire inventò per dentellare i francobolli: lo studio di questa attrezzatura permetterà di fare piazza pulita di tante "porcherie" offerte di volta in volta come "non emessi", "prove", "saggi" e via di seguito, che appaiono continuamente sulle aste on-line (e, ahimè, trovano quasi sempre sprovveduti disposti ad acquistarle!).

All'inizio degli anni '60 le tecniche di dentellatura erano sostanzialmente due: la dentellatura "lineare" e la dentellatura a "pettine"; successivamente verrà inventata la dentellatura "a blocco", che però non riguarda questi francobolli. Chi vuole approfondire l'argomento dentellatura può leggersi, per esempio, l'introduzione del catalogo Sassone sulle specializzazioni della Repubblica.

Tratta dal libro sopracitato dell'Ighina, ecco l'immagine del perforatore "a pettine" ideato dal Matraire.

Poiché la composizione dei fogli era di 50 impronte, 5 per ogni riga orizzontale su 5 file di 10 verticali, ad ogni battuta il perforatore dentellava tre lati dei francobolli della fila orizzontale, con la successiva battuta completava il lato inferiore della fila precedente e perforava tre lati della nuova fila; l'ultima battuta lasciava la fila terminale del foglio senza la dentellatura sul lato inferiore. Se l'operazione veniva eseguita con un minimo di attenzione, gli angoli dei francobolli risultavano con i denti perfettamente punzonati. Inoltre, tenetelo ben presente, con questo pettine non venivano MAI dentellati i bordi del foglio, né quelli orizzontali, né quelli verticali.

L'altro sistema di dentellatura allora in uso, quello "lineare", dentellava ad ogni battuta il lato di una fila di francobolli, per esempio quello orizzontale, poi il foglio veniva girato di 90° e con la stessa procedura si dentellavano tutte le file verticali. Questo procedimento portava come conseguenza incontri "casuali" negli angoli, che risultavano quasi sempre imperfetti, quelli che io ho definito "cariati".

L'illustrazione di alcuni pezzi penso sia più chiara di qualsiasi ulteriore spiegazione.

Come si può notare da queste due quartine originali, gli angoli dei francobolli non sono "cariati", mentre nelle illustrazioni successive, costituite da francobolli completamente falsi, la dentellatura lineare dimostra tutti suoi effetti specialmente dove si incontano le punzonature orizzontali con quelle verticali. Notare la dentellatura dei bordi e dell'ultima fila in basso, cose entrambe impossibili col "pettine" Matraire, che, come già detto, non dentellava il lato inferiore dei francobolli della fila terminale.

Sembrerebbero elementi semplicissimi da tenere presente per chi voglia acquistare questi francobolli, eppure quelli qui illustrati sono stati tutti venduti, compresa la quartina angolo di foglio del 40 centesimi, che proprio in questi giorni ha ricevuto 6 offerte.

Guardate un po' cosa scrive il venditore "valtellinese" della coppia del 40 centesimi (e di decine di altri pezzi simili, che definisce "IMPRENDIBILI"(?) e "INTROVABILI", ma soprattutto ci consiglia di... "NON PENSARE"!):





... ci mancherebbe altro che lo facessimo!!!